Il bullismo è un problema serio e diffuso. «È un insieme di comportamenti e di atteggiamenti aggressivi, sia verbali che fisici…» che creano danni al bambino e alla classe. Psichiatri e assistenti sociali possono aiutare la famiglia, ma l’insegnate deve fare da sentinella
Sfogliando le pagine di un dizionario qualunque, sotto la voce bullismo, troviamo che si tratta di «una forma di comportamento violento, attuato tramite l’impiego di falsi metodi di opposizione e intimidazione nei confronti di se stessi o nei confronti dei pari». Ma come si traduce nella realtà? Come rinoscerlo? E, soprattutto, come tutelare i nostri bambini? Sappiamo per certo che il bullismo si basa su tre precisi principi, ovvero, intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria nella relazione. I racconti delle cosiddette “vittime di bullismo” sono agghiaccianti, che siano testimonianze scritte in un articolo o parole registrate in un video poca importa, si rimane comunque pietrificati. Ci rendiamo conto di quanto sia un fenomeno mostruoso, perfino terroristico, solo quando si viene a contatto con una delle vittime dei bulli.
La maestra Silvia La Barbiera, esperta in bullismo, che lavora come insegnante nella scuola Karole Wajtyla di Belmonte, ci spiega come riconoscere e affrontare questo problema oggi spesso ignorato.
Che cosa è il bullismo?
«Il bullismo è un fenomeno della società moderna che preoccupa sempre più insegnanti e genitori degli alunni sin dai primi anni della scuola primaria. È un insieme di comportamenti e di atteggiamenti aggressivi, sia verbali che fisici, di prevaricazione e umiliazione di natura violenta. All’interno di questo circuito troviamo un carnefice (il bullo) che non agisce mai da solo, e una vittima, che viene presa di mira dopo un’osservazione accurata del suo carattere. Esso, in totale solitudine e silenzio, accetta questa condizione di inferiorità».
A scuola, in classe, come riconoscere il fenomeno?
«Un insegnante attento e preparato, che sa riconoscere il fenomeno del bullismo, si accorge subito se all’interno del gruppo classe un alunno o alcuni alunni vivono una situazione di disagio. L’alunno “vittima” in questi casi diventa silenzioso, sta in disparte, per paura che l’adulto possa capire che qualcosa non va e interferire. La paura sta nel fatto che l’insegnante intervenendo, metterebbe la vittima in una situazione di pericolo maggiore di quella che già è costretta a vivere. Spesso gli alunni che vessano i compagni (bulli), si fanno notare poco all’interno del contesto classe perchè utilizzano compagni più deboli per molestare, sfruttare, ricattare la loro vittima. Il bullo è un ragazzino debole di per sè e trova nel branco il coraggio di prendere di mira un altro debole infierendo, giorno dopo giorno, su quella persona costringendola, nella peggiore delle ipotesi, a compiere gesti estremi. Un bambino può considerarsi vittima di bullismo quando subisce ripetutamente soprusi e frustrazioni o peggio ancora, atti violenti, in maniera ripetitiva e sistemica».
Il bullismo è un fenomeno violento e criminale. Come intervenire?
«Nella stragrande maggioranza dei casi, purtroppo, intervenire non è semplice. La presa di coscienza del fenomeno e il successivo e repentino intervento richiedono infatti il coinvolgimento di tante parti, dai genitori della vittima ai genitori del bullo che spesso hanno più bisogno di essere ascoltati e guidati durante il percorso rieducativo dei propri figli».
Come affrontare il problema con i genitori di entrambe le parti?
«Non è mai semplice dire a un genitore che il proprio figlio ha un problema e ancor peggio quando il disagio del proprio figlio crea un grosso problema a un coetaneo. È certo che bisogna agire in équipe. Personale preparato come psicologi, psichiatri e assistenti sociali, pronti all’ascolto, aiuteranno sia i genitori che i loro figli a tirare fuori le paure e i disagi che innescano atteggiamenti e comportamenti distruttivi delle loro personalità che sfortunatamente si ripercuotono, negativamente, sulla società tutta e, in questo caso, in un piccolo gruppo sociale quale il gruppo classe».
Qual è il ruolo degli insegnanti per il reinserimento di vittima e bullo in classe
«Il ruolo della scuola è molto delicato. Quando un docente è a conoscenza di situazioni di bullismo solitamente interviene affrontando l’argomento da più prospettive. A me, durante i miei anni di servizio, è capitato di assistere a situazioni problematiche all’interno del gruppo classe. Attraverso un percorso di collaborazione e condivisione, che ha visto gli alunni impegnati nella stesura di un testo teatrale sul bullismo e la successiva messa in scena del copione da loro stessi realizzato, e applicando la tecnica simulativa del “Role playing” sono riuscita a rimuovere in alcuni bambini quegli atteggiamenti di sfida e prepotenza che stavano distruggendo le relazioni amicali tra pari che si erano formate sin dai primi giorni di scuola che sarebbero stati terreno fertile per una buona società futura».