Rinforzare e tenere in allenamento il pavimento pelvico aiuta a prevenirne i disturbi. Durante la gravidanza e dopo il parto la donna deve tenere allenato questo organo che rappresenta un punto strategico per il suo benessere
Pavimento pelvico, questo illustre sconosciuto per molti. Con un esperto cerchiamo di chiarire alcuni aspetti spesso trascurati o, in alcuni casi, del tutto ignoti. Tabù e retaggi culturali hanno lasciato nel dimenticatoio la conoscenza e le problematiche del pavimento pelvico.
Ma oggi sono molte le donne, anche giovani, che hanno disturbi: incontinenza urinaria e fecale, disagi sessuali. Questo dipende dal mal funzionamento della zona perineale. «Mai sottovalutare il problema… è importante l’allenamento» – ribadisce Roberto Guarino, ginecologo e specializzato in uroginecologia.
Dottor Guarino, che cosa è il pavimento pelvico?
«Il pavimento pelvico è un insieme di fasci muscolari che chiudono in basso il bacino sostenendo i visceri pelvici. In realtà oggi, l’insieme di tutti i componenti della pelvi, visceri (vescica, vagina, utero e retto), muscoli, fasce connettivali e strutture ossee conferiscono al pavimento pelvico il ruolo di un vero e proprio organo che lavora per garantire le funzioni della continenza urinaria e fecale, e della sessualità.
A un colpo di tosse, a una sollecitazione, a un aumento della pressione endo addominale il pavimento pelvico si comporta in modo tale da mantenere gli organi della piccola pelvi in un rapporto spaziale sempre ben preciso».
Il pavimento pelvico di una donna che ha partorito è uguale a quello di chi non ha figli?
«Dobbiamo distinguere la donna che non ha avuto gravidanze da quella che ha partorito. Molte donne possono non accorgersi di avere problemi, soprattutto perché per pudore, per certi “tabù”, la conoscenza del proprio corpo è limitata. In questo caso è lo specialista, chi si occupa di uroginecologia, che valuta in una normale visita anche il tono del pavimento pelvico.
Spesso le domande della paziente fanno trapelare la possibilità che la donna abbia qualche problema. Diverso è, invece, per una donna che ha partorito che può avere disturbi collegati all’ipotonia della muscolatura pelvica.
C’è da dire che la gravidanza e il parto sono due eventi piuttosto impegnativi per il pavimento pelvico, in particolare la gravidanza. Il 10% delle donne che in gravidanza manifestano incontinenza urinaria ne soffrirà anche dopo. Chi non ha mai avuto allarmi, sentori possibili durante i nove mesi, a mio avviso, farebbe bene comunque a fare una visita di controllo».
Il cesareo e il parto naturale hanno la stessa incidenza nei problemi legati all’attività del pavimento pelvico?
«Il taglio cesareo non protegge il pavimento pelvico. A lungo termine non esistono differenze tra taglio cesareo e parto naturale vaginale. Prima si pensava che il cesareo preservasse da questi problemi, la letteratura ha chiarito che non riduce l’incidenza di incontinenza urinaria, prolasso genitale ecc.
Al contrario la gravidanza, incide maggiormente modificando, in maniera significativa, il rapporto spaziale dei visceri. Nella normalità l’utero è lungo sette, otto centimetri, mentre a 9 mesi di gestazione raggiunge la lunghezza di circa 35 cm. È ovvio pensare come si alteri enormemente il rapporto spaziale di tutti i componenti del pavimento pelvico, mettendo a serio rischio le funzioni a cui è deputato».
Quali sono i campanelli di allarme?
«La donna deve necessariamente essere seguita da personale qualificato, perché, come detto prima, la scarsa conoscenza della propria muscolatura può portare a sbagliare gli esercizi fai da te. L’attività sessuale è importante per capire se c’è un mal funzionamento del pavimento pelvico.
Durante il rapporto l’utilizzo della contrazione perineale è importante perché tende a migliorare la qualità della sessualità sia nell’uomo che nella donna. Quest’ultima ha la sensibilità di tutta la vagina nell’atto copulatorio e ha una maggiore soddisfazione e per l’uomo non è solo un atto meccanico ma c’è un feedback.
Se si contrae il muscolo e si vede che non si hanno effetti allora c’è un problema. Un altro campanello di allarme può essere durante la gravidanza la perdita delle urine con un colpo di tosse, ovvero perdita da sforzo».
Come si svolge la riabilitazione?
«Il ciclo di riabilitazione del pavimento pelvico, che viene fatto dalle ostetriche formate in corsi appositi, prevede come primo e fondamentale punto la chinesiterapia, ovvero l’uso esclusivo delle dita dell’esaminatore allo scopo di far raggiungere alla donna il primo obiettivo, ossia la presa di coscienza del proprio perineo.
Stimolando il muscolo del perineo si arriva alla coscienza della muscolatura. Poi si passa alle altre fasi di lavoro, ovvero il potenziamento, la tenuta di una valida contrazione e il completo rilasciamento muscolare.
Spesso l’insufficienza del pavimento pelvico si accompagna alla cosiddetta inversione del comando perineale, e quindi alla richiesta di contrarre i muscoli, la donna spinge eseguendo una manovra del tutto opposta. Quando invece si raggiunge la presa di coscienza si possono fare gli esercizi a casa seguendo sempre i consigli del medico».
Si può fare prevenzione?
«Certamente. La riabilitazione ha anche uno scopo preventivo. Il mantenere i muscoli sempre in allenamento protegge da futuri inconvenienti. Al contrario diventa una vera e propria terapia, in presenza di incontinenza urinaria da sforzo di grado lieve/moderato, con l’obiettivo di far diventare l’esercizio spontaneo, automatico. Per fare un esempio facile quindi, inconsciamente quando arriva il colpo di tosse la donna contrae il perineo bloccando la perdita delle urine».