La musica fin dalla primissima infanzia migliora lo sviluppo del bambino. Musica ed emozioni sono strettamente legate. Il “metodo Gordon” afferma che la musica è uno strumento di comunicazione e che il bambino va lasciato libero e mai forzato
Musica sin dai primi mesi se non dai primi giorni di vita. Ormai questo è diffuso in molte famiglie, d’altronde viviamo immersi in un mondo di musica, anche gli adulti non possono farne a meno. I bambini con la loro spiccata sensibilità possono trarre dalla musica benefici per il loro sviluppo. Edwin Gordon è un musicista e un ricercatore americano che ha condotto per oltre 50 anni studi sulla musica, tanto da ritenersi oggi il padre della Music Learning Theory teoria dell’apprendimento musicale. Livia Cirrincione è una psicoterapeuta, insegnante dell’Associazione Italiana per l’Apprendimento Musicale che da anni lavora con i bambini. Passione e musica sono il binomio perfetto che sintetizza la sua essenza. Ci racconta come si fa musica con i bimbi e che cosa è la Music Learning Theory.
Musica per i bambini… perché?
«L’apprendimento della musica fin dalla primissima infanzia ha degli effetti positivi sia sullo sviluppo del bambino ma anche sul suo benessere in generale. La stimolazione musicale contribuisce alla plasticità neuronale e ciò ha delle ripercussioni positive su diverse funzioni cognitive come la memoria, l’attenzione, il linguaggio.
La musica, inoltre, è un potentissimo regolatore emotivo. È strettamente legata alle emozioni, possiamo dire che la musica è emozione, favorisce esperienze emotive e le modula in una specifica direzione (ad esempio verso la malinconia o verso qualcosa di allegro).
La musica, in particolare quella cantata, è uno dei primi strumenti attraverso il quale la mamma entra in contatto e dialoga con il proprio piccolo e lo aiuta a regolare le emozioni e a sciogliere le tensioni (pensiamo alle ninna nanne). In questo senso si può dire che la musica è uno dei primi strumenti relazionali, e aiuta il bambino a contattare e a regolare le proprie emozioni».
Cosa accade quando il bambino sente la musica…cosa percepisce?
«L’ipotesi è che la musica si possa apprendere con gli stessi processi attraverso i quali si apprende il linguaggio. In effetti, studi recenti di neuropsicologia hanno confermato che i processi alla base dell’elaborazione sintattica, sia linguistica che musicale, sono localizzati nella stessa area cerebrale. Questa stretta connessione tra musica e linguaggio è utilizzata anche in ambito riabilitativo, le tecniche che utilizzano la musica nella riabilitazione del linguaggio sono considerate tra le più efficaci.
Il bambino apprende il linguaggio attraverso lo sviluppo di quattro vocabolari: ascoltato, parlato, letto e scritto. Il primo dei quattro vocabolari è fondamentale per lo sviluppo degli altri tre e viene acquisito a partire dai primi mesi di vita. Questo avviene grazie al fatto che il bambino è immerso nei suoni della propria lingua madre e gli adulti si rivolgono a lui utilizzando un linguaggio già completo.
Così avviene anche nell’apprendimento della musica: se il bambino viene immerso nei suoni musicali della sua cultura di riferimento fin dalla nascita, se i genitori o gli insegnanti cantano per lui fin da quando è molto piccolo, valorizzandone le risposte spontanee e imitative, e lo guidano nell’emissione corretta dei suoni, così come succede con le parole nel linguaggio parlato, allora il bambino riuscirà a cantare in maniera accurata e a comprendere la musica.
Il periodo in cui il bambino si trova al massimo potenziale di apprendimento va da 0 a 18 mesi è importante, quindi, sfruttare questo momento e stimolare musicalmente il bambino già a partire dai primi mesi di vita».
Per i bambini e la musica si fa riferimento a Edwin Gordon…
«Edwin Gordon era un musicista, ricercatore e studioso americano che ha sviluppato, dopo più di 50 anni di ricerca, la Music Learning Theory (teoria dell’apprendimento musicale). L’ipotesi che ha cercato di avvalorare è che i processi alla base dell’apprendimento della musica sono analoghi a quelli alla base dell’apprendimento del linguaggio, secondo Gordon la musica si può apprendere in maniera naturale attraverso l’ascolto e l’imitazione, come avviene per il linguaggio.
La musica non si insegna, diceva Gordon, ma il bambino l’apprende autonomamente se questa diventa strumento di comunicazione all’interno di una relazione significativa. L’insegnate, meglio chiamato adulto competente musicalmente, non insegna al bambino ma facilita il suo apprendimento, fa sì che egli possa esprimere al meglio le sue potenzialità.
L’adulto non chiede al bambino di fare qualcosa ma la fa lui stesso, fungendo da modello. “L’adulto, dice Gordon, non insegna musica, ma è musica”. Nella Music Learning Theory si dà molta importanza alla relazione efficace tra i bambini e l’adulto competente musicalmente, quest’ultimo si pone nei confronti dei piccoli con un atteggiamento “non richiestivo” e non giudicante, ai bambini viene data la possibilità di apprendere seguendo i propri tempi di apprendimento, senza forzarli».
Quali sono i benefici della Music Learning Theory?
