Nonni, baby sitter o asilo nido? Bella domanda! I benefici del nido sono frutto di numerosi studi che confermano la positività di questa scelta. Sviluppo cognitivo e sociale, miglioramento delle relazioni con gli altri, autonomia e indipendenza sono solo alcuni dei risultati che si ottengono anche solo dopo pochi mesi dal cosiddetto inserimento
C’è un tempo per tutto, soprattutto se parliamo di bambini, ed è vero infatti c’è anche un tempo per portare i figli a scuola. L’inserimento al nido porta con sé ansie e preoccupazioni e le mamme spesso sono più timorose dei piccoli. Spesso si chiedono, “da che età portare il bambino all’asilo nido?”
La psicologa Gabriella Palazzolo ci dà delle dritte su quando decidere di varcare la soglia della scuola e su come preparare i bimbi.
Dottoressa Palazzolo quando mandare i bimbi all’asilo nido? C’è un’età indicativa consigliata?
«Se si ha la necessità di portare il bimbo al nido sarebbe bene farlo prima che sviluppi la cosiddetta “paura dell’estraneo” perché poi il distacco risulterebbe più complicato.
Quindi prima dei nove mesi, anche sei, sette sarebbe l’età l’ideale perché, nonostante il piccolo riconosca già la persona che lo accudisce, è più facile abituarlo a stare con altre persone. Successivamente la separazione sarebbe troppo netta e traumatica.
Intorno all’anno di vita, più o meno, subentra l’angoscia dell’estraneo, e si percepiscono le altre figure come “qualcuno” che invade il proprio territorio.
Se non è necessario portarli a scuola da neonati, il mio consiglio è quello di rinviare fino ai due anni in quanto il bambino ha incamerato e interiorizzato la figura della mamma e riesce a immaginarla e ad avere la sua percezione, nonostante il distacco.
Tra l’altro il bambino dopo i 24 mesi è anche autosufficiente e quindi è più indipendente».
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Nonni o asilo nido? Quali sono i pro e i contro?
«Decisamente l’asilo nido perché per quanto i nonni siano meravigliosi e possano trasmettere sapere manca la relazione con i pari, la condivisione con gli altri bimbi e anche quella degli spazi, degli oggetti, a scuola i bambini imparano a sviluppare l’idea di bene comune».
Quali sono gli step per scegliere il migliore asilo nido, cosa bisogna osservare della struttura?
«Sicuramente bisogna far attenzione all’igiene, alla pulizia, se è un edificio umido o esposto bene al sole, ma la cosa importante è capire come le persone che sono lì dentro empatizzano con il bambino.
Bisogna capire se riescono a trasmettere serenità. Gli ambienti devono essere ampi, non troppo piccoli. È bene, ove possibile, visitare la scuola mentre ci sono i bambini e si svolgono le attività, così è più facile comprendere se i bambini sono tranquilli e sereni.
Attenzione se ci sono quelli che piangono non è il caso di allarmarsi perché, si sa, il pianto non indica solo disperazione, ma è comunicazione, è segno di un bisogno in quel preciso momento.
Gli operatori devono essere persone equilibrate ne troppo invadenti ne troppo distaccate. Devono riuscire attraverso il gioco a catturare l’attenzione, poi sarà il bambino a ricercarle.
Devono avere insomma la giusta distanza, e devono far capire che sono pronte ad accudire i bambini ma non saranno loro a doversi catapultare perché potrebbero spaventarli. Il cucciolo sentirà l’esigenza della maestra e la cercherà».
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La mamma come dovrebbe vivere la separazione dal bambino, può darci qualche consiglio?
«Spesso è proprio la mamma a sentire il dolore della separazione. Ed è importante trasmettere serenità al figlio. Bisogna preparalo far capire l’asilo nido è una forma di attività, papà e mamma vanno al lavoro e il figlio va a scuola.
Poi è importante che ci sia il racconto di ciò che si è fatto con le maestre e i compagnetti. Il bambino e i genitori così cominciano a elaborare il distacco.
Nel momento in cui arriviamo davanti all’edificio non dobbiamo convincere il bambino a stare all’asilo nido, la preparazione avviene prima, nel momento dell’angoscia dobbiamo farlo sfogare lasciandolo piangere.
Invece rassicuriamolo facciamo capire che c’è un orologio, il tempo scorre e torneremo a prenderlo.
Un errore frequente tra le mamme è quello di riportarlo a casa mentre piange, piuttosto meglio perdere un’ora in più e stare con lui che andare via insieme. Altrimenti si innesca un meccanismo che si ripeterà, in questo caso si verifica il cosiddetto boomerang».
Come dovrebbe avvenire l’inserimento per rispettare i bisogni del bambino e le esigenze dei genitori?
«I bambini hanno la tendenza ad avere accanto la mamma, però non tutti i bambini hanno gli stessi tempi. Ci sono bambini che si staccano facilmente, altri no.
Sono stati effettuati tanti studi su questo argomento e si è visto che un bambino che ha acquisito sicurezza che è stato abituato a una certa autonomia, a esplorare il mondo perché comunque sa bene che la mamma è sempre lì ad accoglierlo, elaborerà prima il distacco».
Come aiutare un bambino che piange prima di entrare?
«Nei primi giorni è importante che il genitore che vada a prendere il figlio a scuola rispetti l’ora di uscita. Mai far attendere i piccoli nella fase dell’inserimento».
Alcune regole per evitare che il bambino pianga quando lo accompagni all’asilo nido:
- Arrivare a scuola sorridendo, ascoltare la musica in macchina, durante il tragitto per essere più allegri possibili.
- Non portarli in braccio, se camminano metterli a terra, altrimenti nel passeggino.
- A scuola giocattoli non se ne portano, perché il giocattolo da condividere è all’interno dell’asilo. Se ognuno, infatti, portasse il proprio scaturirebbe la gelosia di tutti i bimbi. L’oggetto giocattolo va condiviso.
- Meglio portare un braccialetto, un foulard, questo rappresenta la foto della mamma, il bambino riguarda l’oggetto e la rivede, la incamera e si tranquillizza. Quando si rientra a casa lo si tira fuori e la mattina successiva lo si restituisce al bambino. È un modo per mantenere il legame mamma figlio».