L’autismo è un disturbo che si manifesta entro i primi tre anni di vita, i sintomi sono diversi e variano da caso a caso. «Il bambino ha difficoltà a comunicare con gli altri e a comprendere le espressioni, gli atteggiamenti, lo stato d’animo e il pensiero altrui», spiega la psicoterapeuta Claudia Galiano. Non ci sono cure però esistono metodi riabilitativi che migliorano la vita del bimbo
L’autismo è una delle patologie che angoscia di più i genitori. Il bambino autistico grazie a terapie eseguite da figure esperte, appositamente formate riesce a condurre una vita migliore e “normale”, però è necessario che sia seguito da specialisti. Molti genitori nei primi mesi di vita dei figli si insospettiscono su alcuni atteggiamenti e si allarmano spesso vanamente. È importante affrontare questo periodo con serenità ed essere lucidi per non ingigantire situazioni di normalità, né sottovalutare situazioni più delicate. Claudia Galiano, psicologa e psicoterapeuta, mamma di Nicolò ci spiega cosa è l’autismo, quali sono i sintomi e come conviverci.
Dottoressa Galiano cos’è l’autismo?
«L’autismo è un disturbo dello sviluppo che impedisce a chi ne è affetto di interagire in maniera adeguata con le persone e con l’ambiente. Coinvolge prevalentemente tre aree: comunicazione (verbale e non); interazione sociale; e comportamenti, attività e interessi ristretti. Esistono varie forme di autismo, caratterizzate da una sintomatologia più o meno grave, perciò ogni bambino che ne è affetto è diverso dagli altri con la stessa patologia».
Come si manifesta l’autismo e quali sono i campanelli di allarme?
«L’esordio del disturbo avviene entro i primi tre anni di vita, ma i sintomi nello specifico non sono uguali per tutti i bambini, essi variano a seconda della gravità del disturbo. In linea generale, l’autismo si manifesta con un atteggiamento di chiusura nei confronti degli altri, dunque con una grande difficoltà a comunicare con gli altri e a comprendere le espressioni, gli atteggiamenti, lo stato d’animo e il pensiero altrui. In poche parole il bambino non interagisce adeguatamente con le persone che ha intorno, rifiuta il contatto fisico, non gioca, non sorride, non utilizza lo sguardo nella comunicazione, non mostra emozioni e tende ad isolarsi e a disdegnare la compagnia dei coetanei.
Esistono dei possibili campanelli di allarme soprattutto in riferimento alla relazione con le principali figure di riferimento. I bambini autistici manifestano nei primissimi anni di vita un certo distacco dalla madre, a differenza della quasi totalità dei bambini che invece vivono la mamma come la principale figura di accudimento.
Nello sviluppo del bambino autistico si nota la mancanza di una reazione quando la madre si allontana o quando ricompare; difficilmente il bambino tende le braccia alla madre per essere preso in braccio; o cerca il suo aiuto per raggiungere un oggetto; o mostra il desiderio di giocare con lei.
Questi campanelli di allarme non sempre si manifestano, in alcuni casi il bambino pare seguire uno sviluppo lineare e improvvisamente iniziare a manifestare sintomi riconducibili all’autismo».
Quali sono le caratteristiche di un bambino autistico?
«È difficile definire le caratteristiche di un bambino autistico, proprio perché, secondo quanto detto prima, ciascun bambino è unico e manifesta la patologia in modo assolutamente personale. Certamente possono essere presenti nella maggior parte dei bambini difficoltà nella comunicazione e nelle interazioni sociali, interessi ristretti, ma anche la presenza di stereotipie motorie (come per esempio dondolarsi o sfarfallare le mani) e sensibilità sensoriali (per esempio fastidio al tocco o ai rumori). I bambini autistici possono presentare anche disturbi del sonno, disarmonie motorie, difficoltà cognitive, scarsa autonomia personale e sociale, autolesionismo, aggressività».
Quali sono le cause dell’autismo?
«Nel corso degli anni sono state avanzate molte ipotesi sulle possibili cause dell’autismo, ad oggi l’ipotesi più accreditata prevede che elementi genetici e ambientali agiscano nelle fasi precoci dello sviluppo del bambino, durante la gravidanza, o durante i primi anni di vita. Tra i fattori ambientali per esempio viene posta l’attenzione all’esposizione delle madri durante la gravidanza ad infezioni virali o a sostanze chimiche».
Esistono cure?
«L’autismo persiste per tutta la vita, non ci sono cure che possano portare alla guarigione. Esistono però dei metodi riabilitativi che migliorano significativamente la qualità della vita di questi bambini, specie se applicati nei vari contesti in cui il bambino è inserito. Tali metodi favoriscono l’autonomia, consentono di apprendere abilità, competenze e modelli relazionali che aiutano i bambini ad adattarsi meglio al mondo circostante. Il successo di tali tecniche è strettamente connesso al lavoro sinergico dei terapisti, degli insegnanti e della famiglia, in modo che i vari apprendimenti siano estesi nei vari contesti di appartenenza del bambini».
C’è una correlazione tra vaccini e autismo?
«Non esiste alcuna relazione, evidenziata da prove scientifiche, tra autismo e vaccini. Si tratta, secondo la comunità scientifica, solo di una coincidenza temporale tra l’esordio della patologia e il richiamo di alcuni vaccini, in particolare il trivalente».
Autismo e apprendimento. Un bimbo autistico che va a scuola come andrebbe seguito?
«I bambini affetti da questo disturbo necessitano di strategie specifiche che ne favoriscano gli apprendimenti. Occorre ricordare che la mente dei bambini autistici è caratterizzata da concretismo, cioè in grado di comprendere i messaggi dell’altro in senso letterale, senza possibilità di cogliere l’implicito o il sotteso. Per tale ragione è auspicabile rivolgersi a loro attraverso messaggi chiari e diretti, ancora meglio se rinforzati da immagini. In classe è infatti opportuno utilizzare prevalentemente un canale visivo, avvalendosi di schemi, tabelle, immagini o utilizzando dispositivi come PC o tablet.
Molto importante è anche la relazione che il bambino instaura con l’insegnante di sostegno o con l’operatore specializzato (figura professionale con formazione specifica presente nelle scuole a supporto e integrazione del lavoro dell’insegnante di sostegno). Molti bambini autistici mostrano forti difficoltà a stabilire e mantenere un contatto visivo con le persone che entrano in relazione con loro, pertanto è necessario che i professionisti che si occupano dell’apprendimento stabiliscano con il bambino un contatto oculare e lo spronino a fare altrettanto. Inoltre i bambini autistici spesso hanno rituali ed abitudini molto rigidi, tali da scatenare improvvise crisi e scoppi d’ira come reazione ad un eventuale tentativo di rottura dei propri schemi. Dunque è necessario rispettare i tempi del bambino e non richiedere troppi cambiamenti improvvisi, così come strutturare la sua giornata scolastica (e non solo) in modo chiaro, pianificando in anticipo le attività».