Arriva il secondo figlio e scatta la gelosia. «È importante comprendere che il bambino sta chiedendo di essere rassicurato sul fatto che mamma e papà continueranno ad amarlo nonostante il nuovo “intruso”», spiega la psicologa Antonietta Bruzzese
Un corso per come accogliere il secondogenito da seguire con il marito e il primo figlio. Sì, avete letto bene, adesso le mamme frequentano queste attività per prepararsi alla convivenza serena quando arriva il secondo bebè. La parola che fa più paura è “gelosia“…inevitabile per chi diventa fratello maggiore.
Che si manifesti con energia e aggressività o in modo latente, la gelosia è una condizione presente nella famiglie che superano il numero tre. La psicologa Antonietta Bruzzese (www.antoniettabruzzese.it), specializzata in counseling dell’età evolutiva ad approccio cognitivo-comportamentale, che lavora come libera professionista a Fregene, ci spiega come rendere amica la famosa gelosia.
Gelosia a qualsiasi età che siano 2 o 5 gli anni di differenza tra primo e secondo?
«Partiamo dal presupposto che la gelosia è un’emozione, si manifesta quando teniamo molto a qualcosa o qualcuno che abbiamo timore di perdere. È dunque normale che un bambino che si trova, da un momento all’altro, a condividere le attenzioni delle persone che ama di più possa sperimentare questo sentimento, indipendentemente dalla differenza di età.
Ciò che più probabilmente varierà sarà l’intensità dell’emozione stessa e il modo di esprimerla, che si modifica anche a seconda della personalità del bambino e delle sue competenze emotive».
Come comportarsi davanti a fatti concreti per esempio un bimbo che non vuole mangiare, che non vuole dormire più nel suo lettino?
«Innanzitutto proviamo a metterci nei panni del figlio maggiore. Utilizzo una metafora, dal mio punto di vista efficace, per spiegare meglio come si può sentire: come vi sentireste voi se vostro marito vi dicesse che vi ama a tal punto da desiderare una seconda moglie? Come vi sentireste se la portasse in casa chiedendovi di essere gentili e disponibili e di condividere vestiti, scarpe e borse? Non è una bella sensazione, vero?
Eppure, in un certo senso, è quello che chiediamo ai bambini; ecco perché sarà importante accettare i normali scatti di rabbia o le regressioni che possono presentarsi, senza punizioni ed evitando frasi quali “ormai sei grande!”.
Quello che il bambino sta chiedendo è di essere rassicurato sul fatto che mamma e papà continueranno ad amarlo nonostante il nuovo “intruso”, quindi è utile assecondarlo, ma parallelamente è necessario creare nuove risorse e nuovi strumenti. In termini pratici ecco qualche spunto:
- aprire il “cassetto dei ricordi” e tirar fuori, ad esempio, foto che testimonino come i genitori si siano presi cura del primogenito allo stesso modo in cui ora fanno con il nuovo nato, momenti in cui sono ritratti un cambio pannolino, una poppata o una prima pappa, tutto questo contornato da frasi positive che possano fare emergere la gioia di quei momenti trascorsi, di quanto sia stato bello stargli vicino durante tutte quelle conquiste e di come si è orgogliosi del bimbo che è diventato oggi;
- creare nuovi spazi di condivisione e momenti esclusivi con il maggiore, facendo ad esempio dei giochi “da grandi” o dedicandosi insieme alla preparazione del suo piatto preferito che, ovviamente, il neonato non potrà mangiare… insomma, essere fratelli maggiori deve pure portare qualche vantaggio;
- condividere ciò che si sta facendo con il piccolo, per esempio durante il cambio pannolino, se il fratello maggiore ne ha voglia, può fare da aiutante alla mamma passando ciò che le serve, durante la poppata la mamma può leggere una storia, cosa di cui beneficeranno entrambi i figli e via dicendo».
La gelosia può essere latente? Ci sono dei segnali che i genitori non devono sottovalutare?
