17 agosto 2013 – Linda Gianni e Gea … e l’ isola
Prodromi di travaglio:
Che sarebbe stata l’ennesima sfida l’ho sempre sentito dalla prima telefonata di Linda :
“ciao! sono Linda e vivo a Pantelleria. Sono incinta di poche settimane e vorrei avere un parto in casa”
Un parto in casa a Pantelleria e Pantelleria non è di certo fra le isole che prediligo della mia terra. Mi è sempre sembrata così poco ospitale e spesso difficile da raggiungere per via delle condizioni atmosferiche.
Ad ogni modo propongo un incontro con la donna e il suo compagno riservandoci la possibilità di decidere in seguito se organizzare questo parto in casa o meno proprio sull’isola.
Linda è una giovane donna che ha spesso preso scelte abbastanza estreme nella vita e portate avanti con grande forza e determinazione. Si occupa di cucina e i suoi racconti sul cibo mi incantano. Mi parla anche del suo progetto sulle permacoltura che è poi anche il mio per cui… l’innamoramento è già iniziato!
Approdo sull’isola l’1 di agosto con un vento che soffia da nord e che ha addensato alcune nuvole nere sul paese che ci accoglie, me e la mia amica Maria Elena che documenterà fotograficamente l’evento.
“cominciamo bene!” penso ma penso anche che devo pormi in assoluta accoglienza di tutto quello che arriverà: così sarà infatti! Il programma è fitto in quanto ho bisogno di prendere contatto con Linda. Siamo state troppo distanti per tutti i 9 mesi e abbiamo bisogno di conoscerci meglio così ogni giorno vado da lei per massaggiarla, cullarla al mare, farla danzare almeno per un’ora al giorno, tutti i giorni.
Linda e la bimba sono un connubio che pacifica con il mondo. L’isola è accogliente contrariamente a quello che avevo pensato fino a quel momento e il vento del nord, arrivato con noi, non va via mai del tutto rendendo le serate dolci, fresche… ondeggiano lenzuola e le tende creando vortici colorati che mi fanno bene al cuore e all’anima. Ogni scorcio diventa un atto poetico e capisco che sta succedendo qualcosa, non capisco cosa… sento strane alchimie, magiche e a volte me ne spavento perché non sono ancora del tutto pronta a vivere La Magia della Terra ma accadrà ben presto!
Scivolano le settimane, si alternano ospiti in casa e si intensificano le ansie familiari intorno a Linda e alla sua bambina a tal punto che una notte non riesco a dormire e alle 2 di notte spalanco gli occhi per riordinare le idee, pianificare ciò che va fatto e detto in ausilio al parto imminente.
Penso a Linda che ha già “subito” una visita ospedaliera per placare gli animi del compagno e dei genitori. Si sono ritrovati davanti lo scenario desolante di una struttura poco organizzata e Linda si è fatta male durante la visita ostetrica ragion per cui il suo compagno, Gianni, le chiederà scusa dopo per averla convinta ad andare li. Per non parlare delle continue telefonate (una mattina ne sono arrivate più di 10!!) per farle iniziare i monitoraggi nonostante lei avesse già detto che li rifiutava assumendosene le responsabilità.
Il padre ha perfino chiesto alla loro ginecologa di famiglia di telefonare per dissuaderla dell’idea malsana di questo parto in casa e di andare subito in ospedale. Siamo fortunati però che la ginecologa, contrariamente alle previsioni paterne, si schiera con entusiasmo all’idea del parto in casa definendolo (a ragion veduta!) più sicuro di quello in ospedale… io però continuo a reputare tutto questo “movimento” intorno all’imminente nascita poco salubre per loro. Richiedo per questo una riunione familiare per dirci, a cuore aperto, quali siano le paure, le perplessità riguardo la nascita della bimba in casa e soprattutto desidero che Linda parli, dica cosa la potrebbe in qualche modo preoccupare o rallentare nel suo processo d’apertura in quanto siamo già vicine al compimento della 41 settimana e sono cominciate delle contrazioni dolorose da qualche giorno ma che non portano ad un travaglio attivo ancora.
Gianni con disarmante sincerità ribadisce l’assoluta estraneità all’evento nel senso che per lui questo è un affare di donne e che ci sarà nei termini di aiuto per la sua compagna tutte le volte che lei lo richiederà ma non è certamente una situazione dove si sente di poter partecipare spontaneamente; vuole sostenere però Linda nella sua scelta perché la vede l’unica possibile per lei.
La madre di Linda, Sandra, sminuisce le ingerenze paterne definendole normali ansie che anzi, così facendo, denotano l’amore e l’attaccamento che il padre, come tutti gli altri parenti e amici che telefonano, manifestano per Linda. Sostiene inoltre di non aver alcuna paura in merito al parto…
Linda, esortata anche da me a portare fuori qualsiasi perplessità, DICE che se proprio c’è una cosa che la sta cominciando ad infastidire sono proprio queste continue telefonate ogni giorno e più volte al giorno per sapere se è nata.
