“Una delle preoccupazioni per molti genitori è l’integrazione dei loro bimbi disabili all’interno del contesto scolastico. In particolare vi è la paura di non riuscire a trovare una struttura in grado di venire incontro alle esigenze del proprio figlio o di non riuscire a trovare all’interno di essa delle figure professionali davvero competenti.”
L’inserimento del diversamente abile all’interno del circuito scolastico rappresenta il momento che da inizio ad un’azione d’integrazione, di aiuto e di promozione educativa.
Spesso il concetto di “integrazione” viene erroneamente considerato un sinonimo di “inserimento”, in realtà sono due fasi che si susseguono. Di fatto la precondizione all’integrazione è data dall’inserimento.
Quest’ultimo si limita all’accoglienza passiva dell’alunno svantaggiato, continuando a ritenerlo “diverso” dagli altri; l’integrazione invece è un processo attivo, prevede l’inserimento della persona svantaggiata in un processo e percorso di progressiva maturazione sua e dell’ambiente che lo circonda, passando attraverso un processo di accettazione attiva che non “tolleri” il bambino escludendolo dalla vita di classe ma che lo aiuti a prendere coscienza di sé e ad organizzare le proprie relazioni con il mondo esterno.
L’inserimento condotto senza strutture adeguate, senza una preliminare preparazione degli educatori e delle famiglie, senza l’aiuto e sostegno di personale specializzato può portare più danni che benefici.
E’ necessario dunque promuovere l’integrazione personale e sociale creando e mettendo in moto una rete di collaborazione e coordinamento tra i servizi scolastici e socio-sanitari, per offrire i giusti interventi educativi, terapeutici e riabilitativi di cui si necessita.
Occorre considerare il difficile passaggio che deve essere compiuto da un semplice inserimento ad una totale integrazione, dove per integrazione deve intendersi la ”capacità di vivere in maniera costruttiva, collaborativa e produttiva nell’ambiente scolastico”.
Integrazione nella scuola materna
Lo sviluppo delle relazioni dipende dal coinvolgimento e dalla partecipazione che prende avvio all’interno del gruppo dei pari, durante l’infanzia. Nelle dinamiche relazionali tra bambini, si nota la tendenza che hanno alcuni di questi ad assumere atteggiamenti di protezione nei confronti di altri più svantaggiati, come se dovessero in qualche modo aiutarli nelle loro difficoltà.
Una ricerca condotta da Guralnick (1980) mise in evidenza che nell’interazione tra un bambino normodotato e uno diversamente abile, il primo modificava inconsciamente il proprio linguaggio in relazione allo sviluppo dell’interlocutore, utilizzando un linguaggio più semplice affinché il messaggio venisse ben compreso dal ricevente.
Si evince che i bambini in questa fase d’età presentino una maggiore sensibilità e indifferenza alle differenze. E’ proprio su questo punto che bisognerebbe lavorare di più per riuscire a non creare preconcetti ma favorire atteggiamenti di condivisione evitando emarginazione e discriminazione.
Il presupposto da cui dovremmo partire è proprio questo, non è tanto considerare gli alunni tutti uguali ma affrontare la classe considerando gli alunni come essere unici, ponendosi nell’ottica di valorizzare le loro differenti risorse. La semplice accettazione non è sufficiente per l’integrazione scolastica, obiettivi generali saranno l’autonomia, la socializzazione e lo sviluppo delle potenzialità ludico-espressive e cognitive.
L’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili ha lo scopo di fornire uno spazio formativo mediante progetti educativi individualizzati, stabiliti in accordo tra diverse figure professionali all’interno dello stesso Istituto Scolastico, provvedendo ad un sostegno opportuno ed una programmazione degli interventi calibrata sui ritmi di apprendimento individuali, sperimentando strategie didattiche ed educative che possano sviluppare al massimo grado possibile le abilità, competenze e conoscenze di tali ragazzi.
Sulla base delle esigenze degli alunni possono essere programmate diverse attività tra cui quelle teatrali, sportive, laboratori musicali e ludico-ricreativi, al fine di favorire una maggiore integrazione all’interno del gruppo classe.
Infine possiamo differenziare le due figure professionali che per obbligo istituzionale sono presenti a scuola e a sostegno degli alunni: Insegnante di sostegno e l’ Assistente all’autonomia e alla comunicazione.
L’insegnante di sostegno è un docente, specializzato nella didattica speciale, per l’integrazione degli alunni con disabilità certificata in base alla L. 104/92. Assume la contitolarità di cattedra della classe in cui opera.
L’insegnante di sostegno è assegnato alla classe e non all’alunno con disabilità , con il compito prioritario di attuare interventi di integrazione attraverso strategie didattiche specifiche, insieme agli insegnanti curricolari.
Vi è poi la figura professionale di assistenza di tipo educativo, cioè l’assistente all’autonomia ed alla comunicazione, previsto dall’ articolo 13 della L. 104/92 ed assegnato al singolo. Si tratta di un operatore che ha il compito di facilitare la comunicazione dello studente disabile, stimolare lo sviluppo delle abilità nelle diverse dimensioni della sua autonomia, mediare tra l’allievo con disabilità ed il gruppo classe per potenziare le loro relazioni, supportarlo nella partecipazione alle attività , partecipando all’azione educativa in sinergia con i docenti.