
“Di Bambini e altre magie”è un volume scritto dalle pedagogiste Elisabetta Rossini ed Elena Urso. Tra le righe una certezza: accudire l’infanzia è un privilegio arduo, ma meraviglioso
Di Bambini e altre magie (Bur editore, 13 euro) non è un manuale di autoaiuto, ma può aiutare parecchio. Le autrici sono le pedagogiste Elisabetta Rossini ed Elena Urso (le stesse del più famoso I bambini devono essere felici non farci felici).
Tra le pagine raccontano tanto di quello che succede nei primi anni di vita. Codici segreti, parole sussurrate, versi incomprensibili, scatti di rabbi e slanci di autonomia, amici immaginari.
Sono elementi del grande puzzle dell’infanzia, che i genitori non sempre riescono a decriptare.
Nella vita dei piccini esistono, spiegano le pedagogiste, delle zone franche, il cui accesso è vietato a chi piccino non è. E’ utile che che mamma e papà imparino quei codici, che renderanno fluida la comunicazione con i loro figli.
Così sarà più semplice osservare e comprendere un mondo fatto di fate e di streghe, di eroi e dei loro opposti, di paure che si liberano nell’aria sotto forma di lupi cattivi, ed ancora di scatti d’affetto e di attacchi di rabbia.
I piccoli non sono grandi in miniatura (che fortuna!) e lo dimostra quel loro mondo fatto di desiderio di “stare in braccio”, di gatti e di cani che diventano astronauti, di illusione di essere il centro dell’universo.
Il libro offre alcune chiavi per comprendere questo mondo giustamente definito magico. “Tuo figlio vuole stare sempre in braccio, non abituarlo”! E’ proprio partendo da un luogo comune, che Rossini e Urso spiegano il totale bisogno di contenimento che ha un neonato, specie nei primi due mesi di vita.
Il bimbo non sa ancora di essere altro rispetto alla madre. Ha vissuto per nove mesi dentro un mondo meravigliosamente caldo, rotondo e confinato: l’utero. Si può decidere di botto il cambiamento dall’essere uno all’essere altro? Secondo le autrici no! Il bimbo deve avere le braccia a disposizione.
Braccia che contengano, che limitino lo spazio esterno, che sussurrano, con una comunicazione tattile e “profumata”: non avere paura, non sei solo. “Ho bisogno di avere un confine, di sapere dove inizio e dove finisco, di non perdermi nel vuoto che sento intorno. Ho bisogno di tempo per capire che esisto anche lontano dalla mia mamma e che lei continua a esistere anche lontana da me”.
C’è anche il capitolo dedicato alle “regole” della giornata. Va bene gli abbracci ed il contenimento, ma le autrici spiegano anche l’importanza della routine nella vita di un piccino.
Regole non da imporre ma da elargire: gli orari della pappa, del gioco, del sonnellino, del “tutti a nanna”. Se il bimbo non avesse un calendario giornaliero, vivrebbe nel caos. Dare regole non significa restringere, casomai allargare serenamente il campo mentale del bambino.
Questo sarà d’aiuto per arginare le “gelosie” per l’arrivo di un fratellino o nei confronti di un amichetto.
Non a caso le autrici parlano del peluche della rabbia. Per i piccini, infatti, c’è una fase, intorno ai due anni, in cui “tutto è mio”. Così non è e va spiegato. Quando la rabbia prevale, però, occorre che questa abbia una forma (reprimerla non serve, anzi peggiora le cose).
Ecco che arriva il peluche della rabbia. A quello, e solo a quello, spiegano le autrici, il bimbo può fare di tutto: cazzotti, morsi, financo lanciarlo in aria. Sembra strano, ma è efficace. La rabbia è un sentimento e come tutti i sentimenti deve essere espresso, per far sì che non si depositi a vita in qualche stanza dell’anima.
Di contro, spiegano Urso e Rossini, è importante che i bimbi imparino a dire no. E’ così che definiscono la loro personalità. Devono saper dire no ai genitori, ma anche agli amichetti. Non è detto che un gioco debba essere condiviso. Anzi. “E’ importante che si oppongano perché dicendo no, affermano se stessi come persone separate dai genitori, come individui unici”.
Litigare? Si deve insegnare ai bimbi che non si fa? Secondo le autrici non è proprio così. Si deve spiegare la mediazione e l’obiettivo della pacificazione, ma in se: “Litigare e imparare a stare nel conflitto sono esperienze che fanno crescere e che fanno bene”.
Il libro scorre tra esperienze di vita concrete (Rossini e Urso fanno riferimento a delle loro consulenze su casi specifici) ed ha un tono conciliante. Tra le righe una certezza: accudire l’infanzia è un privilegio arduo, ma meraviglioso. Con i bimbi ci vuole tempo, tanto tempo. Occhio: l’infanzia non dura per sempre!