Si delineano dunque quei potenti confini che sono “le ansie” altrui che non guardano più con rispetto alla salvaguardia della nascita bensì ne diventano parte, inquinandola, rendendola così sempre meno sicura in quanto instillano in una donna che sta accingendosi a vivere il momento più intenso della propria esistenza il pensiero che quest’atto (la nascita) sia un atto pericoloso, bisognoso di una struttura medica per poterlo affrontare adeguatamente; laddove una madre in salute ed un bimbo in salute quasi non c’entrino più con tutto ciò… adesso che siamo alla fine è qualcosa che riguarda SOLO un medico e l’ostetrica è solo una figura presuntuosa che si sostituisce indegnamente all’opera di quest’ultimo!
L’unica che ha fiducia cieca in se stessa, nella sua bambina e nella sua ostetrica è Linda!
Io la sento, so che è quello che desidera davvero e io sono li per questo! Siamo noi 3, io Linda e Gea, che dobbiamo tenerci unite e usufruire del contesto per quello che potrà donarci ma tutto il resto sarà un sostegno reciproco che da parte mia non deve e non può avere esitazioni ne dubbi, mai!
Questa riunione ci ritrova salde l’una all’altra e fra un massaggio e una danza, Bob Marley e il suo Legend che sono ormai la nostra colonna sonora, riprendiamo il cammino verso la nascita e “magicamente” le contrazioni dolorose ma inutili svaniscono!
Inizia il Travaglio di parto – 17 agosto ’13 :
E’ mattino e Gianni mi scrive che ormai sono ore che le contrazioni sono arrivate e sono quelle giuste.
Sono felice perché Linda è entrata nel ritmo, lo so, lo sento… vedremo Gea in giornata ne sono sicura!
La mattinata trascorre velocemente fra contrazioni che piano piano diventano sempre più intense e mutano il collo dell’utero che inizierà ad aprirsi dopo l’ora di pranzo. Linda chiede spesso la presenza di Gianni il quale diventa provvidenziale per “lo stappamento” (così lo abbiamo chiamato ridendo) del tappo mucoso fra coccole, carezze e baci.
Io e Sandra stiamo in giro per il dammuso preparando il brodo per il post partum, l’acqua calda per scaldare con le pezze tutto il cingolo pelvico di Linda, attive per ogni bisogno possibile di mamma e papà.
Linda muove il bacino continuamente in una instancabile danza che le consentirà una dilatazione ed una progressione della testina della sua Gea veloce ed efficace. È perfetta! Gea lo è altrettanto dentro di lei. Danzano all’unisono e Linda è di una bellezza da levare il fiato…intensa, sensuale e materna allo stesso tempo. Io ne resto stregata come ormai mi capita sovente su quest’isola!
Trascorriamo così l’intero pomeriggio e verso il tramonto proviamo ad andare in vasca, nella piscina attrezzata in giardino immersa fra i gelsomini e la citronella. Abbiamo la luna da una lato e il sole che tramonta dall’altro, tutto il resto è pace e silenzio. L’acqua ha una temperatura ideale ma l’ambiente esterno è troppo fresco per Linda che comincia a tremare e chiede di rientrare in casa.
La riaccompagniamo a letto, nella sua alcova, e la copriamo con tante asciugamani asciutte e le pezze calde riprendono il loro lavoro. Linda trema ma recuperiamo il calore in pochi minuti.
Inizia il periodo espulsivo e il bisogno di spingere. Cambia varie posizioni, cerchiamo quella più comoda, più consona per far scendere Gea. Siamo insieme, sempre e dopo alcune ore di spinta Linda mi chiede di visitarla per capire dove sia arrivata Gea, io le rispondo che non c’è bisogno, che la sua bimba non tarderà ad arrivare. Continua a far danzare il suo bacino, fino all’ultimo e poi le dico “va bene , vediamo un po’ dov’è Gea” ma non ho nemmeno il tempo d’infilare le dita che sento la cute della sua testina così invito Linda a sentirla da se. Lei sgrana gli occhi, riprende a spingere con una rinnovata forza come se adesso non volesse più attendere un solo attimo, come se avesse realizzato solo ora che davvero la sua bambina stesse nascendo!
Ci sono momenti di concitazione dove Linda, nonostante sia in pieno periodo espulsivo, nonostante il suo corpo e la sua mente dovrebbero essere totalmente assorbiti dalla concentrazione nelle spinte, riesce ancora una volta a rassicurare con amore chi le sta intorno come la madre Sandra, ad esempio, che mentre cerca di massaggiarle il petto lei allontana dolcemente dicendo “scusa mamma ma non voglio essere toccata, è un momento troppo delicato per me”.
