Coliche nel neonato: sintomi e rimedi del pediatra

Coliche neonato

Quelle coliche che fanno passare notti in bianco ai genitori e al piccolo… Non ci sono cause specifiche, c’è da avere pazienza e coccolare il neonato per rassicurarlo e alleviare la sua sofferenza. Il pediatra Salvatore Lombardo ci dà utili consigli

Il pianto inconsolabile nei primi mesi di vita di un neonato spesso è indice delle cosiddette “coliche”.  Non c’è disturbo peggiore per bebè e per mamma e papà che si sentono impotenti davanti a crisi di pianto piuttosto durature.

Le coliche però sono fisiologiche per il bambino: «Si tratta di un adattamento alla vita extrauterina, una specie di tappa evolutiva da attraversare e superare con più o meno disagio», spiega Salvatore Lombardo Pediatra che fornisce un utile vademecum per superare al meglio questa fase.

Dottor Lombardo le coliche nel neonato quando si manifestano e perché?

«Le cosiddette coliche dei 3 mesi di solito iniziano verso la quarta settimana di vita e terminano più o meno dopo i 3 mesi di vita; se continuano oltre questo periodo,  il pianto subcontinuo del lattante potrebbe avere altre cause.

La tipica colica gassosa si manifesta con crisi di pianto,  più frequenti nel pomeriggio e di sera o notte,  con flessione delle cosce sul pancino, irrigidimento degli arti; spesso c’è emissione di gas (piccoli peti).

È importante, comunque, tenere presente che il piccolo, per il resto sta bene: cresce regolarmente, respira bene, fa i suoi bisognini regolarmente, e quando non ha le coliche si comporta normalmente, può sorridere, cominciare a cercare il contatto visivo».

Cosa succede nel corpicino del piccolo che ha le coliche?

«Succede che l’apparato digerente del neonato – che prima della nascita “ha lavorato” poco e niente –  deve organizzarsi  e adattarsi alle nuove funzioni relative alla digestione; il che può comportare qualche problemino. Ma non è la fine del mondo, se sono coliche passeranno».

Esistono cause specifiche?

«Non abbiamo una o più cause specifiche come per le tonsilliti o le gastroenteriti. Fondamentalmente le coliche fanno parte di quei fenomeni di adattamento alla vita extrauterina, ai disagi che forse essa comporta rispetto a quella intrauterina, una specie di tappa evolutiva da attraversare e superare con più o meno disagio. Comunque, quello che si è potuto constatare da un punto di vista scientifico, è che durante le coliche c’è un sensibile aumento della motilità intestinale e accumulo di aria in eccesso».

Se la mamma evita di mangiare certi cibi nel periodo dell’allattamento, può aiutare?

«In alcuni studi si è visto che in casi molto rari le coliche possono essere dovute a un’intolleranza alle proteine del latte vaccino (che si trovano nei latti artificiali o in minime quantità  anche nel latte materno). 

Tranne in casi veramente eccezionali non c’è necessità di ricorrere a diete speciali per la mamma che allatta, o cercare costosi latti speciali (idrolisati) se il bambino è allattato artificialmente.

Anche se,  per ipotesi, le coliche fossero dovute a intolleranze alimentari è opportuno, fin dove possibile,  non ricorrere a provvedimenti di tipo “antiallergico”  o fare diete ristrette per chi allatta; il neonato, a costo di qualche fastidio, è bene che impari quel meccanismo di difesa immunologico che si chiama “tolleranza immunologica”, che è molto attivo nei primi mesi di vita: se si impedisce totalmente, con diete speciali, l’esposizione a sostanze potenzialmente allergizzanti nel latte materno quali latte e derivati, uova, frutta secca, pomodoro, fragole etc, oltre a penalizzare la dieta materna, si impedisce al piccolo lattante di imparare a tollerare questi e altri alimenti al momento dello svezzamento e anche dopo.

Sarebbe come togliere dal percorso didattico di un bambino più grande lo studio delle tabelline o le divisioni perché rendono nervoso e infastidiscono lo scolaro, o perché non si adattano alla forma mentis fantasticheggiante dello scolaro in questione».

Quali rimedi propone per le coliche nel neonato?

«Vediamo, quindi cosa si può fare. Ecco un piccolo vademecum da tenere a mente:

  • cerchiamo di calmarlo tenendolo in braccio o sulle gambe a pancia in giù, oppure cullarlo, parlargli, tenerlo in un ambiente tranquillo con le luci soffuse.
  • Coccolarlo e tenerlo in braccio anche quando è sveglio, tranquillo e non ha le coliche, se il tempo e gli altri impegni lo permettono. Si sa che i bambini che piangono di meno nel mondo sono i piccoli di certe popolazioni africane e sudamericane che subito dopo la nascita e nei primi mesi di vita vivono a stretto contatto col corpo della madre, trattenuti da fasce equivalenti ai nostri marsupi. Non è vero che si viziano, verranno viziati dopo con le caramelle, gli ovetti di cioccolata, i videogiochi e i telefonini….
  • Se questi provvedimenti non bastano si può ricorrere a integratori a base di camomilla, finocchio, con o senza fermenti lattici (alcuni studi clinici ne hanno confermata una certa efficacia), con gocce di simeticone etc.
  • Nei casi più impegnativi si può ricorrere a veri farmaci antispastici, da usare alle giuste dosi e per lo stretto tempo necessario.
  • Particolari restrizioni dietetiche per la madre che allatta, o l’uso di latti speciali sono molto raramente necessari.

In ogni caso, non drammatizzare, mantenere la calma, e avere pazienza: entro un certo periodo limitato passeranno senza conseguenze. Se ciò non dovesse succedere, verosimilmente non si tratterebbe di coliche gassose, a quel punto conviene rivalutare il problema e, se è il caso, indagare».

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