Quando si parla di bagnetto del neonato, molto spesso si dà poca importanza all’aspetto di benessere psicologico che da esso ne può derivare. Ci si preoccupa di quali detergenti usare, di come e quando fare il bagnetto, tralasciando l’importanza che l’acqua ha nel massaggiare il piccolo. Specialmente nei primi mesi di vita, l’esperienza del bagnetto è un’ottima occasione per concedere al piccolo un intenso momento di rilassamento, rievocando in lui sensazioni tipiche della vita intrauterina
L’acqua: elemento di contatto con la madre
La vita intrauterina, il contatto col liquido amniotico, il massaggio esercitato dal liquido dentro l’utero, la sensazione di contenimento e di calore sono tutte esperienze che rimangono impresse sulla nostra pelle, che faranno parte della nostra storia, per sempre. Si tratta di emozioni e sensazioni che appartengono a quell’esistenza che non riusciamo a ricordare, ma che ci appartiene e che condiziona il codice genetico, il carattere, l’intera vita.
In utero si pongono le basi della relazione con la propria mamma: avvolti dal silenzio uterino, gli unici suoni percepiti sono quelli materni (voce, battito cardiaco, gorgoglii intestinali), attraverso i quali si conosce sempre più la propria madre e la si sente sempre più come “luogo familiare”, che dà sicurezza e protezione.
Acqua che culla, che scalda, che protegge, che massaggia, che abbraccia, che rassicura: per il bimbo, la vita in utero è tutto questo e molto di più.
Il “ricordo” della vita intrauterina
La psicologia prenatale è relativamente recente: infatti, se fino a qualche tempo fa si credeva che il bimbo messo al mondo fosse un essere vuoto, una tabula rasa, gli ultimi studi invece mettono in risalto come il bambino possieda grandi capacità già nella vita intrauterina.
Sin dalla vita intrauterina, il bebè possiede un’elevata sensibilità e delle grandi capacità psicologiche e neurofisiologiche. Il ricordo che si ha della propria vita intrauterina è del tutto inconsapevole, ma resta perennemente scritto nell’imprinting genomico, ma soprattutto caratteriale, andando a influenzare la vita futura.
Un bebè alla nascita possiede già un proprio bagaglio di esperienze e sensazioni vissute dentro l’utero, emozioni che possono essere rievocate in determinate situazioni, concedendo un piacevole ritorno al benessere. E’ come se, stimolando maniera specifica i nostri sensi, il nostro corpo riuscisse a far riaffiorare sensazioni che appartengono alla vita vissuta dentro il corpo della propria madre. Ogni momento della vita intrauterina e della nascita stessa diviene, quindi, parte costitutiva del proprio “Io”.
Il massaggio dell’acqua
Durante tutta la vita intrauterina, il bebè viene sottoposto a un continuo e dolce massaggio, dovuto al movimento ondulatorio del liquido amniotico, influenzato dai movimenti che la mamma compie quotidianamente. Il liquido amniotico cambia il proprio moto non solo in base al movimento della mamma, ma anche in base alle vibrazioni che il battito cardiaco e la voce di quest’ultima hanno sul liquido stesso. Pertanto, il bimbo avrà la possibilità di sperimentare tanti tipi diversi di massaggio acquatico in utero, sperimentando sensazioni intense o dolci e leggere.
A fine gravidanza, inoltre, il massaggio viene esercitato, oltre che dal liquido amniotico, anche dalle pareti uterine che, contraendosi, accarezzano dolcemente l’intero corpo del bimbo.
Il massaggio sperimentato in utero sarà per il bebè sempre sinonimo di casa.
Un bagnetto emozionale: cosa usare?
Consapevoli della memoria impressa sulla pelle di ogni neonato, il bagnetto quindi può diventare un momento molto intenso. Ancor più che occasione di “pulizia”, il bagnetto nei primi mesi di vita ha un ruolo fondamentale per concedere al bimbo la possibilità di sentirsi nuovamente protetto, accolto, abbracciato come in utero.
Per far sì che si parli di bagnetto emozionale, il presupposto è che il genitore sia disposto a concedere del tempo unicamente al benessere proprio e del proprio bimbo.
E’ bene preparare con cura l’ambiente: molto utile scegliere la musica giusta (magari la musica ascoltata in gravidanza), creare l’atmosfera con luci soffuse (evitando luci dirette sul bimbo) o, ancora meglio, quasi al buio, evitare correnti d’aria ed eccessiva umidità.
Scegliere il momento più opportuno in cui concedersi questo bagnetto rilassante: il bimbo deve essere disponibile e ogni suo bisogno deve essere soddisfatto (non deve essere né affamato né assonnato).
Preparare 2 teli per avvolgere il bimbo e controllare che la temperatura dell’acqua non sia né troppo calda né troppo fredda (intorno ai 36 °C). E’ bene utilizzare una vaschetta che permetta al bimbo di sentirsi contenuto, ma non limitato (per questo motivo non è conveniente utilizzare vaschette con riduttore). Si può anche scegliere di fare il bagno insieme al proprio bimbo, usando una vasca per adulti: in questo caso, l’esperienza viene arricchita dalla vicinanza del genitore, che si rilassa insieme al piccolino.
Ripercorrere tutte le emozioni: come fare?
Dopo aver spogliato delicatamente il bimbo, lo si avvolge in un telo coprendo bene tutto il corpo e lasciando scoperto solo il viso. A questo punto, lo si immerge gradualmente e dolcemente in acqua. La sensazione del telo che avvolge il corpo rievocherà nel piccolo la sensazione di contenimento delle pareti uterine; l’immersione in acqua rievocherà il massaggio del liquido amniotico.
Dopo aver immerso il bebè, lo si inizia a muovere dolcemente in acqua, facendo in modo che il movimento dell’acqua eserciti il massaggio in tutto il corpo. Possiamo muoverci lentamente o in maniera più decisa: sta al genitore scegliere il proprio ritmo, sulla base della reazione del bebè; diventa così una dolce danza in acqua.
Dopo aver fatto sperimentare con la sensazione di avvolgimento del telo, si può scegliere di togliere dolcemente il telo stesso e di continuare col massaggio acquatico: in questo modo porteremo il bimbo a sperimentare la sensazione di libertà avuta nelle prime fasi della vita intrauterina, quando ancora non percepiva su di sé l’addossarsi delle pareti uterine.
Dopo aver concesso quest’esperienza unica al bebè (che spesso riesce ad addormentarsi in acqua), è bene portare fuori dalla vaschetta nel modo più dolce e graduale: come la nascita è un momento di lento passaggio e adattamento, così deve essere la fine del bagnetto emozionale.
Nutrire le emozioni
Dare al proprio bimbo la possibilità di sperimentare il ritorno in utero significa nutrire le sue sensazioni, emozioni, alimentare la sua memoria.
Mantenere viva la memoria di quel “caldo oceano” è nutrimento per l’anima!