Cambiano gli equilibri e i neo genitori devono affrontare l’arrivo di un bebè dal punto di vista emotivo e pratico. Il test di gravidanza è uno spartiacque tra il passato di una coppia e il futuro. I ricordi di momenti bellissimi, come il parto, si alternano con paure e dubbi
Per aiutare le mamme e i papà alle prime armi abbiamo chiesto qualche consiglio alla psicologa Valeria Augello, che organizza corsi di preparazione al parto e di accompagnamento alla nascita alla Clinica Candela di Palermo
La gravidanza e il suo post mutano palesemente il corpo di una donna. Quali sono i consigli per convivere con questi cambiamenti?
«La linea rosa che appare sul test di gravidanza apre un mondo, fatto di cambiamenti fisici, ormonali ed emotivi spettacolari. Ogni periodo è interessato da cambiamenti differenti che si esprimono e che riflettono stati d’animo diversi. Durante il primo trimestre può accadere di trovarsi impegnate nell’accettazione della gravidanza stessa.
Anche se è un fatto programmato e atteso, inevitabilmente si innescano alcuni processi di ambivalenza, connessi alla diade accettazione/rifiuto, che si esprimono attraverso le manifestazioni somatiche tipiche dei primi mesi, quali le nausee, le intolleranze alimentari, o le crisi di fame.
Potrebbe essere utile, per esempio il supporto di un nutrizionista e ricorrere a tecniche di relax.
Nel secondo trimestre, il corpo inizia a cambiare visibilmente, e questo potrebbe generare paura di non piacere/piacersi unite anche alla comparsa delle prime forme di ansia legate al parto, ma i movimenti fetali, suscitano maggiori sensazioni di gioia e aiutano a superare il cambiamento fisico.
In questi mesi il controllo emotivo è più difficile e le esigenze affettive aumentano notevolmente, io consiglio ai papà di entrare in azione con le super coccole.
L’ultimo trimestre è caratterizzato dalla paura del parto, che comporta un distacco faticoso, sia dal punto di vista psichico che dal punto di vista fisico.
In questa fase può risultare proficuo parlare e confrontarsi con altre neomamme, o con operatori esperti, che forniscano il supporto e il contenimento emotivo necessari per consegnare, finalmente, il bambino al mondo».
E qui che potrebbe iniziare la depressione post partum?
«L’arrivo del fagottino potrebbero portare alcune condizioni depressive di diversa entità.
Gli studi legati a questo calo dell’umore individuano due maggiori elementi scatenanti:
- l’oscillazione ormonale (ad es. l’abbassamento dell’estrogeno);
- il cambiamento nello stile di vita.
Questa condizione, a volte rintracciabile anche nei neo papà, chiamata Baby Blues potrebbe durare qualche giorno, ma se di base si è emotivamente equilibrate, se l’ambiente intorno funge da sostegno, se i pensieri non diventano troppo rigidi, la dimensione emotiva troverà subito un riequilibrio».
Quindi, niente paura, è un fenomeno molto diffuso ma gestibile con opportuni accorgimenti: per prima cosa occorre conoscerlo e ri-conoscerlo quando si presenta, poi affrontare i sintomi con la prospettiva che si risolveranno in pochi giorni e, infine, cercare collaborazione e sostegno nel partner e nelle persone con le quali si è legati affettivamente e, nel caso occorra, consultare uno psicologo».
Il ritorno a casa dopo il parto è un momento atteso e familiare, ma a volte può essere turbato da paure della coppia per la gestione del bebè. Come aiutare i neo genitori dopo l’arrivo di un bebè?
«La nascita di un bambino coincide, sempre, con la nascita di nuovi ruoli per tutte le persone che lo circondano. La donna diventa mamma, suo marito papà, i genitori di entrambi nonni, se c’è già un figlio diventa fratello o sorella maggiore.
