«Meglio un genitore empatico, che possa comprendere e accogliere con un atteggiamento morbido e comprensivo. Le regole devono sempre essere ribadite. Urlare e imporsi, avere un atteggiamento autoritario acuisce sicuramente il contrasto». I suggerimenti della psicologa Simona Vasta, specializzata in rapporti genitori-figli
Figli piccoli, problemi piccoli, figli grandi problemi grandi! Il proverbio dei saggi “antichi” non sbaglia mai. Pare sia proprio vero che i figli crescendo diano maggiori problemi ai genitori che devono aiutarli a superare la fatidica “crisi adolescenziale”.
Questa non esonera “i vecchi” dalla responsabilità dei conflitti che si creano. Essere genitori è un mestiere impegnativo e difficile ma si può trovare il giusto equilibrio per educare la prole per come si deve.
Siete mamme e papà amici dei figli… è giusto oppure no? Ve lo spiega l’esperto.
Ci sono “sintomi” o segnali che lasciano percepire l’arrivo di una crisi adolescenziale?
«Quando nostro figlio varca la soglia degli 11-12 anni circa, ci si comincia a preparare mentalmente a quel particolare e duro periodo di profondo cambiamento e scontro chiamato “adolescenza”.
Chiari “sintomi” o segnali che lascino percepire che “ci siamo dentro” sono a parte gli evidenti cambiamenti fisici, i cambiamenti dell’umore e nell’atteggiamento dei nostri figli, che possono variare da un estremo caratterizzato da apatia, isolamento (come chiudersi in camera), mancanza di interessi, scarsa comunicazione soprattutto con i genitori, ad un estremo opposto caratterizzato da aggressività sia fisica che verbale, rabbia e sbalzi d’umore».
Quanto conta il carattere dei nostri figli?
«Carattere e temperamento dei nostri figli hanno sicuramente un’influenza sul modo in cui gestiranno la “crisi adolescenziale”, anche se non si possono avere delle previsioni certe, in quanto le loro risposte dipenderanno anche dagli sbalzi ormonali tipici di questo periodo.
Con un minimo di sicurezza potremmo prevedere che adolescenti che hanno una maggiore autostima, maggiore sicurezza di sé e un temperamento più “tranquillo” reagiranno in modo più controllato rispetto a chi ha un temperamento più vivace e aggressivo».
Quanto influisce il contesto esterno?
«Il contesto esterno, le relazioni con i pari e con la famiglia, le persone che condividono con loro gli ambienti e i contesti in cui sono inseriti gli adolescenti, possono influenzare le reazioni che gli stessi potrebbero adottare per affrontare l’adolescenza, anche per “imitazione”, per dimostrare a sé stessi e agli altri di essere già grandi o per non essere derisi ed isolati dai coetanei».
Meglio un genitore amico o autoritario?
«Meglio un genitore empatico, che possa comprendere e accogliere con un atteggiamento morbido e comprensivo i cambiamenti comportamentali e umorali dei propri figli.
Sicuramente non è facile per i genitori accettare la crescita dei propri figli, ma non dobbiamo dimenticare che anche noi in passato siamo stati adolescenti.
Non è consigliato porci nei loro confronti come “amici”, sfogandoci con loro rispetto ai nostri problemi e preoccupazioni, perché i nostri figli potrebbero restarne turbati e spaesati.
Dobbiamo piuttosto essere noi sempre pronti ad ascoltarli e capirli. Essere comprensivi non vuol dire abolire le regole, al contrario queste devono sempre essere ribadite per educare i figli.
Dialogo non vuol dire mancanza di regole, ma spiegare il perché di certe decisioni.
Urlare e imporsi, avere un atteggiamento autoritario e oppositivo acuisce sicuramente il contrasto.
Bisogna insegnare il rispetto prima di pretenderlo. Per esempio, non è il caso di rimproverare i propri figli offendendoli, altrimenti le offese prima o poi ci torneranno contro: i figli infatti ripetono ciò che vedono e sentono».
Il conflitto può essere sano e costruttivo?
Il conflitto dovrebbe essere sempre sano e costruttivo! Il conflitto nasce spesso dall’incapacità da parte dell’adulto di mettersi nei panni del figlio.
Il livello di conflittualità può essere alto perché il genitore minimizza lo stato emotivo del figlio e ironizza sui suoi vissuti.
Ciò non vuol dire abolire lo scontro, ma avere un sano livello di conflitto, accompagnato da una comunicazione empatica, che mantenga comunque i ruoli genitore-figlio.
Come gestire il conflitto e la comunicazione con il figlio adolescente?
In generale, è necessario sicuramente osservarlo, ascoltarlo, dedicargli attenzione e tempo, ricercando anche momenti di intimità con il figlio, creare situazioni che possano coinvolgerlo, per esempio organizzando una gita o di mangiare insieme nel suo posto preferito.
Alcuni suggerimenti pratici
- Passiamo quindi del tempo insieme ai nostri figli adolescenti;
- Condividiamo con loro hobby e interessi;
- Cerchiamo di tenere in considerazione la loro opinione;
- Le regole devono sempre essere chiare, sul rispetto per esempio degli orari di uscite o visione della tv.
Bisogna sempre farle rispettare, anche a costo di discutere, ma ciò servirà per mantenere ai loro occhi un ruolo di responsabilità, autorità e guida.
A questo proposito è importante anche che i genitori restino uniti tra loro, senza dare l’impressione ai figli di essere in disaccordo e senza cambiare spesso idea su ciò che si può accettare o meno.
Spesso i litigi o i comportamenti negativi da parte degli adolescenti hanno luogo perché i figli non sanno affrontare la realtà e rivolgono la collera verso sé stessi, per affrontare il senso di inadeguatezza verso chi li ama invece.
- Molto importante motivarli e incentivare la loro autostima.
Adoperiamo la tecnica del “mantenimento del silenzio” quando un figlio ripete sempre lo stesso errore. In questo caso lui si aspetterà dei rimproveri dai genitori, ma il silenzio lo porterà invece a riflettere su quanto ha potuto deludere i genitori.
Silenzio non vuol dire quindi ignorare l’errore. Bisogna ascoltarlo quando verrà da noi, pur restando fermi nella nostra posizione. Sarà più propenso poi ad accettare una nostra punizione…sarà sempre meglio del silenzio per lui!
Ed infine, date fiducia ai figli, quando lo meritano, e non solo perché sono i vostri figli. Non etichettiamoli, né nel bene, né nel male, altrimenti non si impegneranno mai a cambiare.
Mettiamoli davanti alla realtà e alle loro responsabilità. Premiamoli solo quando rispettano la nostra fiducia, Lasciamo che conquistino la libertà senza regalargliela, ma non gliela neghiamo per principio o per paura dei pericoli che possono prevenire pure dall’esterno.
D’altronde il destino dei genitori è quello di stare in pensiero!