Il sonno dei bambini… un mistero per i genitori che non sono mai soddisfatti: se dorme troppo di giorno ci si preoccupa così come se non dorme la notte. Non tutti i bimbi sono uguali, c’è chi dorme a lungo sin dal primo mese di vita chi invece no. Entrambe le situazioni sono nella norma. “Certi appuntamenti rituali aiutano a conciliare il sonno”, spiega la psicologa Antonietta Bruzzese
Notti insonni, passate a cullare i piccoli, a cantare ninna nanne, a fare massaggi sul pancino. I risultati? A volte positivi a volte nulli. Il sonno dei bambini è la prima preoccupazione dei genitori, è un dibattito attuale e aperto da sempre, perché ci si aspetta che il neonato segua i ritmi della famiglia e faccia fare a mamma e a papà tutto ciò che facevano prima del suo arrivo. Ma non è così. «I neonati sanno già dormire, non è certo una cosa che dobbiamo insegnargli. E infatti dormono 16 ore su 24, solo che non lo fanno secondo le aspettative di mamma e papà». Lo spiega Antonietta Bruzzese, psicologa romana, specializzata in counseling dell’età evolutiva ad approccio cognitivo-comportamentale, che lavora come libera professionista a Fregene. Attualmente presta servizio presso l’Associazione culturale “Come con mamma”.
Dottoressa Bruzzese il neonato dorme già nel grembo materno quindi in teoria saprebbe già dormire, ma cosa succede quando viene al mondo?
«Esatto, i neonati sanno già dormire, non è certo una cosa che dobbiamo insegnargli. E infatti dormono 16 ore su 24, solo che non lo fanno secondo le aspettative di mamma e papà. Volendo semplificare il più possibile possiamo dire che i neonati hanno un sonno definito polifasico, cioè fatto di tanti cicli suddivisi durante le 24 ore. Il suo ciclo di sonno dura 45/50 minuti, circa la metà di quello di un adulto ed è per il 50% di tipo REM, cioè un sonno leggero. La predominanza di sonno REM consente al sistema nervoso di maturare nel modo corretto e al piccolo di risvegliarsi facilmente in caso di pericolo, ad esempio se dovesse verificarsi un’apnea. Solo verso i 3/4 anni il sonno del bambino sarà simile a quello dell’adulto. Per fortuna la natura ha pensato a tutto e, durante la gravidanza, il sonno della mamma si modifica notevolmente per essere più simile a quello del piccolo in arrivo. Oltre alla fisiologia del sonno, un aspetto da non trascurare è che i neonati hanno una forte necessità di contatto, sono stati appena separati fisicamente dalla madre e non hanno ancora la percezione di essere degli individui a sé. Per far fronte a questa necessità molti genitori trovano utile dotarsi di una fascia porta bebè che in molti casi favorisce il rilassamento e l’addormentamento».
Come fa un neonato a prendere il “giusto” ritmo del sonno o meglio cosa possono fare i genitori per aiutarlo in questo?
«Dopo il primo mese di vita il sonno inizia ad organizzarsi seguendo il ritmo luce-buio, e intorno al sesto mese il sonno dei bambini più continuativo avviene durante la notte, con alcuni pisolini durante la giornata. I genitori devono solo aver pazienza, pensando che si tratta di una fase transitoria, che non sarà per sempre così. Il consiglio che si può dare loro è di osservare il bambino per imparare a riconoscere i segnali che precedono il sonno. Sarà un beneficio per i bambini fare delle passeggiate durante il giorno; i genitori possono, inoltre, creare un ambiente più silenzioso e tranquillo per il sonno notturno, mentre per quello diurno è possibile lasciar passare un po’ di luce dalla finestra e comunque mantenere nella casa toni più “normali”, sempre nel rispetto del bimbo che dorme. Dormire vicini, seguendo le norme di sicurezza, non è un vizio, come comunemente si pensa, ma un modo per poter accudire più facilmente i figli sia di giorno che di notte».
Perché alcuni neonati si svegliano spesso la notte… è segno di un disturbo? Può dipendere dal temperamento del bambino?
