Si chiama moxibustione, è una pratica terapeutica della medicina cinese che viene usata nel campo dell’ostetricia per aiutare i bimbi nel grembo materno a capovolgersi e a mettersi in posizione per un parto spontaneo
Quando si avvicina la data presunta del parto e all’ultima visita dal ginecologo il bimbo è ancora podalico, ovvero con la testa in alto piuttosto che in basso, le mamme diventano ansiose.
E sì, perché questa situazione fa presagire un taglio cesareo. Sono rari e pochi i casi in cui un bimbo nasce con parto naturale presentando il culetto e non la testolina e potrebbero essere rischiosi per mamma e nascituro. Allora si fa di tutto per favorire il capovolgimento del feto.
La pratica della moxibustione è diventata sempre più comune. Marzia Floridia, ostetrica libera professionista da 6 anni, ha ottenuto ottimi risultati praticandola alle gravide. Mamma di Maria, ama la medicina tradizionale cinese e la mette in pratica nella sua professione. Ci spiega meglio cosa è e quando va fatta la moxa.
Cosa è la moxibustione?
«La moxibustione, o moxa, fa parte dei vari approcci della medicina tradizionale cinese che personalmente abbraccio come modalità di cura. La praticava la mia maestra ostetrica e ritengo che sia utile ed efficace.
La medicina cinese si serve di piante, digitopressione e agopuntura. Ritenendola efficace e utile per la mia professione l’ho studiata e continuo a studiarla. Intanto diciamo che è una medicina antica e prevede l’applicazione del calore per risolvere problemi.
Dobbiamo immaginare l’organismo umano come una specie di autostrada, attraversata da grandi e piccoli canali, insomma grandi fiumi e loro affluenti. Questi canali sono quelli su cui si agisce con i metodi della medicina cinese, per esempio con l’utilizzo di aghi, o attraverso la coppettazione, che prevede l’uso di coppette in vetro che, per così dire, risucchiano calore o umidità da alcuni punti.
Si tratta di una tecnica usata anche per il capovolgimento dei podalici. In sostanza si scalda il mignolo che è il canale che conduce alla vescica. Questo canale conduce all’utero che, scaldato, indirizza il bimbo verso la parte calda e quindi lo invita a capovolgersi e arrivare con la testina nella parte bassa. È comunque un approccio terapeutico, quello della medicina tradizionale cinese, nonostante si utilizzino tantissimo le piante e le tisane».
Può essere praticata su tutte le donne? Non ci sono controindicazioni?
«La moxa è efficace su tutte le donne, non c’è nessuna controindicazione, non fa male né alla donna incinta né al feto».
Come si fa tecnicamente la moxibustione?
«Si utilizzano i sigari di artemisia vulgaris, una pianta ricca di tante proprietà che viene essiccata, compattata, e resa sigaro. Si accende con la fiamma e produce un odore che fa bene alle vie aeree, la medicina orientale la usa anche per risolvere problemi ai bronchi.
Così facendo si produce calore e fumo. Si applica sul punto esterno del mignolo inducendo così una stimolazione, un segnale alla struttura riflessa, nel nostro caso la vescica. Si fa proprio un’applicazione pulsatile, cosiddetta a becco di uccello. Poi si attende che il bimbo si muova e appena si muove si fa un’altra applicazione e si passa all’altro piede.
La prima volta mostro come si fa al papà perché va fatto una volta al giorno fino a quando il piccolo non si gira. Istruisco il papà affinché ci sia una sua partecipazione attiva. Questi trattamenti vengono insegnati ai genitori, perché servono anche per instaurare una piacevole comunicazione con il proprio bambino».
A partire da quale mese si fa?
«A partire dalla trentaquattresima o trentacinquesima settimana si può fare. La moxibustione può essere praticata fino al parto, perché può succedere che il bimbo dopo la moxa si sia posizionato, ma che ancora una volta si rigira tornando in posizione podalica».
Questa pratica può essere utilizzata anche in altri campi?
«Si, io la utilizzo anche per alleviare il dolore, i fastidi delle cicatrici da cesareo perché ho visto che è tanto utile, soprattutto se le mamme avvertono pizzichi dovuti alle aderenze sottocutanee. In sostanza con il calore si ammorbidiscono. In questo caso il calore si applica sulla cicatrice stessa. Di solito prima faccio un trattamento di manipolazione alla schiena che non è un massaggio, anche questa tecnica deriva dalla tradizione cinese.
Questo momento è utile, in quanto attraverso il tessuto capisco i blocchi e cosa sciogliere. Le ferite sono interruzioni energetiche, ma anche di nervi, muscoli. Quindi preferisco fare questo trattamento prima della moxibustione, così rendo la parte più ricettiva e poi inserisco il calore. In questa tecnica e in generale nel nostro lavoro è importante ascoltare le donne. Loro si raccontano ed è più facile entrare in sintonia, capire le loro paure, le loro esigenze».