L’empatia ci permette di entrare in relazione con l’altro, di ascoltare e provare le emozioni altrui. I bambini che sono più empatici di altri affronteranno con serenità le situazioni della vita e saranno più sicuri nelle scelte difficili
Il ruolo che gioca l’empatia nell’educazione del bambino è confermato dagli esperti. L’educazione emotiva risulta vincente per formare adulti più sereni e meno frustrati. L’empatia favorisce l’accettazione di se stessi e degli altri; facilita il superamento di situazioni spiacevoli; aumenta la tolleranza alla frustrazione; favorisce l’acquisizione di abilità di autoregolazione del comportamento. Diciamo che chi non prova empatia più facilmente avrà pensieri negativi nei confronti dell’altro, perché è incapace di provare e sentire quello che l’altro può provare.
L’empatia: una forma particolare di condivisione delle emozioni
Teoricamente, l’empatia si riferisce alla capacità di un soggetto di fare esperienza e di condividere lo stato d’animo e le emozioni esperite da un altro individuo, mentre quotidianamente, possiamo pensarla come una chiave di lettura di tutti i rapporti, un qualcosa che accade in maniera spontanea nella vita di tutti i giorni, direttamente collegata alle esperienze relazionali del bambino.
Nel passato l’empatia è stata definita inizialmente come contagio emotivo e come imitazione motoria, poi come condivisione affettiva e infine come capacità sociale. Quindi rientriamo all’interno di un tema più ampio dedicato alle differenze individuali che rimandano al ruolo fondamentale dei contesti educativi e dei modelli offerti. Ecco perché in molti Paesi, come la Danimarca, lo studio dell’empatia è divenuto, addirittura, materia di attenzione didattica.
La consapevolezza di comprendere “ciò che gli altri provano” può contribuire a regolare e a migliorare la comunicazione e lo scambio tra simili. Chiaramente parliamo di un fenomeno complesso per cui è bene rintracciare le espressioni in grado di agevolare il suo sviluppo, cioè le competenze affettive, cognitive, e sociali.
L’empatia va coltivata e sviluppata in famiglia e a scuola
Questa tendenza a compartecipare le emozioni altrui è innata ma si sviluppa in misura e in modi diversi in relazione ai contesti di vita in cui il bambino è inserito. In questo senso i contesti privilegiati sono la famiglia e la scuola. Tra le differenze indagate vi è anche quella relativa al genere. Qualche ricerca, molto criticata, ha evidenziato una migliore prestazione a favore del sesso femminile, ma le conclusioni sono contraddittorie; il fattore predominante dipende dal diverso grado di gestione e di condivisione nei confronti delle emozioni, soprattutto se queste sono negative.
L’attaccamento mamma bambino favorisce l’empatia
Un attaccamento sicuro madre – bambino e un legame genitoriale fondato sull’affetto, sviluppano nel bambino un senso di sicurezza e di fiducia, in grado di mediare e facilitare questo percorso. Non meno importanti sono i processi di modellamento e di identificazione che avvengono nell’ambito familiare, nel gruppo dei pari e in tutte le strutture in cui e con cui il bambino interagisce.
Scoprire l’empatia a scuola
Anche la scuola italiana incrementa lo sviluppo empatico attraverso progetti curriculari ed extracurriculari che puntano, sempre di più, a creare le basi per agevolare una sana disponibilità affettiva, attraverso interventi già all’interno della scuola dell’infanzia. È importante che ogni progetto offerto tenga in considerazione la capacità cognitiva del bambino, in quanto egli, prima di potersi mettere nei panni degli altri, deve necessariamente maturare la consapevolezza che gli altri sono diversi da sé. Vibrare all’unisono con le emozioni degli altri, accoglierle e restituirle è una virtù che noi tutti abbiamo ma che dobbiamo anche imparare a coltivare!