Gonfiore alle gambe e alle caviglie in gravidanza, è quasi fisiologico è succede a molte donne, soprattutto nell’ultimo trimestre. Attenzione però che il gonfiore non sia indice della gestosi
Numerose malattie e condizioni possono predisporre alla gestosi, è necessario dunque che la futura mamma conosca bene il proprio corpo e la condizione fisica pre gravidanza.
L’eccessivo peso, ipertensione arteriosa, diabete, fattori genetici, fumo, gravidanza gemellare, avanzata età della mamma, possono predisporre maggiormente alla manifestazione della gestosi chiamata anche preeclampsia.
Gaspare Amodeo, ginecologo presso Villa Serena spiega cosa è e come prevenirla o comunque curarla.
«Si tratta una malattia che ha tre sintomi principali: edemi quindi gonfiori, la proteinuria (presenza di proteine nelle urine) e aumento della pressione arteriosa. Questi sintomi per anni hanno caratterizzato la diagnosi della gestosi, anche se ultimamente il gonfiore non è più considerato elemento diagnostico fondamentale perché spesso la maggior parte delle gravide hanno piedi e caviglie gonfie.
Bisogna quindi distinguere edemi non patologici ovvero quelli che compaiono durante la giornata quando ci si mette in movimento e scompaiono quando ci si mette a letto. Quindi si è in presenza di gestosi quando a edemi importante si associa la perdita di albumina con le urine e c’è un aumento della pressione arteriosa.
I rischi a cui va incontro la gestante sono alti se la patologia non viene controllata, ma oggi con i gli esami che si fanno è difficile arrivare a situazioni estreme. Basta controllare la pressione e fare le analisi delle urine.
Un argomento importante è la prevenzione della gestosi, cosa si può fare? Intanto avere una condotta alimentare corretta e uno stile di vita adeguato. Per esempio il peso eccessivo all’inizio della gravidanza e la pressione alta sono fattori di rischio importantissimi.
Una donna che si avvia a concepire deve mettere in conto di essere in ottimali condizioni fisiche. Quindi si ad attività in palestra, passeggiate e bisogna puntare a una elevata qualità dell’alimentazione».