Come gestire i capricci dei bambini

come gestire i capricci dei bambini
come gestire i capricci dei bambini

Il processo educativo fra regole e punizioni, modifiche di comportamenti inadeguati e promozione di nuovi. È fondamentale sostenere autonomia e autostima dei bambini e prendere provvedimenti punitivi solo in caso di colpe gravi. Mai punizioni fisiche

Essere genitori comporta tante gioie e soddisfazioni, ma anche enormi responsabilità. Una di queste responsabilità consiste nell’impartire regole che possano guidare e orientare i bambini finché non saranno in grado di farlo da soli. I genitori di oggi si pongono tante domande a riguardo, meglio lasciare i bambini liberi o meglio imporsi per non far prendere loro il sopravvento? E se una regola non viene rispettata? Punizione si o no?

Insomma, in una società in cui spesso si va di corsa, anche agli adulti può servire una “bussola” per orientarsi, tenendo conto che non esiste una strada giusta per tutti e che le variabili in gioco possono essere molte: il numero dei figli in primis, il temperamento di grandi e bambini, il lavoro e il tempo a disposizione, eventuali turni, il supporto di una rete sociale e chi più ne ha più ne metta.

Allora ecco un piccolo “vademecum” che, senza la pretesa di dare chissà quale ricetta, offre qualche indicazione e alcuni spunti di riflessione utili ad affrontare al meglio il processo educativo dal quale nessun genitore può sottrarsi.

Riflettere sull’utilità delle regole e sul perché darle ai bambini

Tutti dobbiamo rispettare delle regole, a volte non ci piacciono (come quando ci troviamo fermi al semaforo con il rosso e siamo in fortissimo ritardo) ma non c’è possibilità di scelta. Nel processo educativo, generalmente, le regole si danno per modificare un comportamento inadeguato, come correre per strada sfuggendo dalla mano della mamma, o promuovere nuovi comportamenti, per esempio mettere a posto i giochi dopo averli usati. Pertanto è opportuno chiedersi sempre qual è  l’obiettivo della regola che si sta dando.

Riconoscere le emozioni che si nascondono dietro un comportamento

Un bambino potrebbe mettere in atto alcuni comportamenti per attirare l’attenzione dei genitori, per chiedere loro maggiore autonomia, perché ha bisogno di contenimento e di sapere che gli adulti hanno in mano la situazione. Possono essere stanchi e arrabbiati perché hanno avuto una brutta giornata o, forse, non hanno dormito abbastanza, magari hanno fame e invece sono ancora in giro con la mamma a fare la spesa. Chiediamoci sempre le regioni del bambino.

Capire che l’educazione non è una lotta per definire chi ha più potere

Non esiste nessuno scettro da conquistare, concedere delle cose ai bambini  e dire “si” quando è possibile non significa necessariamente dargliela vinta,  allo stesso tempo non si può concedere tutto a prescindere. Occorre osservare e comprendere i reali bisogni e imparare a soddisfarli a seconda dell’età e della personalità dei bambini. Assertività è la parola chiave.

Condividere all’interno della coppia genitoriale il proprio punto di vista

Cercando i punti in comune sarà più semplice definire obiettivi realistici. Maggior accordo ci sarà tra i genitori e più sarà semplice per il bambino capire cosa ci si aspetta da lui.

Stabilire poche regole, adeguate all’età ed alle competenze dei figli

Al massimo due/tre, quando queste saranno interiorizzate si potrà procedere con altre. Sarà più semplice per tutti rispettarle.

Comunicare al proprio figlio cosa ci si aspetta da lui

Il bambino deve essere concentrato su quanto gli si sta dicendo, senza distrazioni come TV o videogiochi ed evitando i  momenti in cui ha fame o sonno.

Il linguaggio deve essere estremamente semplice, occorre usare un linguaggio positivo (“per strada si dà la mano” anziché “non devi scappare”).

Se è stata immaginata una conseguenza per un’eventuale trasgressione occorre dirlo. Eventuali eccezioni alle regole dovranno essere presentate già prima come tali.

