Internet e la rete rappresentano un importante strumento di socializzazione tra i giovani. Tuttavia le nuove tecnologie possono trasformarsi da preziose risorse a potenziali mezzi attraverso i quali compiere (e subire) prepotenze e soprusi: numerosi sono i fatti di cronaca che raccontano di messaggi offensivi, foto e video divulgati sui social network o sui gruppi WhatsApp, raggiungendo in brevissimo tempo un ampio pubblico, con l’obiettivo di denigrare, ridicolizzare e ferire la vittima.
Il cyberbullismo rappresenta un problema di salute pubblica in forte crescita. Questa forma di violenza interpersonale online è sempre più diffusa tra i giovani: dati ISTAT recenti riportano che il 22,2% delle giovani vittime di bullismo ha dichiarato di aver subìto prepotenze anche tramite l’uso di mezzi tecnologici.
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Cosa è il cyberbullismo?
Tokunaga (2010) definisce il cyberbullismo come
“qualsiasi comportamento messo in atto attraverso media digitali o elettronici da individui o gruppi che comunicano ripetutamente messaggi ostili o aggressivi volti a infliggere danno o disagio agli altri”.
Oggi i cyberbulli agiscono principalmente attraverso i social network e applicazioni di messaggistica come WhatsApp, ma comportamenti di cyberbullismo possono verificarsi anche attraverso telefonate, e-mail, forum online. Il cyberbullo può inviare messaggi offensivi, denigratori e/o minacciosi; può divulgare informazioni private della vittima, foto e/o video che la ritraggono; può anche rubarne l’identità digitale.
Quali sono le differenze tra bullismo e cyberbullismo?
- Il bullo è identificabile; il cyberbullo, invece, può anche essere anonimo o nascondersi dietro un’identità fittizia;
- In genere i bulli sono compagni di classe o ragazzi che frequentano l’istituto della vittima; i cyberbulli, invece, sono ragazzi (ma anche adulti) che possono operare da ogni parte del mondo;
- Il bullismo, infatti, è circoscritto ai tempi e agli spazi dell’ambiente scolastico (o del tragitto casa-scuola), mentre i comportamenti di cyberbullismo, attraverso la rete, ledono la vittima ovunque essa si trovi e a qualsiasi orario;
- L’azione del bullo può essere arginata dal contesto: gli insegnanti e i compagni di classe possono intervenire al fine di limitare i comportamenti aggressivi. Il cyberbullo, agendo in rete, lo fa in piena libertà;
- Il bullo assiste in maniera diretta, in prima persona, alle reazioni della vittima. L’impossibilità, da parte del cyberbullo, di vedere il volto della persona che subisce gli atti prevaricatori, contribuisce ad alimentare sia il disimpegno morale sia la demonizzazione della vittima, ovvero quell’insieme di processi attraverso i quali l’individuo giustifica e legittima il proprio comportamento, mettendosi al riparo da sentimenti di colpa e vergogna, perché l’altro è “meno umano”, quasi come fosse un oggetto o un animale.
Come riconoscere il cyberbullismo? Quali sono le conseguenze sulla salute psicofisica?
Se vostro/a figlio/a è vittima di cyberbullismo, potreste notare un cambiamento dell’umore: diventa particolarmente irascibile, soprattutto dopo aver utilizzato il computer o lo smartphone, o, al contrario, potrebbe sembrarvi più introverso del solito. Anche un uso insolitamente eccessivo dei dispositivi, avere paura di andare o saltare la scuola, e/o un calo del rendimento scolastico potrebbero rappresentare un campanello d’allarme.
Infine, disturbi apparentemente solo “somatici”, come forti mal di testa, insonnia, stanchezza e disturbi gastrointestinali, sono spesso manifestazioni di un malessere psicologico più profondo che, presi in considerazione insieme agli altri fattori, potrebbero essere riconducibili al cyberbullismo.
Fra le conseguenze del cyberbullismo sulla salute mentale vi sono una riduzione del livello di autostima, ansia, uso di sostanze, depressione e, nei casi più estremi, il suicidio.
Molto importante è, pertanto, attivare un intervento di rete al fine di limitare le conseguenze di questo complesso fenomeno: insegnanti, psicologi e forze dell’ordine sono tutte figure alle quali rivolgersi nel caso di cyberbullismo.
Cosa può fare il genitore di un cyberbullo o di una vittima?
- Ascoltare. È fondamentale fornire supporto e ascolto attivo ed empatico ai propri figli, mantenendo la calma: solo all’interno di una relazione di amore e fiducia reciproca possono sentirsi liberi di confidarsi anche riguardo ciò che succede online, senza paura di essere iper-controllati, giudicati o puniti.
- Confrontarsi con i propri figli. Numerose ricerche hanno dimostrato che discutere attivamente con i propri figli delle attività online è efficace nel prevenire il loro coinvolgimento in episodi di cyberbullismo, in termini sia di cyberbullo che di vittima: stabilire insieme delle regole su un utilizzo sicuro, “sano”, di Internet è più efficace del proibire senza fornire delle spiegazioni. Non basta imporre regole: è necessario motivarle e, soprattutto, essere d’esempio.
- Spiegare. I genitori possono spiegare, soprattutto ai più piccoli, le basi della netiquette, ovvero quell’insieme di regole che disciplinano il buon comportamento sul web, per imparare a rispettare gli altri online. In questo modo per i ragazzi sarà anche più semplice identificare i comportamenti di cyberbullismo e chiedere aiuto.
- Chiedere aiuto. Non sempre si può fare tutto da soli: le forze dell’ordine, gli insegnanti, gli psicologi e altri esperti possono aiutare voi e vostro/a figlio/a ad affrontare in maniera efficace ciò che sta vivendo.