Dormire nel lettone, tra mamma e papà non è un reato né un peccato. I risvegli notturni vanno vissuti come una normale tappa di crescita del sistema nervoso. Occorrerebbe gestire i risvegli rispettando le esigenze di grandi e piccini
Bed sharing, il letto condiviso è un tema intramontabile posto al centro dell’attenzione in tutti i corsi di accompagnamento al parto, in tutte le famiglie che attendono l’arrivo di un bebè, tra i neo genitori. La domandona spesso ripetuta è: “Lo fai dormire con te?”. Allora è panico nel volto della mamma che sta per rispondere: “Si”, senza sapere cosa pensa chi ha di fronte. Eppure questo dimostra quanto la nostra società sia legata ai pregiudizi e quanto tenga al parere dell’altro.
L’intervista alla psicologa Alessandra Bortolotti, esperta nel periodo perinatale sviscera l’argomento del sonno nel lettone, con mamma e papà. Non vogliamo imporre regole o modi di pensare, ma solo proporre la riscoperta dei nostri istinti e l’importanza della natura umana che va oltre gli schemi sociali e culturali. Mettere al centro i bisogni del bambino e della mamma è fondamentale per vivere meglio la maternità e, perché no?, le notti in bianco.
Condividere il lettone oppure no? La domanda che “tormenta” innumerevoli genitori…
«L’arrivo di un figlio cambia decisamente i ritmi della coppia. Ho scritto un libro che si chiama “I cuccioli non dormono da soli“, edito da Mondadori, e proprio il quarto capitolo è dedicato alla sicurezza relativa alla nanna nel lettone. Ma andiamo per ordine. Le linee guida internazionali direbbero che un bambino fino ad almeno 12 settimane di vita dovrebbe dormire nella stanza dei genitori, ma non nel lettone. La questione va trattata da diversi punti di vista: quello medico scientifico e quello antropologico. Tornando al tema sicurezza in Italia, per esempio, non si parla della Suid, morte per schiacciamento, cioè in realtà si tratta di una morte che rileva, dopo l’autopsia, una causa certa, qualsiasi essa sia.
Questa si differenzia dalla Sids, la morte in culla, che non corrisponde a una precisa patologia. La gravidanza regala alla mamma la sincronia del sonno col suo bambino. La natura ha regalato alla donna la possibilità di gestire il sonno. Il sonno della mamma e il sonno del bambino sono dunque sincronizzati, una mamma che dorme col figlio accanto sente il suo respiro quindi sente se si sveglia. Quindi dormire con il bebè nel lettone dipende da molti fattori, primo fra tutti la sicurezza. Se non si allatta al seno è sconsigliato perché viene meno la sincronia del sonno mamma-bambino, quindi non ci si accorge di cosa fa il neonato».
Ti può interessare anche: Morte in culla: come prevenirla
Dottoressa qualche consiglio pratico…
Il bambino deve dormire in una superficie sicura, che può essere anche il letto condiviso. Se le condizioni del letto sono sicure, se la mamma allatta al seno è possibile condividere il lettone. Qualche consiglio pratico:
- Il materasso deve essere rigido e non deve avere spazi o interstizi nei quali il bambino potrebbe rimanere incastrato.
- La mamma dovrebbe essere normo peso e il bambino non di basso peso, non fumare e non bere alcol, non prendere psico farmaci o droghe che possano alterare il ritmo sonno.
- Il piccolo deve dormire in posizione supina e non a pancia in giù, né su un fianco.
- La temperatura della casa deve oscillare tra i 18 e i 20 gradi in inverno e fratelli o animali domestici non devono salire sul letto.
- Le coperte devono essere leggere, non abbondanti tanto da poter coprire la testa del bambino. il bambino che dorme con i genitori ha bisogno di essere coperto meno rispetto al bambino che dorme da solo nel suo letto.
- Se dormono al centro del letto tra mamma e papà sarebbe bene usare per esempio dei serpentoni (cuscino allattamento e gravidanza) che lo avvolgano e delimitino il suo spazio, oppure sarebbe bene farlo dormire da un lato del letto al quale sia stata fissata una protezione tipo una barra protettiva».
Sfatiamo il mito del bambino che dorme tra i genitori e crescerà più insicuro?
«Abbandoniamo l’idea della causa e dell’effetto. Il bambino dorme meglio dove la famiglia dorme bene e in sicurezza. Se mamma e papà sono felici col bimbo nel lettone non abbiamo nessuno studio che inficia la saluta mentale o fisica del bambino. Non esiste studio scientifico che attesti che il bambino crescerà più sicuro o più insicuro se dorme nel lettone o nella sua culla. Sicuramente ascoltare i bisogni del neonato è importante e lo fa sentire al sicuro».
Pianto inconsolabile, ma non si tratta di coliche. Il bimbo ha bisogno della mamma…
«Il pianto è un segnale di richiamo, ricordiamoci che i neonati non sanno parlare. La notte se sono vicini ai genitori e possono attaccarsi al seno piangono meno, si sentono consolati. Piangono i bambini lasciati soli a lungo proprio per richiamare la presenza dei genitori. Se un bambino piange molto non impara “la lezione” come alcuni erroneamente pensano, piuttosto è un bambino che si rassegna, il pianto di un bambino non deve mai essere ignorato. Il bambino che piange molto si stressa. Finora non abbiamo strumenti che ci consentano di valutare l’impatto emotivo a breve e a lungo termine di quella forte sensazione di abbandono, ma sappiamo che c’è ed è potenzialmente dannoso».
Quando sarebbe, secondo lei, l’età giusta per trasferire il piccolo nella cameretta?
«Beh, questo non lo sa nessuno, ogni bambino è diverso e poi non esiste una scadenza del contatto, d’altronde anche noi dormiamo con i mariti… State tranquilli, arriverà un momento in cui decideranno di andare a dormire in camera. I figli restano così piccoli per poco tempo. E poi, col passare degli anni, arriverà il momento in cui diranno: “Babbo esci questa sera?”. E ci mancheranno quei momenti in cui dormivano con noi. Insomma il bambino dormirà con i genitori fino a quando lo stabilisce la famiglia, in armonia e serenità».
E se a dormire nel lettone sono due figli, e non più solo il primo, che si fa?
«Ripeto sempre che la miglior sistemazione notturna è quella dove si dorme meglio in sicurezza. Se qualcuno dorme scomodo ci sono varie possibilità. Per esempio mettere i materassi per terra (capisco che diventa un po’ un accampamento, ma c’è chi lo fa), mettere un lettino attaccato al letto grande, come può succedere che il bambino grande stia scomodo e decida di andare via, nella sua camera. Altra possibilità è che la mamma col neonato vada a dormire in un’altra camera.
Non esiste un metodo uguale per tutti. Si crea un dialogo, una relazione tra mamma e figlio, però ci tengo a dire che le mamme non devono mettere da parte le emozioni. Se una mamma è frustrata ed è stanca non trascuriamo lo stato della mamma. Poniamo attenzione alla centralità della mamma. Se è troppo stanca perché si fa carico di tutto meglio non prendersi cura della casa a tutti i costi e andare a dormire col bimbo per riposare un pochino. Non tralasciamo il nostro stato d’animo, perché per prenderci cura dei figli dobbiamo sentirci bene. Le mamme sono sole e sono stanche non perché allattano ma perché sono sole e non vengono ascoltate. Aiutiamo le mamme, sosteniamole».