«Intanto rassicuriamo i genitori, quando sono così piccoli non si può parlare certo di disturbo del sonno, perché come abbiamo visto, la fisiologia del sonno è ben diversa da quella dell’adulto. Per rispondere a questa domanda è utile ricordare che, parlando di sonno dei bambini, dobbiamo tener conto sia di una certa familiarità (come dormivano papà e mamma?) e sia del temperamento innato del bambino, alcuni sono più sensibili o si attivano più facilmente. Ma non c’è da preoccuparsi. Una cosa che mi preme sottolineare e che, in realtà, tutti abbiamo dei microrisvegli tra un ciclo di sonno e l’altro, solo che spesso non ce ne rendiamo conto; per i bambini è la stessa cosa, solo che avendo cicli di sonno più brevi i microrisvegli saranno più numerosi e, quando si sveglieranno, qualcuno sarà in grado di riprendere sonno, qualcun altro, la maggior parte, a dire il vero, chiederà la rassicurazione di un adulto. Se invece il genitore ha la sensazione che il bambino pianga per un malessere fisico è opportuno contattare il pediatra per escludere un problema di natura organica».
Quando il bimbo piange di notte, indipendentemente dall’orario della precedente poppata, a volte la mamma porge il seno, è un errore?
«Il seno è lo strumento che la natura ha dato alla madre per calmare il bambino. Non ha solo una funzione nutritiva, infatti ben presto i bambini imparano anche la suzione cosiddetta “non nutritiva”. Durante il primo anno la suzione del seno (o del ciuccio se il bambino è allattato con il biberon) ha un forte potere consolatorio. Più in là il bambino sperimenterà altre forme di consolazione, in ogni caso se la madre desidererà continuare ad allattare di notte, anche in seguito, per gestire i risvegli, va bene così, perché più lungo sarà il periodo di allattamento e di sonno condiviso vicino alla mamma e più il sonno della diade rimarrà, per così dire, sincronizzato. La produzione di ossitocina e prolattina, derivanti dall’allattamento, aiuteranno la madre nell’accudimento del bambino, poiché essa continuerà ad avere un sonno più simile a quello del figlio. E, a proposito di prolattina, la massima produzione di questo ormone avviene proprio durante la notte, è per questo che il neonato spesso cerca il seno di notte, potremmo dire che “prenota i pasti” per il giorno dopo, una madre che vuole allattare a lungo è bene che assecondi la richiesta».
Un bambino che dorme molto di giorno va svegliato?
«In generale sarebbe bene non svegliare un bimbo che dorme. Se parliamo di un bimbo più grandino (2/3 anni) e i genitori si rendono conto che di giorno dorme troppo, possono provare a svegliarlo con delicatezza, ma se vedono che è in una fase di sonno profondo meglio aspettare ancora un po’ e riprovare in seguito».
Quando un bambino di 2 – 3 anni non vuole andare a letto cosa fare?
A quest’età molti bambini cominciano a fare resistenza, sanno che c’è un mondo che continua ad andare avanti anche quando loro vanno a dormire. Innanzitutto non cadiamo nell’errore di togliere il pisolino diurno per farlo arrivare più stanco la sera, rischieremmo di peggiorare la situazione, poi creiamo un rituale pre-nanna, magari abbassiamo le luci, i toni, già un’oretta prima, e poi si possono salutare i giochi, leggere una storia, fare un gioco, ma mantenendo sempre un tono tranquillo».
Ci consiglia cosa fare e cosa non fare prima della nanna?
«Meglio evitare di fare arrivare il bambino troppo stanco al momento della nanna e fare giochi agitati prima di andare a letto. In molte famiglie quello è il momento in cui il papà rientra dal lavoro, il bambino è felice e si riattiva, il papà che ha sentito la mancanza del figlio tutto il giorno si mette a giocare, ma sarebbe meglio se il gioco fosse tranquillo, come dicevo prima. Il papà potrebbe occuparsi proprio della routine pre-nanna, mettere il pigiamino, lavare i dentini e, intanto, chiacchierare con il bambino sottovoce. Meglio niente TV o altre tecnologie prima di andare a letto, gli studi ci dicono che disturbano il sonno, anche quando, paradossalmente questi strumenti vengono usati proprio per favorire l’addormentamento. Mi spiego meglio, molti bambini si addormentano guardando un cartone, ma questo potrebbe comunque disturbare il suo sonno notturno».
Quando occorre rivolgersi a un esperto?
«Poiché il sonno è importante per tutta la famiglia l’obiettivo è quello di far riposare tutti i membri. In genere una buona conoscenza della fisiologia del sonno dei piccoli, insieme a qualche accortezza, sono sufficienti per trovare un giusto equilibrio. Quando la gestione del sonno diventa molto difficile, dopo aver escluso insieme al pediatra problemi di natura organica, ci si può rivolgere a uno psicologo perinatale o esperto di prima infanzia, per valutare accuratamente la situazione e trovare insieme strategie più efficaci».