Educazione sessuale: «Fondamentale parlare con i figli. È uno dei pilastri della salute dell’essere umano, che accompagnerà la vostra creatura per tutta la vita e da cui dipenderà il suo benessere futuro»
Educare alla sessualità facendo educazione sessuale, più che uno stimolo al dialogo, dovrebbe essere un dovere da parte dei genitori nei confronti dei propri figli. Non rientra, purtroppo, tra le materie insegnate a scuola. Eppure, ancora oggi in Italia, i casi di giovani ragazze madre o adolescenti affetti da malattie sessualmente trasmissibili, sono numerosi. Il problema? La mancanza di una sana e chiara comunicazione fin dalla più tenera età e un rapporto con il sesso fatto di tabù e confusione generale.
Scopriamo insieme all’aiuto della sessuologa, Francesca Sorce, come affrontare il tema della sessualità con i nostri figli senza imbarazzo e privazioni.
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Educazione sessuale ai nostri figli. Quanto è importante?
«Sfortunatamente continua a mancare in Italia una legge specifica che regoli l’educazione sessuale a scuola. Il primo disegno di legge venne presentato nel 1975, ma senza ottenere la necessaria approvazione. Programmi di educazione alla salute, educazione socio-affettiva e sessuale, interventi di alfabetizzazione emotiva che insegnano a riconoscere ed esprimere correttamente le emozioni, sono purtroppo lasciati ancora alla libera iniziativa della singola scuola. Ne consegue che i nostri bambini e ragazzi sono sempre più esposti al rischio di apprendere delle informazioni fuorvianti, in base, sopratutto, ad un utilizzo sbagliato e indipendente di internet, alla pornografia e alle banalità da parte dei coetanei, in parte false, e di costruirsi dei falsi miti intorno alla sessualità che li lasciano più confusi che esaustivamente informati.
Ciò, a lungo termine, comporta notevoli rischi: nel caso specifico della sessualità provoca seri rischi per la salute tra cui ansia da prestazione, gravidanze indesiderate, diffusione di malattie sessualmente trasmissibili. È dunque importantissimo che anche su questo tema, come su molti altri legati al sesso, la famiglia e i genitori si pongano come agenzia educativa.
L’educazione sessuale è un processo che avviene all’interno di una dimensione interpersonale dove educatore ed educando sono entrambi responsabili del legame che creano. L’educazione sessuale è dunque primariamente una relazione. E quale relazione privilegiata può far passare certi messaggi e certe informazioni nel modo giusto se non quella con i genitori? Essi hanno un ruolo fondamentale, come in tutti gli altri aspetti della crescita e dello sviluppo dei propri figli: devono porsi come interfaccia tra loro e il mondo degli adulti, filtrando le informazioni che i bambini richiedono e fornendo delle risposte rielaborate in un contenuto facilmente accettabile e metabolizzabile, in un linguaggio adeguato all’età. Ogni fascia d’età ha il suo linguaggio, è importante aver consapevolezza di ciò e, pertanto, costruire una relazione educativa diversa e personalizzata a seconda della situazione».
Come spiegare ai bambini alcuni concetti che mettono in imbarazzo anche i genitori?
«La comunicazione deve procedere su un doppio binario: informare, magari partendo da una narrazione o dalla propria esperienza all’età del bambino, da un film o da uno spot pubblicitario, da un libro. Contemporaneamente occorre verificare le emozioni e i pensieri del bambino, osservarne i feedback, in modo da aggiustare il tiro qualora ve ne fosse la necessità. Da lì, andare avanti con l’informazione.
Lo schema da seguire dovrebbe essere: il corpo, lo sviluppo, la scoperta della masturbazione e del piacere, fare l’amore, la responsabilità e la prevenzione, tematiche da affrontare gradualmente in più “incontri”, con un atteggiamento pronto al dialogo, calmo e sereno. Ricordate che state affrontando uno dei pilastri della salute dell’essere umano, che accompagnerà la vostra creatura per tutta la vita e da cui dipenderà il suo benessere futuro. E lo state facendo prima che lo faccia qualcun altro in modo sbagliato. State facendo un grande regalo a vostro figlio.
Una buona educazione sessuale non può prescindere, inoltre, da un’educazione all’affettività: occorre dunque sottolineare l’aspetto emotivo-relazionale dell’attività sessuale, parlando di sentimenti, emozioni, azioni e significati. Deve passare il messaggio che in una relazione ci dev’essere rispetto reciproco, ci si deve sentire a proprio agio, si deve avere fiducia, e promuovere una comunicazione profonda con l’altro: se si toccano le anime oltre che il corpo, nessuno farà male o metterà fretta all’altro».
