Pipi a letto o Enuresi notturna, si chiama così la perdita di urina involontaria durante la notte. Non va mai sottovalutata perché potrebbe nascondere qualche disagio psicologico del bambino. Esistono terapie efficaci che consistono in un percorso che coinvolge bambini e genitori.
La pipì a letto impensierisce i genitori e così cominciano le infinite domande e i perché che offuscano la mente di mamma e papà. La pipì a letto, se per certi versi è una fase fisiologica per il bambino nei suoi primissimi anni di vita, superati i 5 anni «rappresenta uno dei più frequenti disordini in età pediatrico-adolescenziale», come spiega Maria Sergio, chirurgo pediatrico al Policlinico Universitario Paolo Giaccone di Palermo. Quando bisogna rivolgersi a uno specialista, cosa fare, quali le terapie nell’intervista.
Dottoressa Sergio che cosa è l’enuresi o pipì a letto?
«L’enuresi rappresenta uno dei più frequenti disordini in età pediatrico-adolescenziale.
Si tratta di disfunzioni del basso tratto urinario che causano la perdita di urina durante il sonno nei bambini che hanno più di 5 anni.
Sulla base del tempo di insorgenza l’enuresi è suddivisa in primaria o secondaria. È detta enuresi primaria quando non si registra un periodo di notti asciutte per almeno 6 mesi continuativamente; invece si definisce enuresi secondaria nel caso si manifesti dopo un periodo asciutto di almeno 6 mesi».
Quanti sono i bambini che soffrono di questa patologia, possiamo fare una stima?
«La prevalenza dell’enuresi varia a seconda dell’età. La pipì a letto è più comune nel sesso maschile rispetto a quello femminile con un rapporto di due a uno. Il rischio di ricorrenza per un bambino di essere affetto da enuresi è di circa il 40% se uno dei genitori è stato enuretico e diviene del 70% se lo sono stati entrambi».
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Cosa fare e a chi rivolgersi se il bambino fa la pipì a letto?
«Quando un genitori si rivolge a noi medici la prima cosa che facciamo e porgere domande fondamentali per comprendere il tempo di comparsa, l’entità del disturbo e le possibili comorbidità associate.
Il nostro obiettivo è indagare e riuscire a raccogliere notizie sulla presenza di disturbi minzionali diurni e sull’alvo però tutto questo raramente viene spontaneamente riferito dai genitori.
A tal proposito il diario minzionale rappresenta uno strumento utile e obiettivo per indagare sulle abitudini giornaliere. Per le urine notturne la valutazione può giovarsi del peso del lenzuolo bagnato del mattino, mentre per la quantificazione della diuresi diurna si consiglia l’utilizzo di un contenitore graduato. Quindi per un minimo di 3 giorni ogni minzione giornaliera viene misurata nell’apposito contenitore.
Si ottiene così una media del numero delle minzioni al giorno, del massimo volume minzionale al bisogno, della presenza di bagnato sulle mutandine, e si misura l’introduzione di liquidi.
Il diario compilato in ogni sua parte consente un preciso inquadramento del tipo di paziente enuretico e costituisce un eccellente strumento di valutazione del follow-up sotto terapia. Tutto ciò contribuisce a conoscere la capacità vescicale funzionale reale».
Quali sono le cause della pipì a letto?
«La pipì a letto può associarsi ad eventi stressanti per la famiglia e il bambino per esempio il divorzio, la nascita di un fratello, la morte di un parente, un trasloco. Altre possibili cause di enuresi secondaria sono un habitus intestinale e vescicale anomalo.
Prematurità e patologia perinatali possono comportare un ritardo nelle acquisizioni psicomotorie, della continenza urinaria diurna e del controllo fecale, con possibile comparsa o persistenza dell’enuresi.
La poliuria notturna è uno dei fattori patogenetici coinvolto nell’enuresi. Dobbiamo però fare differenza tra l’enuresi primaria che la maggior parte delle volte è legata a una capacità vescicale ridotta rispetto all’età insieme ad una poliuria notturna, dalla enuresi secondaria che invece può slatentizzarsi proprio in considerazione ad eventi stressanti come quelli citati sopra».
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La terapia cosa prevede?
«Lo specialista una volta inquadrato il tipo di enuresi potrà prescrivere una terapia di tipo comportamentale e farmacologica adeguata al piccolo paziente. I farmaci comunemente utilizzati sono degli anticolinergici atti a rilassare il muscolo detrusore della vescica, e un altro farmaco che riduce la poliuria notturna. Vanno anche informati genitori che la terapia dura circa sei mesi prevedendo i primi tre a regime pieno e gli ultimi tre in cui si fa un decalage del farmaco.
Per concludere mi sento di raccomandare ai genitori che l’enuresi va assolutamente trattata e mai sottovalutare. Compiuti i 6 anni l’enuresi va trattata necessariamente in quanto provoca problemi sociali, il bambino potrebbe anche sentirsi inferiore ai compagni. Teniamo conto che chi soffre di enuresi già è un bambino più ansioso».