È possibile che ci sia una divergenza di opinioni, sarà sufficiente  accoglierla senza condannarla, ma spiegando serenamente il motivo di questa regola.

Sostenere quanto detto con il proprio comportamento

Occorre essere modelli positivi, se si dice che a tavola non si gioca, anche il telefono di mamma e papà dovranno essere messi da parte; se le parolacce sono vietate questo vale per tutti.

I bambini osservano i genitori in ogni momento, anche quando non sembra. In realtà nella maggior parte dei casi non serve neppure una regola… se la mamma porta con sé il bambino quando va a lavarsi i denti dopo un pasto, per lui sarà chiaro che si fa così, probabilmente chiederà di farlo a sua volta. Se tutti a casa si comportano in un certo modo, ad esempio ringraziando o chiedendo scusa, il bambino interiorizzerà più facilmente quel modo di fare senza viverlo come un imposizione.

Rinforzare e lodare i risultati, o anche solo gli sforzi

È importante complimentarsi, ma un generico “bravo” rischia di essere solo un’etichetta. Molto meglio descrivere il comportamento o ciò che pensiamo “Ho apprezzato molto l’impegno con cui hai sistemato i tuoi giochi”, “Mi piace molto il castello che hai costruito”, “Trovo questo disegno molto bello, questi colori mettono allegria e vedo che hai prestato molta cura ai dettagli”.

Mettere sempre in luce i punti di forza

Anche quando è necessario riprendere dei comportamenti è importante riconoscere ed esprimere al bambino i suoi aspetti positivi, dicendo quali sono le sue qualità che possono essere messe in gioco in quella determinata situazione.

Consentire delle scelte per promuovere l’autonomia dei bambini e sostenere l’autostima

Le scelte devono essere tra due alternative (massimo tre per i più grandi). Abbigliamento, cibo, giochi, ogni occasione può essere buona.

Punizioni. Solo per comportamenti molto gravi

Le punizioni, per essere efficaci, devono dare al bambino la possibilità di riparare al danno e chiedere scusa, punizioni che umiliano e mortificano sono dannose per l’autostima, anche se il bambino si adeguerà al volere dei genitori.

Eventuali  punizioni come togliere la Tv devono essere immediate e di breve durata (un pomeriggio e non una settimana) la loro percezione di tempo è diversa da quella degli adulti. Allungare troppo una punizione può essere complicato e frustrante per tutti ed il rischio è di non riuscire a portarla a termine perdendo di credibilità.

Il bambino dovrebbe essere sempre ripreso in privato (come vi sentireste se il vostro capoufficio mostrasse il suo disappunto davanti ai colleghi?). Mai punizioni fisiche, feriscono più di quanto si possa immaginare e passano il messaggio che se qualcuno si comporta in modo scorretto quella è la risposta … non ci sarà da stupirsi se adotterà lo stesso sistema con i coetanei che non si comporteranno secondo i suoi piani.

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Antonietta Bruzzese
Sono psicologa esperta in età evolutiva e psicologia perinatale. Mi sono laureata nel 2007 all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Conseguita l’abilitazione, l’anno successivo, ho iniziato a lavorare a Fregene (RM) in libera professione. Mi sono da subito occupata di consulenza e intervento in età evolutiva, in un lavoro di sostegno a genitori di bambini con problematiche comportamentali e relative alla sfera emotiva; mi sono occupata molto anche di DSA. In quegli anni ho approfondito le mie conoscenze attraverso numerosi corsi, ma in particolare attraverso un master di secondo livello in counseling dell’età evolutiva ad approccio cognitivo-comportamentale e un master biennale in neuroscienze delle disabilità cognitive. Nel 2011, durante un lavoro di ricerca, ho iniziato ad interessarmi di psicologia perinatale. Ho approfondito molto, attraverso studi personali, le tematiche relative all’accompagnamento alla nascita, al post partum e ai primi anni di vita, ho però sentito l’esigenza di sistematizzare le mie conoscenze attraverso un master breve in psicologia perinatale per poter avviare nuovi progetti in questo ambito.

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