Rita Borsellino, esempio di legalità per i nostri figli

Rita borsellino, esempio di legalità per i nostri figli
Rita borsellino, esempio di legalità per i nostri figli

In questo giorno cosi triste per la città diPalermo, una riflessione sulla legalità e sui metodi per avvicinare i bambini a questo modo di agire sorge spontanea. Ieri è infatti passata a miglior vita Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino, diventata testimone della lotta alle criminalità organizzate

Ammalata da tempo, era la più piccola di quattro fratelli. Particolarmente legata a Paolo, se lo vide strappare dalla mafia in via D’Amelio 26 anni fa.

La sua vita, da quel triste pomeriggio, è rimasta segnata da una visione: “Sul viso di mio fratello Paolo c’era ancora il sorriso. Quel sorriso per me è stata la chiave che mi ha spinto a far diventare la testimonianza per la legalità l’attività più importante della mia vita”.

Ma, come avvicinare i bambini all’educazione all’onestà? Quanto influiscono la scuola e i rapporti sociali?

Riflettere e agire. Oggi più che in passato, grazie alla globalizzazione, ai cellulari e Internet, l’educazione alla legalità, per quanto possa sembrare un tema distante dai più piccoli, prende forma nel momento in cui un bambino inizia a far parte e a frequentare diversi e sempre nuovi ambienti insieme ad altri coetanei.

Che si tratti della scuola dell’infanzia, primaria o di un ambiente sportivo, i bambini devono imparare ad adattarsi ad un insieme di regole. Molto spesso, purtroppo, è superiore la regola del “vince chi è più forte” o, addirittura “vince chi è più furbo” e non quella dell’onestà. In tantissimi nuclei sociali, inoltre, il livello di competizione anche e soprattutto tra non coetanei, esistente o percepito, è talmente alto da mettere in secondo piano i diritti del prossimo, oltre che i nostri.

Fissare delle regole ed impartirle ai nostri bambini è fondamentale. Non dobbiamo, però, pensare ad esse come ad una limitazione. È importante sapere invece che i bambini hanno bisogno di regole per comprendere e distinguere ciò che è “male” da ciò che è “bene”. In questo senso l’autorevolezza dei genitori, unitamente al lavoro fatto a scuola, contribuisce a creare nel bambino una chiave interpretativa del mondo univoca, basata sul rispetto della libertà propria e altrui.

Vivere rispettando gli altri, non deve risultare soltanto un obbligo, ma una qualità naturale e spontanea. In questo modo risulterà facile educare i vostri bambini alla legalità.

Il contributo della scuola e della famiglia

I bambini non sono tutti uguali, specie durante la fase dell’apprendimento. Dai 5 agli 8 anni, infatti, i piccoli vivono la fase del realismo morale: prendono spesso esempio dagli altri, identificandosi e copiando ogni movimento e pensiero, spesso senza spirito critico.

Questo è un atteggiamento normale, visto che ancora il bambino non riesce a capire bene la situazione che gli si pone davanti. E’ solo a partire dai 10 anni il bambino capisce che le regole e le leggi sono frutto di una determinata società per gestire i rapporti sociali.

È per questo che è necessario pensare all’importanza della prevenzione attraverso una progettualità, soprattutto scolastica, che preveda dei progetti relativi all’educazione alla società e alla legalità.

In una scuola in cui si parla dell’importanza del dialogo, è importante affiancare la didattica con dei laboratori che restituiscano ai bambini uno spazio per crescere e per confrontarsi, per migliorare le loro relazioni e comprendere l’importanza di sé all’interno di un gruppo.

È un lavoro che deve essere costruito con la collaborazione delle famiglie. Non si può pensare alla scuola ed alla famiglia come realtà distanti: esse rappresentano il luogo d’elezione dove imparare a convivere con gli altri, ad agire nel gruppo di pari, a cominciare a comprendere il significato della parola legalità. Più coerenza viene percepita dai bambini, maggiori saranno i risultati.

Piccoli gesti quotidiani

Ma, cosa è la legalità? Un pensiero astratto e concreto allo stesso tempo, con una forza intrinseca alla parola stessa che non ha eguali. Non è soltanto un concetto legato alla giustizia o alla morale: è un vero e proprio percorso “in progress” caratterizzato da costante impegno nel rispetto delle regole e di acquisizione di principi.

L’errore che spesso si fa con i più piccoli è quello di volerli obbligare a fare qualcosa. Con la legalità questo non funziona: tutto va coltivato, metabolizzato e portato ad una continua riflessione.

Il rispetto, ad esempio, delle norme scolastiche non deve essere solo adeguamento e ubbidienza: è attraverso piccoli gesti quotidiani che creiamo l’imprinting nelle menti dei più piccoli. L’educazione all’onestà avviene infatti ogni volta che teniamo per mano un amico, ogni volta che ascoltiamo gli altri senza prevaricarli con le nostre ragioni, ogni volta che ci scontriamo contro il razzismo, ogni volta che costruiamo rapporti umani basati sulla valorizzazione del “diverso”.

È questa la chiave di volta nell’educare i bambini. Solo spingendolo ad acquisire le regole (dalle più semplici come fare la coda alla cassa alle più difficili come l’educazione alla cittadinanza), i nostri bambini potranno contribuire a creare una società migliore, aperta e civilizzata.

Una società che, come Rita Borsellino ci ha dimostrato, ha bisogno di continui stimoli e di credere fermamente nei valori e nelle relazioni sociali.

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