«Le convulsioni febbrili nei bambini sono crisi compulsive che possono verificarsi a causa della febbre». Durano un paio di minuti, non causano problemi di salute persistenti nel tempo e, soprattutto, non sono sinonimo di problemi di epilessia nel bambino
Assistere a una convulsione febbrile del proprio bambino è sempre causa di allarme e angoscia nei genitori. Il disturbo dura generalmente qualche minuto ma a chi assiste può dare l’impressione che trascorra un’eternità. Fondamentale per i genitori, non entrare nel panico ed evitare manovre inopportune.
Con l’ausilio della pediatra Milena Lo Giudice scopriamo insieme come intervenire.
Dottoressa Lo Giudice le convulsioni febbrili cosa sono e a che età si manifestano?
«Le convulsioni febbrili sono crisi convulsive che si manifestano in assenza di altri segni di malattie neurologiche o infezioni cerebrali. Sono fenomeni legati a una situazione transitoria e reversibile, facilitante queste crisi la febbre. È proprio la febbre che, in un particolare caso di risalita rapida (in pochissimo tempo passando dai 36° ai 39°, per esempio), potrebbe provocare nei bambini tale disturbo. Esiste una predisposizione individuale alle convulsioni febbrili che pare essere geneticamente determinante: quando, cioè, esiste una storia familiare di convulsioni, di un genitore o un fratello hanno avuto questo problema. Le convulsioni febbrili si verificano tra i 10 mesi e i 5 anni di età in bambini, dunque, geneticamente predisposti».
Come si manifestano le convulsioni febbrili?
«Le convulsioni febbrili si associano spesso a perdita di coscienza (ovvero a mancata risposta agli stimoli verbali e tattili) e a movimenti ripetuti e ritmici delle braccia e/o delle gambe o a irrigidimento della muscolatura. Possono presentarsi inoltre anche con sguardo fisso e con rotazione verso l’alto degli occhi. Se il bambino ha una convulsione febbrile, è difficile che passi inosservata. La diagnosi convulsione febbrile di solito si basa sul racconto di chi ha fornito la prima assistenza al bambino, spesso i genitori. Generalmente si distinguono tre tipi di convulsioni:
- ipotoniche: quando la muscolatura del bambino diventa flaccida,
- ipertonica: quando la muscolatura del bambino diventa rigida e tesa,
- tonica-clotica: quando si registrano scosse alle braccia e alle gambe.
Nel caso di recidive di convulsioni febbrili, la valutazione del pediatra e del medico può consentire la gestione del problema. L’esecuzione dell’elettroencefalogramma (EEG) non è necessaria. Il pediatra, deciderà, caso per caso, l’utilità di eseguire accertamenti per identificare la tipologia di stato febbrile».
Cosa deve fare un genitore in caso di convulsioni febbrili?
«Assistere a una convulsione febbrile del proprio figlio è sempre causa di allarme e angoscia nei genitori. Il disturbo dura generalmente qualche minuto ma a chi assiste può dare l’impressione che trascorra un’eternità. Molti genitori hanno paura che il bambino possa morire o avere un danno cerebrale per tutta la vita: in realtà le convulsioni febbrili sono un fenomeno meno pericoloso di quanto possa apparire. Si tratta generalmente di un problema benigno non associato a patologie neurologiche importanti e che in genere non comporta esiti futuri. Davanti ad una convulsione febbrile, oltre a mantenere la calma, un genitore deve:
- allentare l’abbigliamento in particolare intorno al collo e alla pancia:
- sistemare il bambino su di un fianco per evitare che inali saliva o vomito;
- non forzare l’apertura della bocca;
- osservare il tipo e la durata della crisi;
- non dare farmaci o liquidi per via orale.