Accompagnare le future famiglie a intraprendere un percorso consapevole di genitorialità. Una riflessione che nasce anche dall’episodio della mamma di due gemelline che si è gettata nel Tevere. «Il parto è un momento magico ma innesca meccanismi protettivi di regressione», spiega la psicologa Valeria Augello
Assistenza alla coppia prima del parto e alla famiglia che si crea dopo, è fondamentale per un futuro sereno. Non è per nulla una frase fatta o chissà quale pensiero buttato qui. È un dato di fatto: le persone, le famiglie vanno aiutate, sostenute se vogliono aprirsi a questo aiuto. Potrebbe essere il caso del suicidio della donna di 38 anni, diventata da 6 mesi madre di due gemelle, che si è gettata nel Tevere. Un disagio, un senso di vuoto e di inadeguatezza alla vita con i figli e un palese distacco dalla realtà sono responsabili, con molta probabilità, di questa tragedia. Ecco che servono strutture e reti di professionisti che accompagnino i futuri genitori in un percorso di consapevolezza del passaggio dalla coppia alla triade familiare. Abbiamo chiesto cosa succede a una donna nella fase post partum dal punto di vista emozionale e psichico, alla dottoressa Valeria Augello, psicologa che da anni segue le coppie nell’iter di accompagnamento al parto e post.
«La nascita di un figlio coincide con la nascita di un nuovo ruolo, la cui interpretazione durerà per sempre. Sia che la gravidanza sia stata ricercata, sia quando la natura segue il suo corso naturale senza ascoltare la ragione, appena il corpo inizia a dare i primi segni legati al nuovo ospite, tutto l’universo inizia a riorganizzarsi. Alla donna e alla coppia servono adattamenti e riadattamenti emotivi forti durante tutte le fasi che precedono, accompagnano e seguono l’attesa.
Prepararsi durante l’attesa è fondamentale. l’ansia, che inevitabilmente si lega al parto, può essere sedata attraverso la conoscenza di tutti i meccanismi fisiologici e psicologici che lo rendono possibile».
Dottoressa Augello, prepararsi nei nove mesi di gravidanza contribuirà a un parto più consapevole e più “semplice”, proprio perché atteso con maggiori strumenti e conoscenze?
«Una mamma che durante i nove mesi è riuscita a concretizzare il suo bimbo come una parte di sé, diversa da se stessa, partorirà con meno difficoltà perché, dal punto di vista emozionale, avrà voglia di condividere con il mondo la sua creatura».
C’è anche una spiegazione a livello scientifico?
«Sarà anche predisposta a produrre meno ormoni legati alla paura e più ormoni dell’attaccamento, e ciò farà sì che lui trovi immediatamente il suo posto al mondo.
Il baby blues dei due giorni successivi al parto lascerà presto il posto alla gioia, colmando il divario ormonale».
Il parto: da momento magico a momento drammatico…
«Purtroppo non sempre tutto procede in maniera idilliaca, perché non sempre i pensieri evolvono in senso funzionale. Ecco perché diventa indispensabile creare percorsi di accompagnamento alla nascita e di supporto alla genitorialità.
Il parto è un momento magico ma innesca meccanismi protettivi di regressione, soprattutto quando emotivamente si è poco equilibrate, quando non si riesce a dare un senso agli avvenimenti passati e non si può contare su una rete di supporto adeguata, la nascita, la doppia nascita, di persona e di ruolo, diventa oppressione. Tra le strategie da poter utilizzare diventa semplicissimo scegliere l’annullarsi ed annullare».