Arriva un bebè, come preservare l’equilibrio della coppia

L'equilibrio della coppia va preservato
L'equilibrio della coppia va preservato

Arriva un bebè. Che gioia! Attenzione però a mantenere l’equilibrio della coppia

Quando la coppia coniugale diventa coppia genitoriale si modificano molte dinamiche quotidiane che rischiano di sfociare in una crisi di coppia.
È  bene avere chiaro cosa succede e saper gestire questo cambiamento tanto bello quanto  delicato che potrebbe rompere proprio l’equilibrio della coppia.

Cosa succede quindi quando si diventa mamma e papà e quando a casa le priorità si chiamano figlio?

Tra le più  frequenti ed evidenti difficoltà:

  • Si riducono  il tempo e lo spazio che la coppia dedica al suo nucleo;
  • le esigenze del bambino diventano  prioritarie in quanto per soddisfare i bisogni primari ha bisogno dell’adulto;
  • si scopre nel proprio partner un lato genitoriale che fino a quel momento poteva essere solo immaginato e non conosciuto.

Cosa accade alla coppia quando arriva un figlio

La coppia durante la gravidanza solitamente rivoluziona gli spazi di casa e rende il proprio nido adatto ad un’altra  persona, questo  genera un fisiologico adattamento alla triade reale. Possiamo dire che viene alterato l’equilibrio della coppia. Cambia la libertà di gestire il proprio rapporto. Dunque nel treppiedi che regge la coppia Impegno, Intimità e Sessualità si reprimono alcuni momenti di confronto spontaneo: non si litiga più, non davanti al bambino, diminuiscono le coccole, decisamente si ha meno tempo e meno energie per fare l’amore. La coppia è l’unita fondamentale della famiglia e dunque deve cambiare modo di vedersi e di esprimersi senza rinunciare ai suoi bisogni.

Mai trascurare i propri bisogni per assicurare l’equilibrio della coppia

Il bambino ha inoltre dei bisogni primari che impegnano maggiormente la madre ma anche il padre 24 ore su 24 senza tregua per mesi, è  importantissimo rispondere prontamente a questi bisogni ma dobbiamo stare attenti a non cadere nella trappola: “se piange sono una cattiva madre” o “perché devo fargli sentire così tanta tristezza lasciandolo con qualcuno”.

Quando sentiamo la necessità di qualche ora di svago possiamo lasciare il piccolo con il papà che sarà responsabile e competente quanto mamma e se all’inizio  sembra che sia un po’ imbranato imparerà facilmente! Affidiamoci al senso pratico dei nostri amati compagni e mariti. O se vorremo trascorrere un po’ di tempo con il nostro partner non facciamo prendere il sopravvento ai sensi di colpa, possiamo chiedere aiuto a una risorsa esterna e allontanarci poco alla volta per cercare di favorire l’autonomia e la sicurezza del nostro piccolo che imparerà ad adattarsi e ad essere socievole. Ricevere più stimoli non può che essere una grande risorsa per il suo sviluppo sociale e cognitivo.

È importante inoltre garantire e proteggere la pariteticità dei singoli della coppia. Pensare che ciò che penso io su mio figlio sia più importante e più giusto di ciò che pensa il mio compagno o mio marito è davvero pericoloso ed è un punto di vista, spesso inconscio, che compromette il dialogo tra i genitori su un tema importantissimo  nostro figlio e non mio figlio. Quando le decisioni  sono delegate solo ad uno dei due della coppia si rischia di chiudersi e limitare gli orizzonti di idee, proposte, e risoluzioni di problemi. Mi riferisco  a momenti di passaggio importanti come lo “spannolinamento” togliere il ciuccio, svezzamento.

Queste sono solo alcune delle dinamiche che bisogna osservare, senza paura del conflitto e senza evitare i diverbi. I comportamenti devianti o patologici  dei nostri figli hanno cause multifattoriali ma l’atmosfera in cui la loro identità  si sviluppa ha un’influenza non indifferente. Oltre ai bisogni primari bisogna riconoscere il bisogno d’amore, non solo a lui manifestato,ma che circola anche tra i genitori.

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Maria Concetta Vadalà
Ho conseguito la laurea presso l'Università di Catania, ho deciso di approfondire i miei studi sull'ambito delle neuroscienze infatti ho conseguito un master di secondo livello presso l'Università Cattolica di Milano. Ho studiato per i 4 anni successivi nella scuola di specializzazione in psicoterapia sistemica relazionale a palermo a supporto delle coppie o famiglie in crisi. Sin dalla laurea mi sono occupata di minori sia che appartengono a fasce disagiate della società sia con disturbi del comportamento. Adesso collaboro con diverse scuole stilando progetti su iperattività, disturbi dell'apprendimento e disturbi del comportamento. Presso i miei studi privati di Palermo e di Catania lavoro con riabilitazione cognitiva in special modo training per l'aumento delle competenze e dell'autonomia e doposcuola specializzato per insegnare strategie mirate.

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