«Come già detto la gelosia è un’emozione comune in questi casi, se un bambino non dovesse manifestare alcuna reazione in famiglia all’arrivo del fratello, nell’immediato o nelle settimane successive, non è detto che ci sia un problema, suggerirei comunque di rimanere in osservazione e indagare in altri contesti come va, ad esempio a scuola o con i nonni.
Inoltre inviterei i genitori a riflettere più in generale su come quel bambino affronta le emozioni spiacevoli come rabbia, tristezza, paura… tende a esprimerle o a negarle? Il contesto in cui vive consente di esprimere le emozioni spiacevoli o il bambino teme di perdere l’affetto dei genitori se manifesta la sua gelosia? Ricordiamo che il bambino vive questa esperienza in modo soggettivo, le variabili possono essere tante».
Chi risente di più di questa fase delicata: il neonato oppure il figlio “maggiore”?
«Sebbene molti genitori se lo chiedano, è davvero difficile rispondere a questa domanda, poiché si rischia di cadere in una generalizzazione, mentre ogni nucleo familiare ha il suo funzionamento. Inoltre è insito in questa domanda che qualcuno ci rimette per forza, non mi sembra la prospettiva più utile da cui partire. Proverei invece a cambiare ottica e a considerare l’arrivo di un nuovo nato come una risorsa preziosa per tutta la famiglia, in cui ogni membro si arricchisce di un nuovo legame affettivo.
Certo, il maggiore dovrà condividere le attenzioni, ma si potrà sentire gratificato dalla relazione con il più piccolo, per il quale, con il tempo, diventerà un punto di riferimento; dal canto suo il minore difficilmente godrà di una relazione esclusiva e “a tempo pieno” con la mamma, come generalmente accade per i primogeniti, ma avrà il vantaggio di avere genitori in un certo senso più “competenti” e l’affetto di un fratello maggiore con cui costruire le prime relazione sociali nel gruppo dei pari, tutto ciò lo farà sentire probabilmente più capace quando sarà inserito in un contesto scolastico».
Qualche buona prassi da mettere in pratica in casi di … gelosia?
«Oltre a quanto già detto sopra, sicuramente la lettura di storie sul tema può essere d’aiuto. Leggere ai bambini è sempre una buona prassi, in genere il bambino si identifica con il protagonista, quindi il genitore può aiutarlo a comprendere l’emozione che sta provando, a normalizzarla e ad esprimerla con le parole. Sulla stessa scia si possono inventare dei giochi con dei pupazzetti.
Chiaramente la differenza di età è importante, se si tratta di due fratelli con uno/due anni di distanza, per i genitori potrebbe essere ancora più faticoso, perché dovranno continuare ad accudire il primogenito, a sua volta molto piccolo, che non solo non padroneggia pienamente il linguaggio verbale, ma sta ancora in una fase oppositiva e di fisiologica ansia da separazione.
In queste situazioni è opportuno evitare altri cambiamenti importanti, come ad esempio il passaggio in cameretta, e rassicurare il più possibile attraverso la propria presenza, senza temere di “viziare” assecondando la richiesta di contatto e vicinanza.
Riguardo a questo vorrei soffermarmi su un punto che mi sembra importante, molte mamme che allattano tendono ad interrompere l’allattamento appena inizia una nuova gravidanza, sarebbe opportuno informare queste mamme che, chiaramente se lo desiderano, hanno la possibilità di continuare ad allattare in gravidanza e anche successivamente, in tandem, i due bambini.
Le madri che continuano l’allattamento in tandem in genere raccontano di trovarsi agevolate, poiché il bambino più grande accoglie più facilmente il piccolino ed il loro legame affettivo è favorito da questi momenti di condivisione. Penso valga la pena prendere almeno in considerazione questa possibilità, affinché ogni mamma possa fare una scelta consapevole e in sintonia con il proprio sentire.
Per il resto, al di là di tutte le possibili indicazioni, ci vuole tanta pazienza e la capacità di perdonarsi se ogni tanto le cose non andranno come previsto, ricordando che quello di cui ha bisogno ciascun bambino è un genitore “sufficientemente” buono, non certo perfetto».