Aborto, come elaborare il lutto

Aborto, come elaborare il lutto
Aborto, come elaborare il lutto

«Per elaborare un lutto dovuto a un aborto bisogna lasciar parlare i genitori del bimbo che non c’è più. Ed è importante che le persone vicine alla coppia non abbiano paura di parlarne. Le lacrime sono motivate e aiutano. Per superare il dolore lo si deve attraversare». Lo spiega la psicoterapeuta Loredana A. Messina

Dopo la gioia infinita alla vista del test di gravidanza positivo, nei primi tre mesi la preoccupazione maggiore delle donne è l’aborto spontaneo. Si tratta della morte in utero di un feto prima dell’età in cui potrebbe sopravvivere.

Il rischio di aborto è alto specialmente nelle prime gravidanze. A volte se avviene precocemente la donna può non accorgersene e interpretare l’aborto come una normale mestruazione. Altre volte può rendersene conto tramite perdite emorragiche oppure attraverso l’ecografia.

Essere davanti a un cuoricino che non batte più per una mamma è sempre doloroso e drammatico. Loredana A. Messina, psicologa e psicoterapeuta familiare, specializzata nella gestione e nella elaborazione del lutto, ci dà delle indicazioni su come affrontare un aborto. Psicologa al Buccheri La Ferla Fatebenefratelli dal 2012, è mamma di Georgia e dal 2013 presidente dell’Associazione Georgia che vuole sensibilizzare i professionisti che si trovano a gestire il dolore dei genitori che vivono momenti critici come aborti spontanei, morti peri e post natale.

Un aborto spontaneo. Un brutto momento da comunicare ai mancati genitori. Dottoressa Messina, con quali parole si dà una notizia del genere?

«Ancora oggi le mamme apprendono dell’aborto nel modo più sbagliato. I medici danno la notizia, ma purtroppo non hanno il tempo e nemmeno le modalità per trovare le parole giuste per una comunicazione così delicata. Questo ha effetti devastanti sulla mamma che si ritrova praticamente sola in questo momento».

Si tratta di situazioni “scioccanti” per la coppia, soprattutto per la donna…

«In genere le donne vivono un vero choc e hanno una sorta di incapacità di affrontare la notizia. Perché nel caso di un aborto avviene una traslazione repentina da un pensiero di vita a uno di morte. Quando una mamma si scopre incinta, già dal test di gravidanza, pensa subito al piccolo, alla vita che cresce dentro di sé e poi nasce. Rimane lontana o addirittura non è contemplata la possibilità che qualcosa non vada bene e lo perda».

C’è un dolore psicologico e uno fisico vero e proprio in caso di aborto…

«Quando parliamo di aborto dobbiamo ricordare che dopo la tredicesima settimana viene espletato un vero e proprio parto e ciò porta a una commistione bizzarra tra dolore fisico ed emotivo. Quello fisico viene inevitabilmente sopportato con molta difficoltà perché c’è un dolore emotivo che urla e non trova pace.

Il problema principale è l’elaborazione del lutto. Occorre che la mamma venga resa consapevole. Teniamo conto che si tratta di un bambino ideale che già esiste nella mente e quindi la mamma deve elaborare il lutto di un bimbo fisico e reale che aveva immaginato. A volte, anzi il più delle volte manca l’informazione base. La coppia deve sapere che se l’embrione ha meno di venti settimane si può portare a casa e seppellirlo. Una mamma deve essere a conoscenza di tutto per poter metabolizzare il lutto».

Come si fa a elaborare il lutto dopo un aborto?

«Uno dei fattori di rischio più alti è quello di sentirsi isolati. Mamma e papà si sentono incompresi nel loro dolore ed è come se non dessero dignità al dolore. E la situazione diventa ancora più pesante. Allora è utile sentirsi liberi di poterne parlare e “legittimare quel dolore” che non è qualcosa da tenere nascosto.

Tutti i lutti hanno un tempo e uno spazio. Nel caso di un aborto non c’è né il luogo dove andare a piangere né il tempo. Quindi manca qualcosa di concreto e questo rende difficile metabolizzare il lutto. Poter avere un luogo dove tenere in braccio il bimbo perso è fondamentale. Vedere il bimbo morto può aiutare a elaborare il lutto. Negli ospedali non esiste ancora una cultura di supporto e di sostegno psicologico e in Sicilia ad esempio il Buccheri La Ferla Fatebenefratelli è l’unico ospedale che offre il cosiddetto perinatal hospice. Si tratta di una modalità assistenziale che accompagna questi genitori “speciali”  sia nel processo fisico che in quello emotivo e vengono date tutte quelle informazioni che sul momento possono sembrare irrilevanti, ma che materialmente aiutano e creano, di per sé, un vissuto diverso e più digeribile. Per elaborare un lutto bisogna  lasciar parlare i genitori del bimbo che non c’è più. Ed è importante che le persone vicine alla coppia non abbiano paura di parlarne. Le lacrime sono motivate e hanno un ruolo ben preciso, aiutano; quindi non bisogna avere paura o vergogna di “crollare” emotivamente. Questo serve a far sì che dopo ci si rialzi. Voglio ricordare che per superare il dolore lo si deve attraversare, prima o poi si riconosce il dolore e si ha un crollo. Crollare è comunque sano».

L’associazione Georgia come aiuta le mamme?

«Georgia nasce per dare sostegno a tutti quei genitori che vivono con difficoltà le situazioni di perdita perinatale e post natale. Viene offerto uno spazio in cui i genitori possono avere un sostegno emotivo, mentale e informativo, allo scopo di ridurre il senso di solitudine e isolamento che questi vissuti creano.

Il nostro obiettivo è creare rete tra queste mamme. La condivisione aiuta a non sentirsi soli. Cerchiamo di trasmettere il messaggio che la donna mamma non ha nessuna colpa nell’aborto, non può e non deve sentirsi in colpa. Questo senso di colpa nasce dal fatto che la mamma sente di poter fare tutto e di proteggere i figli in toto. Con l’aborto prende consapevolezza dell’impotenza di quella situazione in cui lei non può far nulla se non accogliere con meno sofferenza possibile la perdita».

Un aborto cosa comporta a livello emotivo per una futura gravidanza?

«Gli effetti della perdita di un bambino in questa fase della vita, quindi durante la gravidanza o subito dopo il parto, ha degli strascichi anche sulle gravidanze successive, che vengono vissute con ansia e preoccupazione, o al contrario con noncuranza. In entrambi i casi sono dei momenti che vanno attenzionati anche perché basta poco per vivere una nuova gravidanza con serenità e in maniera positiva. La paura si può superare ma solo se accettiamo di vivere il dolore del bimbo che abbiamo perso».

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Lucia Porracciolo
Laureata in Scienze della comunicazione, fissata con il giornalismo e con i profumi. Da qualche anno mamma di Ester e di Clarissa. Dopo un’esperienza di stage a Tv 2000, e dopo aver lavorato per anni alle Acli a Roma, ho deciso di tornare in Sicilia. Nel 2012 mi sono trasferita a Palermo dove collaboro con Tele Giornale di Sicilia e Giornale di Sicilia. Qui ho conosciuto l'amore della mia vita, Sli, oggi mio marito. Papà stupendo. Quando si diventa genitori si scoprono le priorità della vita, il dono e la magia di vivere e far vivere.

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