Paura dell’estraneo, la sperimentano i neonati

Paura dell'estraneo, la sperimentano i neonati
Paura dell'estraneo, la sperimentano i neonati

Si chiama paura dell’estraneo la fase in cui il neonato inizia a percepire l’altro, prende coscienza «di non essere un tutt’uno con la madre e questo lo spaventa». È una fase dell’evoluzione del bambino che si risolverà senza forzare il piccolo a fidarsi degli altri

Perché mio figlio che è sempre stato socievole e sorridente adesso si mostra diverso? Questa domanda capita quando i neonati hanno tra i 7 e 12 mesi. I genitori non si spiegano come mai il loro piccolo abituato a stare con tutti adesso non vuole andare in braccio con nessuno. È diventato mammone? Cosa sta succedendo?  Tutto normale, si tratta di una fase evolutiva che attraversano tutti i bambini reagendo in maniera più o meno evidente.

«A partire dal 7, 8 mese i bambini attraversano la cosiddetta fase della “paura dell’estraneo”. Lo spiega la psicologa Claudia Galiano. Improvvisamente i bambini, prima sorridenti e propensi ad andare con tutti, manifestano inquietudine di fronte agli sconosciuti e angoscia in assenza della madre. In questo periodo infatti inizia a svilupparsi la consapevolezza del Se, dunque i bimbi cominciano a rendersi conto di non essere un tutt’uno con la madre e questo li spaventa.

La paura è che la mamma, percepita adesso come altro da se, possa scomparire o abbandonarli, così iniziano a cercare maggiormente il contatto e a piangere di fronte all’estraneo o in assenza della madre».


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Il piccolo sviluppa la capacità di riconoscere l’altro

«Si tratta, continua a spiegare Galiano di una fase evolutiva e in quanto tale accompagna i bambini verso l’acquisizione di una nuova competenza: la capacità di discernere tra ciò che è familiare e ciò che non lo è. I bambini adesso comprendono e riconoscono le loro principali figure di accudimento, dai genitori ai nonni agli zii, anche se ancora non hanno chiaro quali sono le relazioni che intercorrono tra le persone. Ogni bambino vive questa fase secondo modi e tempi diversi, in linea con le proprie caratteristiche e con le abitudini familiari, specie in relazione al contesto sociale».

Allora come devono comportarsi i genitori?

«Ad ogni modo questa fase non deve destare preoccupazione per i genitori, va invece vissuta come una fase transitoria che fa parte del percorso che accompagna il bambino verso l’autonomia e la consapevolezza di se. Pertanto il bimbo non va costretto a relazionarsi con l’estraneo ma incoraggiato e sostenuto a farlo quando si calma tra le braccia dei genitori, in tal modo si sentirà più sicuro di allontanarsi, fiducioso che loro saranno lì in caso di bisogno».

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