Il latte materno “riduce il rischio di sviluppare allergie”

Il latte materno "riduce il rischio di sviluppare allergie"
Il latte materno "riduce il rischio di sviluppare allergie"

L’allattamento esclusivo al seno riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti, protegge dalle infezioni respiratorie e riduce il rischio di sviluppare allergie

Il latte umano è il naturale alimento per i bambini e risponde in maniera ineguagliabile ai loro bisogni in evoluzione. Rappresenta per i neonati un pasto completo, vivo e mutevole, che contiene tutti i nutrienti necessari e nelle proporzioni ideali per una crescita ottimale. Il latte di ogni madre è diverso e si adatta in modo specifico ai bisogni del suo bambino; la sua composizione cambia se allattiamo un bimbo nato prematuro, a termine o due fratelli.

Il latte umano fornisce ben più che nutrimento fin da quando, nei primi giorni, si presenta come colostro, per fornire una protezione in grado di contrastare una vasta gamma di malattie e di allergeni, beneficio che si estende oltre l’infanzia.

Il latte umano viene digerito e smaltito rapidamente. Inoltre, gli effetti psicologici dell’allattamento hanno un valore incalcolabile: le frequenti opportunità di contatto fisico e visivo e di essere tenuto in braccio rappresentano stimoli importanti per lo sviluppo del bambino. Ciò nonostante però, tante volte abbiamo sentito parlare di intolleranze e allergie alimentari legate al latte e dei fastidi che comportano all’organismo di mamme e neonati.

Affrontiamo l’argomento con la dottoressa Elisabetta Bragion, medico pediatra che partecipa ad Allattare per Amare sabato 6 di mattina al centro commerciale La Torre.

Dottoressa Bragion, qual è la differenza tra le allergie e le intolleranze alimentari?

«Per allergia alimentare si intende una reazione anomala, mediata dal sistema immunitario, nei confronti di uno o più alimenti riconosciuti erroneamente come estranei; si manifesta con sintomi di entità variabile e, in alcuni casi, può diventare potenzialmente fatale.

Per intolleranza alimentare, invece si intende una reazione avversa agli alimenti non mediata dal sistema immunitario, che è caratterizzata tendenzialmente da una sintomatologia non severa e limitata al tratto digerente. Nel nostro caso specifico, non esistono ad oggi prove inequivocabili che suggeriscono che l’eliminazione di allergeni durante la gravidanza possa avere un effetto protettivo, mentre si ritiene che l’allattamento esclusivo al seno possa offrire una qualche forma di protezione».

Allattamento e intolleranze, che correlazioni esistono?

«Il latte materno rappresenta il “cibo starter” della alimentazione umana, l’unico nutriente che il neonato di qualsiasi specie animale riceve nelle prime ore di vita e il principale nell’anno successivo alla sua nascita, la prima e più vasta biblioteca di nutrienti disponibili sulla faccia della terra. Al di là delle scelte etiche e ideologiche, qualsiasi mammifero nelle prime fasi di vita viene allattato. Quello che è importante – come per l’assunzione di qualsiasi alimento e per ogni forma di nutrizione – è che ci sia varietà, senza eccessi.

Questo garantisce l’introduzione di molecole diverse in dosi corrette. Se non ci si abbuffa di determinati alimenti, in genere poi si riesce a tollerare tutto. Anche per il latte e i suoi derivati, inoltre, vale la regola qualitativa. Fondamentale è sempre affidarsi ad un medico specialista, informarsi e comprendere che sono da seguire solo i risultati comprovati scientificamente. L’allattamento fa bene sia alla mamma che al neonato: è ormai condiviso a livello internazionale che l’allattamento al seno riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti, protegge dalle infezioni respiratorie e riduce il rischio di sviluppare allergie».

Dopo il secondo mese di vita, molti bambini incorrono nell’intolleranza al lattosio. Cosa succede nel corpo del bambino?

«Spesso, fin dal secondo mese di vita, i neonati iniziano ad avvertire i primi sintomi di quella che viene comunemente definita “intolleranza al lattosio”: diarrea ,distensione addominale, coliche.  Quando il piccolo è allattato artificialmente, già dai primi mesi di vita, i sintomi dell’intolleranza possono comparire a partire dal secondo mese.

Se invece il bambino assume il latte materno, l’intolleranza può presentarsi in due casi, o quando si passa al latte artificiale (sicuramente a base di latte vaccino), oppure quando dal latte materno provengono sostanze che generano intolleranza nel neonato. Seppur con qualche sacrificio, è abbastanza facile trovare un rimedio quando sono gli adulti ad essere intolleranti».

Perché si è intolleranti al lattosio

“Spesso vittime delle mode, numerose persone non sanno che l’intolleranza al lattosio (ovvero lo zucchero presente nel latte) è semplicemente la mancanza di un enzima chiamato lattasi, deputato alla digestione del lattosio. Quando la lattasi viene a mancare, l’organismo non riesce a svolgere la digestione, provocando le conseguenze già indicate.

Se qualche volta il piccolo non tollera il latte, non significa necessariamente che ci sia un problema di fondo. Casi sporadici di difficile digestione possono essere dovuti a fattori temporanei, come una poppata particolarmente vorace o uno stato di malessere del piccolo.

È fondamentale, dunque, non allarmarsi, attribuendo ogni piccolo disturbo all’intolleranza al latte. Oggi, infatti, molti genitori e anche alcuni pediatri tendono a considerare ogni sorta di problema – dalle coliche gassose a qualunque tipo di manifestazione cutanea, persino il nervosismo e le difficoltà a dormire – come sintomi di un’intolleranza al latte o di una vera e propria allergia. E, invece, i bambini davvero allergici e intolleranti, fortunatamente, sono pochi».

Un aiuto per le mamme: le coliche nel bambino allattato al seno

«A parte le coliche che possono prendere qualunque bambino ci sono tre occasioni nei bambini allattati al seno che possono determinare un comportamento “colitico”. Si ribadisce il fatto che il bambino stia crescendo bene e che sia in buona salute.

Offrire ambedue le mammelle ad ogni poppata poiché il latte materno cambia durante la poppata. Uno dei modi in cui cambia è il seguente: all’inizio della poppata il latte è più leggero, man mano che va avanti diventa più ricco di grassi. Se il bambino viene cambiato da una mammella all’altra prima che abbia potuto prendere il latte più denso, prende meno grassi. Di conseguenza il bambino prende meno calorie e mangerà più frequentemente.

Se il bambino prende una grande quantità di latte meno denso (per far fronte al ridotto numero di calorie) sarà più propenso a rigurgitarlo. Lo stomaco, a sua volta, si svuota più rapidamente e una grande quantità di lattosio si riversa nell’intestino. L’ enzima  che digerisce il lattosio, cioè la  lattasi, non potrà far fronte ad una tale quantità di lattosio tutto di un colpo e il bambino potrà avere dei sintomi d’intolleranza al lattosio cioè pianto, flatulenza e scariche esplosive di consistenza semi liquida e colore verdognolo. Questo può accadere anche durante una poppata. Questi bambini, ci tengo a precisare, non sono intolleranti al lattosio. Hanno un problema con il lattosio perché le informazioni riguardo l’allattamento al seno che le loro mamme hanno ricevuto sono sbagliate. Questa non è una ragione per abbandonare l’allattamento al seno per un latte artificiale a basso contenuto di lattosio. Abbiate pazienza, il problema si risolve spesso da solo anche senza alcun rimedio. Il latte artificiale non è la risposta, anche se alcuni bambini migliorano con esso: non è il latte materno».

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