Episiotomia: un “aiutino” o un taglio di troppo?

episiotomia gravidanza

Episiotomia: un “aiutino” o un taglio di troppo? Tutto quello che c’è da sapere sul “taglietto”  

Troppo spesso, nell’immaginario collettivo, quando si pensa al momento del parto si dà per scontato che, per favorire l’uscita del bimbo, sia necessario e routinario praticare quello che viene comunemente chiamato “taglietto”. La donna crede che sia scontato che i propri genitali durante il parto debbano subire l’episiotomia, perché “altrimenti come riuscirebbe a passare di lì il bambino?”.

Ma è davvero così scontato?

L’episiotomia è la procedura ostetrica più comunemente utilizzata durante il parto vaginale e consiste in un taglio praticato, mediante l’utilizzo di forbici, su vulva e vagina. Per anni è stata praticata come intervento di routine, senza che vi fossero prove reali della sua efficacia, spinti dal credere che “tagliare indiscriminatamente il perineo di tutte le donne durante il parto” potesse determinare il diminuire di problemi di incontinenza fecale e urinaria nel post parto.

Cosa dicono le evidenze scientifiche?

Negli anni, numerosi studi hanno mostrato come la pratica routinaria del “taglietto” non abbia in realtà nessun beneficio: al contrario, è stato dimostrato come questo “finto aiutino” possa creare problemi alla donna, specialmente nel post parto.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha condannato l’uso routinario dell’episiotomia e ha specificato che il suo ricorso dovrebbe limitarsi al 5% dei casi, ossia solamente quelle situazioni in cui vi è una sofferenza fetale acuta durante la fase espulsiva del parto.

Eppure i tassi di episiotomia sono ancora alti (60-70% in Italia) e sono ancora tante le donne che vengono sottoposte al “taglietto” senza che ve ne sia un reale motivo.

L’episiotomia non va fatta… ma allora perché così tante donne la subiscono?

Alla base di questo largo utilizzo vi è fondamentalmente la convinzione che la riparazione (sutura) di un’episiotomia, i cui margini sono precisi e netti, dia esiti più vantaggiosi di un’eventuale lacerazione spontanea, di solito con margini irregolari.

Altro punto è la convinzione che se la testa rimanga troppo tempo a esercitare pressione sul perineo durante il parto si possa avere un aumento di incontinenza fecale e urinaria.

Ad oggi nessuna delle due ipotesi è stata confermata da studi, pertanto nella stragrande maggioranza dei casi siamo di fronte a un taglio di troppo, che può determinare dolore nei giorni successivi al parto, una ripresa più lenta e difficoltosa dei rapporti sessuali e una maggiore perdita di sangue. C’è inoltre da dire che, rispetto a una lacerazione spontanea del perineo che raramente interessa la parte profonda muscolare e sottocutanea, l’episiotomia è un taglio profondo e non indifferente.

Cosa fare per ridurre il ricorso al “taglietto”?

Ci sono varie strategie che possono essere messe in atto per rendere il perineo più elastico, per ridurre la probabilità di sofferenza fetale e per far sì che il perineo si adatti gradualmente alla discesa del bimbo.

Tra questi ricordiamo l’utilizzo del movimento libero e di alcune posture, che aumentano lo spazio a livello del bacino favorendo la discesa del piccolo. Importante evitare l’utilizzo della posizione litotomica (sdraiata sul lettino), che non favoriscono il rilassamento del perineo e la distensione dei tessuti. Molto utile può essere l’applicazione di compresse (panni e/o garze) caldo umide sul perineo da parte dell’ostetrica: questo permette una maggiore distensione dei tessuti, ma anche un migliore contenimento del dolore. Da evitare le spinte con sforzi prolungati nel tempo (6-7’), a glottide chiusa e in posizione supina: questa “modalità di spinta” è molto più associata a alterazione del battito cardiaco del bimbo, con conseguente necessità di accelerare i tempi e, quindi, di praticare l’episiotomia.

Evitare inutili e superflui “taglietti” sul perineo della donna, preservandone l’integrità, è indice di profondo rispetto da parte del personale sanitario. Smettere di chiamarlo “aiutino” e “taglietto” può essere il primo importante passo per essere consapevoli di come l’episiotomia sia una vera e propria incisione chirurgica, con i suoi risvolti non indifferenti, da limitare a rarissime situazioni di urgenza.

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Rossella Russo
Passione, dono, accoglienza, ascolto, rispetto, sostegno, accompagnamento e amore: essere ostetrica è per me, prima di tutto, una missione. Ho conseguito la laurea in Ostetricia e ho deciso di frequentare un Master a Modena in “Autonomia dell’ostetrica nella gestione di gravidanza, parto e puerperio a basso rischio”, che mi ha permesso di confrontarmi con la nascita già in Emilia Romagna. Ho deciso di intraprendere questa professione da libera professionista per ridare alla figura dell’ostetrica il suo profondo e reale ruolo di custode della nascita. Dopo il primo periodo trascorso lontano da casa ho sentito il bisogno di portare il mio sostegno alle famiglie della mia Terra e sono tornata a Palermo. Poiché credo molto nell’importanza dell’esercizio fisico in tutti i momenti della gravidanza e nel post parto ho affinato la mia formazione conseguendo il titolo di insegnante di acquamotricista pre e post natale e di massaggiatrice certificata infantile A.I.M.I. Sono attualmente in formazione presso il Movimento Internazionale del Parto Attivo (MIPA) per conseguire il titolo di educatrice perinatale. Svolgo il mio lavoro da libera professionista a livello territoriale, avendo cura di entrare, con silenzioso rispetto, nelle case e nei cuori delle mamme che decidono di avermi al proprio fianco. Credo fortemente nella centralità della donna nell’evento nascita e le sostengo affinché possano scoprirsi nella propria istintiva bellezza. La collaborazione con Professione Genitori è un’ulteriore strumento per promuovere il benessere globale della famiglia, rispettando la naturalità di ogni processo e stimolando la piena e profonda consapevolezza dell’essere donna, attraverso la divulgazione di informazioni corrette.

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