Il rientro a casa coincide anche con il passaggio da un ambiente, comunque, protetto, come quello dell’ospedale, o della clinica, ai comfort della propria dimora, riorganizzata in funzione di questa new entry e di questi nuovi ruoli. Tutto cambia velocemente, le nascenti dinamiche, sia di coppia che familiari, richiedono adattamenti e riadattamenti forti, soprattutto, dal punto di vista emotivo.
Questa grande gioia, però, contemporaneamente si veste di preoccupazioni condivise e condivisibili all’interno di tutte le coppie neogenitoriali.
Alcune domande sembrano da manuale: “…ma sono in grado di prendermi cura di questa creatura?” – “come faccio a distinguere i suoi bisogni?” – “come posso continuamente controllare se respira in maniera regolare?” – “perché tutti ne sanno più di me?”
Per rispondere a queste domande non ci sono regole da seguire. La via migliore, è lasciarsi guidare dall’istinto senza mai tralasciare il compendio tra competenza ed emotività. Io suggerisco sempre alla famiglia di affrontare questa prima fase dedicando il tempo alla conoscenza della triade, entrando in relazione con il bambino e con la nuova condizione legata all’essere mamma e papà.
Cercando sempre di sintonizzarsi sui bisogni reciproci e sulle sensazioni ad essi correlati, senza mai utilizzare posizioni di chiusura o restrittive e senza mai tralasciare il confronto con il pediatra o con altre figure professionali specializzate».
Per quanto riguarda, invece, la gestione del concreto: uniamo le forze. Ancora una volta bisogna cercare di non isolarsi, al contrario lasciarsi aiutare dalla famiglia nella gestione del quotidiano; ciò servirà per compensare la mancanza di sonno, gestire meglio i lavori domestici e consentirà di continuare a mantenere uno spazio rigenerante e vitale per se stessi e per tutti».
Le notti insonni sono un serio problema per mamma e papà, lei cosa consiglia per contrastare la stanchezza?
«Per contrastare la stanchezza, così come sottolineato prima, occorre chiedere o accettare l’aiuto degli altri. Ciò non svalorizzerà il ruolo di mamma o di papà, al contrario porrà le basi per una relazione più serena e sicura. Condividere la gestione del neonato e l’organizzazione familiare farà emergere sinergie ed amore e, gioverà a tutta la famiglia.
Altra strategia, importante in questa fase, per arginare le stanchezze, per esempio potrebbe essere quella di razionalizzare le visite di parenti e amici, in quanto sottraggono molto tempo a quel poco tempo che resta per riposare.
Certo tutti vogliono partecipare alla gioia legata ad una nuova nascita, e tutti starebbero ore in adorazione di un neonato, ma porre un gentile limite non rappresenta una mera scortesia, anzi consente di poter avere l’esclusiva».
L’arrivo di un bebè monopolizza l’attenzione e il marito potrebbe sentirsi trascurato e poco coinvolto, come evitare questo?
«Dopo la dolce attesa, dopo lo stress del parto, dopo lo stabilizzarsi del tono dell’umore è bene ricordarsi che l’amore all’interno della coppia viene rinsaldato dal nuovo arrivo, non dimenticato, trascurato o annullato.
Solitamente se durante i mesi di gestazione non si sono avuti cambiamenti importanti nella sfera emotiva e sessuale, la coppia non è destinata a vivere grandi disequilibri. Nel caso contrario bisogna veramente iniziare un riavvicinamento graduale di queste due sfere così intimamente connesse».
Posso solo suggerire alle neo mamme di non vivere la gravidanza come un momento solo proprio, ma di cercare di condividere con i propri compagni continuamente emozioni e sensazioni corporee che loro, per natura, non riescono ad afferrare completamente.
Un marito coinvolto totalmente nell’arrivo del suo piccolo difficilmente sarà un marito che possa sentirsi trascurato, al contrario vivrà la gravidanza e la nascita come protagonista, ed io credo che se lo meriti. Il figlio viene concepito in due, ci si prepara insieme al suo arrivo, durante il parto ognuno fa la sua parte, e poi i cuccioli vengono accuditi da due genitori. Come sentirsi esclusi»?