Gianni invece sta fuori, per come aveva già detto, per evitare di svenire o altro.
È lei con la sua bambina adesso. Non esiste nessun altro!
Ed eccola..Gea affiora delicatamente ed io la invito a non spingere, ad attendere le contrazioni, a restare in contatto con la sua bambina. Ancora qualche altra spinta e Gea è fuori. Ha un giro di funicolo che srotolo facilmente e la do in braccio alla sua mamma fra le urla di gioia della nonna Sandra. Entra anche Gianni a quel punto.
Gea è stanca però, ha un respiro difficoltoso per via delle secrezioni che invito Linda ad aspirare con la sua stessa bocca e così lei fa perfettamente. Gea piange anche stimolata da me ed è rosea per via del cordone che resta attaccato obbligatoriamente. Avremo bisogno ancora di qualche minuto per liberarla del tutto dalle secrezioni e sarà sempre Linda a farlo, a soffiarle sul viso… a donarle il respiro della Vita!
Dico che mamma e bimba dovranno stare pelle a pelle almeno per tutta la prima settimana, senza sosta perché Gea ha bisogno di riprendere le forze grazie agli ormoni che produrranno insieme mamma e figlia. Dopo qualche ora Gea respira liberamente, piange vigorosamente e si attacca al seno perfettamente.
Adesso possiamo dedicarci alla placenta , alla sua nascita ritardata sensibilmente dall’“emergenza” del respiro di Gea. Ancora una volta tutta la sapienza innata di Linda si attiva. Chiama il suo Gianni per riprendere la produzione di ossitocina perché il suo utero riprenda a lavorare e consenta la nascita della placenta.
Sarà a quel punto tutto molto veloce. Le chiedo di alzarsi e così con la sua Gea fra le braccia e Gianni al suo fianco poche spinte e nasce anche la placenta.
La Madre della Terra si è svelata in tutta la sua potenza! Linda ha restituito il respiro della Vita alla sua Gea mentre tutto intorno si muoveva in maniera disordinata e ansiosa. Hanno ristabilito l’ordine e la pace necessaria per l’espletamento di ogni atto d’amore che non richiede null’altro che fiducia.
Pochi gesti ma decisi e la convinzione, come ha poi esclamato la stessa Linda, che solo in casa poteva compiersi il suo miracolo: “è così importante che tutto questo sia accaduto qui e non in un ospedale”.
Le mie ultime considerazioni
Amore, fiducia, legami familiari che possono facilitare o rendere più difficile un percorso e la figura Femminile che solo ricca d’amore può creare Vita: tutto questo è quello che ha riportato alla ribalta Linda e il suo parto.
Durante la nascita si ripropongono tutte le tappe salienti della vita sentimentale di quella donna: il rapporto con il partner, il rapporto con i genitori e con la madre in particolar modo, la possibilità che ci diamo di ascolto della nostra intimità.
Ci sono donne che hanno subito abusi e nonostante ciò aprono la propria vagina, se anche con intenso dolore, alla vita perché sanno che in quell’istante la Vita le ripagherà del dolore e della violenza subita; come ci sono donne che pur non avendo vissuto alcuna violenza non si concedono ugualmente l’ascolto della loro intimità, della loro vagina che, attraversata dal di dentro da loro figlio, le costringerebbe ad aprire un varco potente, sacro verso l’esterno e dunque verso il mondo. Questo significherebbe per loro altrimenti mettere in discussione magari un’educazione bigotta, le parole della gente , della chiesa, dell’ordine a cui appartengono!
Io non credo in null’altro che non sia Noi stesse! Ho vissuto abbastanza ormai per poterlo affermare con forza; dal mio parto in poi e poi nascita dopo nascita in questi anni che forse sono pochi rispetto ad altre figure che si pregiano, giustamente, di essere del “mestiere” da parecchi anni ma io mi adduco il pregio di osservare molto .. moltissimo!! Di non perdermi nemmeno un solo attimo , un solo sguardo , una sola battuta di tutto ciò che compone e circonda la famiglia a cui mi sto offrendo come umile accompagnatrice in una tappa così importante della loro esistenza. Ecco perché definisco il mio percorso di pochi anni un master intensivo! Ne fa parte per prima la mia storia di donna e di madre.
Venire al mondo è per prima cosa la nascita di una madre che si completerà definitivamente con il parto del neonato che portano in grembo e tutto questo necessita SOLO ed ESCLUSIVAMENTE di amore che è soprattutto fiducia. Non esiste rianimazione più potente dell’amore … questo ci hanno insegnato Gea e la sua mamma. Non abbiate dunque timore di amare e di pretendere il rispetto dovuto in quanto donne e in quanto madri.