Sempre più mamme, soprattutto quelle alla prima esperienza, si pongono la domanda: “ Non dorme perché non mangia abbastanza, ha coliche, sta male?”.
Avete offerto il seno, ha poppato, avete cambiato il pannolino ma quando provate a metterlo nella sua culletta così accogliente e calda si risveglia ed inizia a piangere! Vi assale allora il dubbio che qualcosa non va, che l’allattamento al seno non da il giusto nutrimento e che forse non siete delle bravi madri, o che magari siete stanche e stressate dai risvegli e dai tentativi di addormentamento.
Cosa fare se il bambino non dorme in culla
Il vostro neonato ha bisogno della mamma. Niente di più normale. Tutto qua.
Non c’è un momento della vita in cui gli esseri umani non abbiano bisogno di amore, affetto e contatto. E tale bisogno nasce con l’uomo.
Pur essendosi distaccato dal corpo della madre il neonato necessita del medesimo rapporto che si era realizzato già in utero. Si tratta quindi di acquisirne consapevolezza e fornire le giuste risposte ai suoi bisogni, anche se in maniera diversa.
Durante l’esogestazione (i nove mesi successivi alla nascita) il neonato continua a necessitare di un ambiente, caldo, liquido, buio, ovattato, confortevole, raccolto, dove il “rumore” più gradito è la voce e il battito cardiaco della sua mamma e il sapore e la consistenza più desiderati sono il suo latte ed il suo seno. .
Non a caso alla nascita medici ed ostetriche raccomandano di tenere il bambino a contatto con la madre, possibilmente skin to skin, lasciandolo libero di godere del rassicurante contenimento delle braccia materne e di soddisfare l’istinto spontaneo di suzione al seno, ciò garantisce al piccolo il primo nutrimento fisico e psichico.
I nati a termine che vengono tenuti con la madre almeno per i primi novanta minuti dopo il parto mostrano, rispetto a quelli posti in culla, un migliore adattamento termico, un più alto livello glicemico e una notevole riduzione del pianto, che tanto preoccupa le mamme…. e le nonne!! Un neonato separato dalla madre al contrario piange molto di più e manifesta segnali di stress.
Quello del contenimento è sempre più spesso un bisogno sottovalutato.
Ci aspettiamo che basti nutrirlo e tenerlo asciutto e pulito per farlo star bene, ma in realtà ogni neonato ha come primaria necessità la vicinanza con la madre.
Il bambino fino ai 6-7 mesi comunica fondamentalmente piangendo e si quieta a contatto con la madre; verso gli 8-9 mesi sa accorgersi che la madre è assente o distante. La sensazione di ansia che prova si traduce in un pianto di richiesta di presenza; è normale quindi che spesso al risveglio i neonati richiamino la madre piangendo sia di giorno che di notte.
Di notte, al buio, solo nella sua culla, questa ansia da separazione aumenta e il piccolo, quando si sveglia cerca di ricongiungersi alla sua madre. Spesso riesce a dormire serenamente solo vicino a lei, mentre ciuccia al seno o solo dopo che abbia concluso di farlo.
Il co-sleeping è una pratica sicura e confortevole, perché consente a mamma e bimbo un riposo migliore e anche un allattamento più nutritivo, la notte infatti il neonato ha pressoché gli stessi bisogni e gli stessi ritmi del giorno,
Abbiamo imparato molte cose dalla scienza ma spesso dimentichiamo ciò che la natura ci insegna, reprimendo alcune volte l’istinto materno, ancora intatto invece nei nostri piccoli amici animali. Se osserviamo un mammifero che allatta possiamo notare che i suoi cuccioli sono sempre in prossimità del corpo materno e l’accesso alle mammelle è libero e a richiesta, anche durante il riposo. Nessuno si sognerebbe mai di allontanare i cuccioli dalla madre, che se ne prende cura continuativamente, ciò verrebbe considerato crudele e anche molto rumoroso (i cuccioli comincerebbero a piangere ininterrottamente!). Se ciò è valido per ogni specie di mammifero non può non valere anche per la specie umana! Essa infatti oltre ad essere dotata di istinto materno ha anche la possibilità di razionalità e confermare con la scienza e con l’affetto ciò che la natura già le indica.
Allattare al seno, dormire insieme e magari decidere anche di “portare il bimbo” (baby wearing) costituiscono la migliore strategia per una crescita piena e armonica, ma se la mamma desidera che il proprio bimbo talvolta riposi anche nella propria culletta, sentendosi coccolato e protetto, può provare col baby wrapping.
Che cos’è il baby-wrapping?
E’ la buona pratica del fasciare il neonato, con il massaggio infantile, è uno dei metodi più efficaci per calmarlo e rassicurarlo.
E’ un uso antico, presente in tantissime culture come quella greca e romana. Il wrapping è una tecnica che consiste nell’avvolgere completamente il bambino con un tessuto. Può essere praticato in modo immediato fissando al di sotto del corpo del neonato i normali lenzuolini e copertine della culletta e ponendo tutt’attorno, anche sopra la testa, un riduttore a “salsicciotto”. Per rafforzare la percezione della presenza materna si può inoltre provare a stendere nella zona dove poggia la testolina un proprio capo di abbigliamento pulito intriso del proprio odore.
Studi scientifici confermano che fasciare il neonato è una pratica efficace sia per le mamme che per il bambino.
Il bambino nei primi mesi non è abile nella gestione dei movimenti degli arti che a volte possono essere bruschi, causando in lui timore. Ciò che ancor più lo rende insicuro è l’incapacità di riconquistare da solo la posizione fetale, che gli ricorda la sicurezza della vita intrauterina.
I movimenti spontanei di riflesso, grazie alla fasciatura, vengono notevolmente ridotti e ciò induce un sonno più tranquillo.
Il riflesso di Moro, tipico dei neonati, non è altro che una reazione di soprassalto che si manifesta con un’improvvisa apertura delle braccia soprattutto quando si adagia in posizione distesa o si verifica un forte rumore. Il movimento di apertura delle braccia verso l’esterno è il modo del neonato per cercare le pareti dell’utero materno che in gravidanza lo proteggevano.
L’uso di un tessuto naturale per fasciare permette la traspirazione della pelle, avendo cura di avvolgere il piccolo senza costringerlo e senza correre il rischio che possa surriscaldarsi.
Come fare la fasciatura:
- Disponete su di un piano un lenzuolino leggero o una copertina, in base alla stagione, e adagiateci sopra il bimbo.
- Formate un angolo del lenzuolo all’altezza del capo e piegatelo sulla spalla del bimbo, lasciando le braccia libere.
- Portate l’angolo inferiore del tessuto sotto le ginocchia, tiratelo e bloccatelo sotto il bambino .
Attenzione a fasciature troppo strette che potrebbero dar fastidio al bimbo, in particolare fate attenzione che le gambe non siano mai pressate insieme, ma che possano piegarsi e muoversi.
Ci sono rischi?
Una fasciatura troppo prolungata e troppo stretta può creare problemi nello sviluppo delle anche, ma se viene eseguita come da istruzioni non vi è motivo di temere. L’obiettivo è contenere, non bloccare!