«L’obiettivo delle lezioni di musica basate sulla Music Learning Theory è quello di sviluppare quella che Gordon chiama “audiation”, cioè il pensiero musicale, la capacità di pensare musicalmente e di sentire e comprendere nella propria mente musica che non sia più fisicamente presente.
L’audiation è fondamentale per capire la musica che si ascolta, e più la musica è complessa più sarà necessaria una “buona” audiation. Quest’ultima dipende in parte dall’attitudine musicale e in parte dalle esperienze, dall’educazione e dalle abitudini musicali di ognuno e può essere costantemente esercitata e migliorata.
Grazie alle lezioni di musica basate su questa teoria i bambini imparano a comprendere la musica e ad utilizzarla in maniera creativa, diventerà uno strumento in più per potere esprimere se stessi e comunicare con gli altri.
Dunque, l’obiettivo principale non è quello di preparare i bambini a diventare musicisti professionisti, né quello di aiutare i genitori o gli insegnanti a riconoscere o a fare crescere geni musicali, ma di far sì che la musica entri a far parte del patrimonio espressivo del bambino e che crescendo sia in grado di comprendere la musica e comunicare attraverso quest’ultima».
Che tipo di musica si propone ai piccoli?
«Ai bambini si propongono canti melodici e ritmici senza parole. Le parole non vengono utilizzate in modo tale che l’attenzione del bambino si posti solo sull’elemento musicale. Si utilizza la sillaba neutra PAM che anche i bambini più piccoli possono facilmente imitare. Questi canti sono caratterizzati dal fatto di essere brevi, vari e complessi musicalmente. Vengono proposti brani non solo nei modi maggiore e minore (che caratterizzano la musica occidentale) ma anche nei vari modi greci (dorico, frigio, lidio, misolidio, locrio, eolico).
L’utilizzo della voce cantata ha un’importanza fondamentale in quanto risulta particolarmente efficace per instaurare con i bambini una relazione significativa dal punto di vista affettivo, e inoltre, essendo la voce lo strumento primordiale, è il primo che i bambini sono in grado di usare per esprimersi musicalmente, entrare in relazione ed esprimersi attraverso la musica».
Una lezione tipo di musica com’è?
«Si lavora in piccoli gruppi, preferibilmente omogenei per quanto riguarda l’età. I bambini sono immersi in un ambiente ricco e stimolante dal punto di vista musicale, e l’atmosfera è rilassata e giocosa. La stanza deve essere accogliente, ben illuminata, e contenitiva, ma non troppo piccola, all’interno non ci devono essere elementi di distrazione in modo tale che la concentrazione sia solo sull’elemento musicale, il pavimento deve essere confortevole e caldo (parquet, moquette o tappetini morbidi ad incastro), questo perché le lezioni si svolgono a piedi scalzi.
All’inizio e alla fine della lezione, si svolgono dei rituali di saluto che rimangono invariati per tutto il percorso e permettono definire lo spazio-tempo dedicato alla musica. Questi rituali svolgono una funzione fondamentale per i bambini perché permettono loro di avere dei punti di riferimento temporale che li aiutano a scandire il tempo. Questo genera in loro fiducia e sicurezza e diminuisce l’ansia.
Le lezioni durano circa 30 minuti, non di più per rispettare i tempi di attenzione dei bambini. Gli strumenti utilizzati durante la lezione sono la voce e il canto, il movimento e il gioco. Oltre all’ascolto dei canti nei diversi modi, ai bambini vengono proposti dei “pattern”, cioè cellule melodiche o ritmiche composte da due, tre o più suoni o durate che svolgono una precisa funzione all’interno di un contesto musicale.
Facendo riferimento all’analogia con il linguaggio potrebbero essere paragonate alle singole parole all’interno di una frase. Il bambino attraverso l’imitazione, comincerà spontaneamente a riprodurre questi suoni, e grazie alla guida dell’adulto, diverrà sempre più accurato, e apprenderà la grammatica musicale in maniera naturale e spontanea.
La modalità di apprendimento è differente da bambino a bambino, alcuni preferiscono stare più tempo a osservare prima di interagire, altri rispondono fin da subito o con il movimento o con la voce. Nelle lezioni basate sulla Music Learning Theory viene preso in considerazione che ogni bambino ha la propria storia, le proprie modalità e i propri tempi di apprendimento e ciò viene rispettato e valorizzato. Il momento della lezione di musica si configura come un momento altro, uno spazio diverso, intimo e sicuro, in cui ogni bambino è libero di muoversi, di ascoltare, di cantare, di rispondere ai pattern se lo desidera, di esprimere tutto se stesso e la sua creatività, è uno spazio di libertà».
Esiste proprio un’associazione che promuove l’approccio Gordon…
«L’Associazione Italiana per l’Apprendimento Musicale, AIGAM è l’unica associazione ufficialmente riconosciuta da Gordon per l’insegnamento della MLT in Italia, propone un percorso con obiettivi precisi che segue passo dopo passo lo sviluppo e la crescita musicale del bambino, questo percorso prevede un primo avvicinamento alla musica con i corsi di Musicainfasce® (da 0 a 36 mesi), prosegue poi con i corsi di Sviluppomusicalità® (da 3 a 5 anni), e dall’età scolare i corsi Alfabeto della Musica® (dai 5 anni)».