Vediamo insieme cosa è la toxoplasmosi, quali rischi comporta questa infezione in gravidanza e come eliminare il rischio di contagio.
La toxoplasmosi è una zoonosi cioè una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo causata dal parassita Toxoplasma gondii. Si tratta di una malattia infettiva diffusa su tutto il territorio nazionale che colpisce prevalentemente i mammiferi, ma che può comparire anche in altre specie.
Il Toxoplasma è un protozoo cioè un organismo animale unicellulare (diverso sia dai batteri sia dalle muffe). Questo microrganismo svolge il suo ciclo riproduttivo nel gatto che rappresenta il suo ospite definitivo ma può infettare altre specie, uomo compreso, che fungono da ospiti intermedi.
Nei soggetti sani la toxoplasmosi decorre in forma asintomatica, mentre può essere molto pericolosa per le gestanti e i soggetti immunocompromessi.
Il Toxoplasma è, infatti, in grado di attraversare la placenta e di infettare il feto provocando l’aborto o gravi malformazioni.
La prevenzione ottimale della toxoplasmosi, così come delle malattie infettive in generale, dovrebbe basarsi sull’impiego di vaccini. Sfortunatamente, però, il complesso ciclo biologico del microrganismo e la strategia di sopravvivenza sviluppate all’interno dell’ospite hanno finora ostacolato la realizzazione di una valida ed efficace profilassi vaccinale.
Modalità di infezione
Le modalità di trasmissione sono:
- orale (attraverso l’ingestione di cibi contaminati con le cisti)
- verticale cioè dalla madre al feto.
Epidemiologia
Per contrarre la toxoplasmosi tutti gli organismi animali devono venire in contatto con le cisti del patogeno che possono trovarsi nelle feci dei gatti, nelle carni crude, principalmente di suini e ovicaprini, nel terreno e nell’acqua contaminata.
Il gatto svolge un ruolo centrale della disseminazione del toxoplasma in natura e rappresenta l’ospite definitivo del patogeno. Un gatto che contrae la toxoplasmosi può infatti eliminare con le feci fino a 100 milioni di cisti nelle due settimane successive all’infezione.
La manipolazione di materiali contaminati da gatti infetti quali la lettiera o la terra sporca di feci, costituisce un potenziale pericolo di infezione per l’uomo; le cisti, inoltre sono molto resistenti nell’ambiente esterno e vengono facilmente disperse dagli agenti atmosferici.
Alcune categorie professionali hanno un maggiore rischio di contrarre l’infezione: veterinari, personale addetto alla macellazione e macellai perchè più frequentemente si trovano a manipolare carni di animali potenzialmente infetti.
Sintomi nell’uomo
Nei soggetti sani che contraggono l’infezione dopo la nascita la patologia decorre in maniera asintomatica e solo in rari casi possono verificarsi sintomi come:
- febbre
- ingrossamento dei linfonodi
- cefalea
- mialgia e astenia
Il decorso della malattia è comunque favorevole. In rari casi possono presentarsi forme neurologiche della toxoplasmosi che evolvono con meningiti, encefaliti ed encefalomieliti molto gravi ed hanno spesso prognosi infausta. Questi rari casi comunque si presentano in soggetti immunocompromessi o nei soggetti affetti da immunodeficienza acquisita.
La toxoplasmosi in gravidanza
La gravità delle lesioni fetali dipende principalmente dall’età del feto stesso. Nel 10% dei casi, la toxoplasmosi si manifesta con aborto, mortalità neonatale e lesioni del sistema nervoso centrale.
La donna è più sensibile all’infezione da toxoplasma nel primo trimestre di gravidanza. Quanto più la gravidanza è in fase avanzata minori sono i danni che la patologia procura al feto.
Il quadro clinico più grave della toxoplasmosi congenita (cioè contratta dal feto in utero perché la madre si è infettata) è la cosiddetta forma acuta caratterizzata da:
- sindrome emorragica (dovuta a carenza di piastrine)
- ittero
- ingrossamento del fegato e milza
- polmonite
- compromissione del sistema nervoso centrale.
Nella forma subacuta-cronica, (il quadro più tipico della toxoplasmosi congenita), invece, i principali segni e sintomi sono:
- idrocefalo,
- sofferenza neurologica di vario tipo (con convulsioni),
- calcificazioni intracraniche e lesioni oculari (che interessano soprattutto il nervo ottico e l’iride).
