La pediatra Elena Uga fa luce sui sintomi della celiachia nei bambini, sulla dieta che devono seguire, sulle buone abitudini e stili di vita da adottare. «La celiachia non è un’allergia, ma è una malattia autoimmune. Ecco cosa consiglio ai genitori»
La celiachia negli ultimi anni si è diffusa in modo esponenziale negli adulti e nei bambini.
Il glutine, presente nei farinacei, quindi grano e derivati, è il “grande nemico” dei celiaci. Oggi esistono varie e valide alternative, che permettono di vivere serenamente la propria alimentazione a casa e fuori. Nell’opinione pubblica e nel settore della ristorazione c’è maggiore sensibilità rispetto al passato, ma bisogna non sottovalutare la contaminazione dei cibi, senza però estremizzare il problema.
Oggi per diagnosticare la celiachia nei bambini, non occorre più, necessariamente la gastroscopia. Su questo abbiamo interpellato Elena Uga, pediatra che si occupa di allergologia, allattamento e ambiente, che lavora presso l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, è membro dell’Associazione culturale pediatri, oltre che collaboratrice della rivista Uppa. Ha tre figlie, Cecilia, Caterina e Costanza.
Dottoressa Elena Uga, celiaci si nasce o si diventa?
«Si nasce con una predisposizione genetica per la celiachia, infatti la percentuale di celiaci aumenta fra i famigliari, ma la predisposizione non basta. Se si è predisposti (e solo in questo caso) in qualsiasi momento della vita un qualche fattore non ancora noto può scatenare lo sviluppo della malattia. Quindi si può diventare celiaci a qualsiasi età».
In poche parole cosa è la celiachia?
«La celiachia innanzitutto non è un’allergia come molti pensano, è una malattia autoimmune scatenata dal contatto con il glutine. Mangiando glutine nei soggetti celiaci si sviluppa una reazione immunitaria che causa infiammazione all’intestino e, a causa del cattivo assorbimento di molte sostanze fondamentali per il funzionamento del nostro organismo, può causare problemi a livello di molti organi e apparati.
Un celiaco che non rispetta la dieta oltre ai sintomi acuti rischia negli anni molti problemi gravi, il più grave dei quali è lo sviluppo di linfoma intestinale».
La celiachia nei bambini, nella maggior parte dei casi, a che età si manifesta? Come avviene la manifestazione?
«Non c’è un’età in particolare, può svilupparsi a qualsiasi età, ovviamente dopo che il bambino ha iniziato ad assumere glutine. Talora la celiachia può manifestarsi in seguito ad eventi acuti, come ad esempio una gastroenterite, ma nella maggior parte dei casi l’insorgenza è più subdola.
I sintomi classici e più facili da riconoscere sono quelli intestinali, dolori addominali e scarsa crescita, ma come già detto la celiachia può colpire anche altri apparati e non sempre ha sintomi intestinali, può essere scoperta anche in seguito ad anemia o alterazione degli enzimi epatici. Nell’adulto e nel ragazzo più grande anche disturbi ormonali legati al ciclo mestruale o problemi di fertilità possono essere spie di celiachia così come la cefalea».
Lo svezzamento per un bambino che ha casi di celiachia in famiglia che regole deve seguire? Alcuni pediatri suggeriscono di inserire il glutine oltre l’anno di vita e altri no. Lei cosa pensa?
«È dimostrato che non ci sono regole da seguire, il glutine va introdotto con i cibi solidi intorno ai sei mesi come in tutti i bambini. Alcuni studi sembrano evidenziare che la prosecuzione dell’allattamento materno dopo l’introduzione dei cibi solidi e del glutine possa essere un fattore protettivo per lo sviluppo di celiachia».
Ci sono campanelli di allarme che i genitori non devono sottovalutare?
«Dolori addominali sospetti, scarsa crescita, anemia e stanchezza inspiegate. In ogni caso la celiachia è una malattia variegata e a volte subdola, quindi è importante portare il bambino ai canonici bilanci di salute dal pediatra e segnalare dubbi e perplessità.
Per i bimbi famigliari di primo grado di celiaci in cui sia stata appurata la predisposizione genetica bisogna controllare gli esami del sangue ogni 2-3 anni anche in assenza di sintomi».
Un bambino celiaco come può convivere a scuola, nell’ambito delle feste e della ricreazione?
«Come tutti gli altri, i bambini sono perfettamente in grado di capire e di gestirsi, quindi il piccolo saprà cosa può e non può mangiare, ovviamente se molto piccolo con la supervisione degli insegnanti.
Il bambino celiaco che rispetta la dieta non è malato e ha il diritto di essere inserito in tutte le attività che praticano gli altri bambini»
L’unica cura per la celiachia nei bambini è la dieta priva di glutine, quanto bisogna stare attenti alla contaminazione?
«La quantità di glutine che può scatenare infiammazione nell’intestino del soggetto celiaco è molto piccola, 20 mg, quindi bisogna stare molto attenti. D’altro canto però un approccio eccessivamente “terroristico” e basato su informazioni scorrette costringe i celiaci a sentirsi e a vivere come degli emarginati.
Le etichette degli alimenti sono molto chiare, viene riportata anche la possibile presenza di tracce di glutine, quindi basta imparare a leggerle attentamente.
Per quanto riguarda stoviglie e posate basta siano ben lavate e per l’alimentazione fuori casa se il ristorante è certificato ancora meglio, altrimenti è importante chiedere non solo cosa contiene il piatto, ma anche come viene cucinato, ad esempio se le patatine vengono fritte a parte o insieme a bistecche o altri cibi impanati».
Quali esami fare nei casi sospetti di celiachia nei bambini?
«Nel sospetto di celiachia vengono dosati con un prelievo di sangue degli anticorpi particolari che si chiamano tranglutaminasi, se il risultato è positivo è necessario confermare la diagnosi con una gastroscopia, anche se le ultime linee guida pediatriche permettono di fare diagnosi senza gastroscopia, se i valori di transglutaminasi sono 10 volte superiori ai valori soglia in contemporanea alla conferma di predisposizione genetica e di altri anticorpi che si chiamano EMA».