A che età è corretto parlare di sesso?
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in base a ricerche condotte sul campo, riferisce l’inizio delle curiosità da parte soprattutto delle bambine sugli organi genitali, la sensorialità, i gesti e l’innamoramento a due anni, ovvero all’età della scuola materna. Non esiste un’età giusta nello specifico, ma una piccola regola c’è: quando i bambini fanno una domanda significa che sono interessati e incuriositi da quell’argomento e, per questo, sono pronti a comprenderne la risposta. Ovviamente, in base all’età si cercherà di usare le parole più adatte. Il linguaggio dev’essere preciso, e la tutela e la cura dell’apparato genitale deve essere consegnata con serenità, possibilmente dalla madre alla figlia e dal padre al figlio, in modo tale da non farlo arrivare alle prime esperienze senza nessuna informazione utile. L’anno critico è quello della quinta elementare. Per alcuni bambini si è già completato lo sviluppo ed è il momento in cui ci si può inserire con un dialogo più maturo sui temi delle emozioni e dei sentimenti. A partire dalla quinta elementare si può completare l’informazione parlando di penetrazione come risposta alla fatidica domanda su come nascono i bambini».
Per paura i genitori tendono a demonizzare la pratica sessuale. Come evitare ciò?
«Questo ha inevitabilmente a che fare con il modo in cui il genitore stesso vive la propria sessualità. La vive in modo libero, consapevole che si tratta di uno degli aspetti della salute umana? È a suo agio col proprio corpo? Lo abita con amore e con rispetto? La “cultura sessuale” presente in una famiglia, intesa come stile di gestione del rapporto con la sessualità, tende a trasmettersi di generazione in generazione e quando il rapporto con il sesso non è sereno, maturo e integrato sfortunatamente è questo il messaggio che passa ai figli.
La possibilità dei nostri figli di vivere serenamente la sessualità e di godere a pieno di questa esperienza umana allo stesso tempo corporea e spirituale, trascendente quasi, dipende da come noi gliela presentiamo. Il consiglio è dunque quello di “normalizzarla” prima di tutto in sé stessi. Di informarsi, di affrontare i “fantasmi” che ammantano il sesso di un’aura negativa nella nostra mente, anche eventualmente con l’aiuto di un terapeuta, in modo tale da interrompere la catena intergenerazionale».
Di fronte a un’immagine di sesso che compare in tv e che non siamo riusciti a “censurare”, come comportarsi?
«Mostrare imbarazzo e cambiare canale non serve ed anzi rischia di alimentare nei piccoli una visione distorta della realtà. È importante non cercare di evitare le domande dei bambini e non dare spiegazioni troppo scientifiche. Queste generano ancora più confusione e inviano il messaggio che siamo in difficoltà. Basta rispondere con semplicità che i due personaggi del film si abbracciano forte forte perché si vogliono bene e fanno l’amore, che è una cosa normale tra due che si amano.
I bambini sono molto più semplici di noi adulti e hanno bisogno di risposte chiare e rassicuranti. La cosa importante è usare un tono di voce pacato, perché per i bambini la comunicazione non verbale ha, a volte, più peso di quella verbale. Essi infatti interpretano quello che non conoscono in base ai nostri comportamenti. Un eccessivo imbarazzo rischierebbe quindi di far percepire ai bambini che il sesso è di per sé qualcosa di sbagliato, finendo per condizionare in maniera anche forte il loro sviluppo sessuale. Se le domande dei bambini, poi, diventano più frequenti e noi non siamo sicuri delle risposte e delle spiegazioni che è meglio dare, possiamo farci aiutare da un libro: in commercio esistono numerosi testi illustrati, che forniscono ai bambini le prime semplici nozioni di educazione sessuale».
Per parlare di ciclo mestruale o del primo rapporto meglio farlo con papà o con mamma?
«Non è necessario, non esiste una regola su questo. Mi sento di dire che se questa opzione crea minore imbarazzo all’educando allora si, potrebbe essere d’aiuto. Ma se la comunicazione da parte dell’educante è franca, efficace, delicata ma esaustiva, scevra da imbarazzo e concentrata sull’obiettivo educativo importantissimo che sta maneggiando, non importa il sesso del genitore a cui ci si rivolge. Importante è la qualità dello strumento che si utilizza: la relazione».