Sindrome da scuotimento: cause e rimedi

Sindrome da scuotimento: cause e rimedi
Sindrome da scuotimento: cause e rimedi

Conosciuta anche come Shaking Baby, è la sindrome causata dal movimento di scuotimento del neonato e che può essere determinata da uno scatto di rabbia esagerata da parte dell’adulto che lo accudisce. Le conseguenze possono essere molto gravi. La prevenzione è fondamentale perché alla base ci sono quasi sempre situazioni di solitudine e forte stress

A chi non è capitato di perdere la pazienza quando il neonato piange ininterrottamente? Dopo lo stress del parto, dopo nove mesi di gravidanza è facile che una mamma o un papà siano stanchi e perdano facilmente il controllo, ma è importante non scuotere mai il neonato con forza per farlo smettere di piangere. Nei primi mesi di vita i neo genitori dovrebbero essere sostenuti dalla famiglia, dagli amici e se serve è bene rivolgersi a uno psicologo oppure incontrare altri neo genitori.

Che cosa è la sindrome da scuotimento

Un tempo denominata Shaking Baby, ossia scuotimento del bambino, oggi il termine più corretto per indicare la sindrome da scuotimento scelto dai medici è Abusive Head Trauma, ossia trauma cranico non accidentale, determinato da un abuso. Un abuso di cui a volte l’adulto – in genere la mamma, ma anche i papà o altre figure che assistono il neonato non sono esenti – , inconsapevoli del danno che può arrecare scuotendo il bambino nel tentativo di placare un pianto o un capriccio che sembrano non finire mai.

Le cause della sindrome da scuotimento

Generalmente, il fattore che fa scattare la reazione impulsiva dell’adulto è il pianto reiterato del bambino, che non si riesce a placare in alcun modo e che fa aumentare il carico di stress emotivo, in un crescendo che può culminare nel gesto estremo di scuoterlo. Appare evidente che non c’è la volontà di fare del male e per questo l’adulto non è consapevole dei gravi danni che tale movimento può arrecare; non per niente quando se ne rende conto subentra un senso di colpa enorme. Il più delle volte inoltre, nella sindrome da scuotimento,  non si tratta di genitori con problemi psichici patologici, ma di persone di indole impulsiva, emotivamente vulnerabili e magari già stressate per altri motivi, come problemi economici, lavorativi, nel rapporto con il partner: un cumulo di fattori che va a sfogarsi sul bambino. Un fattore di rischio importantissimo è inoltre la solitudine in cui si viene a trovare la mamma dopo la nascita del figlio. Il picco di incidenza della sindrome da scuotimento si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del neonato ed età in cui il bambino non ha ancora il controllo del capo e la struttura ossea è purtroppo molto fragile.

I rischi dello scuotimento sono molto gravi

Nella sindrome da scuotimento le conseguenze sul bambino sono variabili e dipendono dall’intensità del maltrattamento, ma in un’elevata percentuale dei casi sono gravissimi. I bambini piccoli, fino a 6-12 mesi, hanno il cranio più grosso e più pesante rispetto al resto del corpo, a fronte di una scarsa tonicità e capacità di controllo delle strutture muscolari del capo. Inoltre la scatola cranica è ancora in fase di consolidamento per consentire lo sviluppo del cervello, per cui le strutture cerebrali sono più fragili e più vulnerabili. L’ondeggiamento ripetuto del capo e del collo durante lo scuotimento,  può provocare esiti permanenti significativi, come lesioni cerebrali, che comportano deficit cognitivi e motori, e compromissione della vista, poiché si creano emorragie a livello dei vasi che portano il sangue alla retina. Fino ai casi di morte del bambino.

Il pianto come causa della sindrome

Piangere è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare – ricordano i neonatoligi -: può avere fame, sonno, caldo, freddo, il bisogno di essere cambiato o semplicemente di coccole e di un contatto fisico per essere rassicurato. Qualunque sia il motivo, non bisogna mai scuoterlo per calmarlo. Anche se può sembrare un gesto banale, i danni sul bambino possono essere gravissimi, come nei casi di ematoma subdurale (conseguente al trauma cranico), edema cerebrale ed emorragia retinica. Queste problematiche sono tutte da attribuire allo “scuotimento” del bambino, che nei casi più gravi possono portare addirittura alla morte.

I sintomi sono poco visibili esternamente

Le lesioni da scuotimento, purtroppo,  non sono visibili esternamente ed i sintomi, tanto più marcati quanto più piccolo è il bambino, sono spesso specifici:

  • apnea
  • convulsioni
  • vomitoletargia
  • rilassamento muscolare
  • estrema irritabilità
  • inappetenza
  • il bambino non sorride e non emette suoni
  • difficoltà respiratorie

Il genitore, inconsapevole della gravità di quel che ha fatto, si reca in ospedale per capire di cosa si tratti. Ed in pronto soccorso che  la verità viene un po’ per volta a galla, con la visita ma soprattutto con indagini neuroradiologiche, come una Tac cerebrale o la risonanza magnetica a livello di cranio e midollo spinale, e con il racconto, spesso confuso ed incoerente, dell’adulto coinvolto.

Evitare la sindrome da scuotimento

Non isolarsi è la chiave per prevenire conseguenze così catastrofiche. Evitare di  lasciare sole le famiglie dopo la nascita di un bambino è importante per agire sul sostegno sociale e psicologico da parte di tutte le figure che ruotano intorno alla famiglia: medico di base, pediatra, ostetrica.La prevenzione di ogni forma di abuso o maltrattamento minorile in generale e della SBS in particolare può essere effettuata attraverso il ricorso a diversi strumenti, tra cui: corsi di formazione per i genitori sul pianto dei neonati, per imparare a riconoscerlo e a gestirlo; una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi argomenti; un piano di sostegno/intervento di sollievo per le famiglie sopraffatte e per i genitori che si sentono in difficoltà nel prendersi cura del loro neonato.

I neonati vanno sempre maneggiati con delicatezza

La sindrome da scuotimento deriva sempre da un gesto volontario, reiterato e fatto con una certa forza. Tuttavia è importante che chi si prende cura del neonato conosca le informazioni basilari sul corretto modo di maneggiarlo. Vediamone alcuni esempi da applicare anche durante il pianto:

  •  per tutto il primo anno di vita, il capo va sempre sostenuto, evitando di lasciarlo ondeggiare o di fargli compiere scatti all’indietro o in avanti
  • quando si va in auto, inoltre, occorre tenere il bambino in un seggiolino adattato all’età, che sostenga adeguatamente capo e collo, per evitare i leggeri ma prolungati scuotimenti determinati dal movimento dell’auto
  • cullarlo nella carrozzina
  • fare un bagnetto rilassante
  • fasciarlo con un lenzuolo piegandogli gli arti in modo che ritorni nella posizione fetale

Ma se il pianto non si ferma e diventa davvero esasperante, la cosa migliore da fare, se non lo si riesce più a gestire e a sopportare, è lasciare il bambino in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato un certo equilibrio. O in alternativa, chiedere aiuto ad altri membri della famiglia o agli amici e, nei casi più importanti, far visitare il bambino a un medico, se ci sono dei dubbi sul suo stato di salute.

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