Quando il quadro si dimostra conclamato fin dalla nascita, l’esito è generalmente infausto. Nelle forme meno gravi le lezioni possono essere compatibili con la vita, pur con gravi limitazioni neurologiche e psichiche del bambino.
Diagnosi
Per le ragioni finora illustrate è chiaro come sia importante, prima di intraprendere una gravidanza, valutare se si è mai contratta la toxoplasmosi.
In Italia più del 50% delle donne in età riproduttiva sono negative alla toxoplasmosi, per questo ogni donna in età fertile dovrebbe effettuare il test per verificare se nel corso della sua vita ha contratto la patologia.
Se il test è positivo la donna sarà protetta da ulteriori infezioni per tutto il resto della sua vita e non correrà nessun rischio durante la gravidanza. Le donne che invece risultano negative alla toxoplasmosi dovranno, durante tutta la gravidanza, effettuare dei controlli per verificare di non contrarre nei nove mesi l’infezione e seguire delle precauzioni igienicosanitarie specifiche.
Nell’ipotesi che la donna gravida, precedentemente negativa alla toxoplasmosi, risulti positiva durante la gestazione sarà importante ripetere il test più volte: un solo esito positivo, seppur ad alto titolo, fornisce solo un risultato di probabilità di infezione. Per una diagnosi certa, infatti, è necessario effettuare, oltre all’esame del sangue, dei test specifici sul liquido amniotico che permettono di verificare l’effettiva presenza del patogeno.
Prevenire la toxoplasmosi durante la gravidanza
Poiché a tutt’oggi non esiste un vaccino protettivo nei confronti della toxoplasmosi l’unica strategia efficace per ridurre il rischio di infezione durante la gravidanza è rappresentato dalla prevenzione dal contagio. Esistono, infatti, una serie di corrette abitudini alimentari e buone pratiche domestiche che, se messe in atto, riducono di rischio di infezione, vediamole insieme.
Decalogo per la prevenzione della toxoplasmosi in gravidanza in 10 semplici passaggi:
1) Cuocere molto bene la carne, in modo da raggiungere una temperatura interna di circa 70°, oppure congelarla a -12° prima del consumo. Evitare comunque di assaggiare la carne mentre si prepara.
2) Evitare il consumo in gravidanza di insaccati freschi poco stagionati (meno di un mese) e di prodotti carnei crudi o semi crudi come: carpaccio, carne secca, tartara, ecc…
3) Lavare bene le mani, gli attrezzi da cucina e le superfici che siano venuti a contatto con carni crude.
4) Lavare accuratamente sotto l’acqua corrente le insalate e tutti gli ortaggi da consumare crudi, la frutta fresca e le verdure (comprese quelle confezionate prelevate), ma soprattutto asciugarle bene con un canovaccio pulito.
5) Non utilizzare carne cruda nella dieta degli animali domestici (specialmente nei gatti), bensì mangimi preparati o prodotti cotti.
6) Lavarsi le mani dopo ogni contatto con gli animali.
7) Curare l’igiene della lettiera contenuta nelle vaschette del gatto, cambiandola giornalmente e toccandola soltanto con i guanti.
8) Mettere i guanti per toccare la terra di orti e giardini che potrebbe essere contaminata da feci di gatto.
9) Non bere latte crudo non pastorizzato (specialmente di capra).
10) Non bere acqua da fonte e non controllata.
Riassumendo
La toxoplasmosi contratta in gravidanza rappresenta un rischio serio di patologie per il bambino quindi è importante che la donna (se negativa prima del concepimento) stia attenta a non contrarre la malattia durante i nove mesi della gravidanza.
Seguire queste semplici 10 regole permetterà a ciascuna donna di non contrarre la patologia. A tale proposito è bene ricordare che il pericolo principale di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza non è rappresentato dal contatto con i felini bensì da errate abitudini alimentari ed insufficiente igiene casalinga. Infatti, il gatto pur essendo l’ospite naturale del Toxoplasma svolge ruolo soltanto marginale per il contagio all’uomo.
Per evitare il rischio di trasmissione durante la gravidanza è inoltre non toccare gli animali randagi e, qualora si possiede un gatto limitarne le uscite all’esterno per evitare il contatto con altri animali potenzialmente infetti (e non pulire personalmente la sua lettiera).
Il modo migliore di proteggersi consiste nel porre attenzione a tutte le necessarie misure di prevenzione appena indicata e nel ripetere gli esami della futura mamma sia prima che durante il corso della gravidanza.