Rigurgito nel neonato, ecco alcuni consigli

Rigurgito nel neonato, ecco alcuni consigli
Rigurgito nel neonato, ecco alcuni consigli

Il rigurgito nel neonato è un fenomeno diffuso nel primo anno di vita. Dipende, nella maggior parte dei casi, da una immaturità dell’apparato digerente, infatti nella media si risolve nei primi sei mesi. Esistono piccoli accorgimenti che rendono più sereno il momento dell’allattamento tra mamma e neonato 

Quante bavette al giorno cambia una mamma che fa i conti con il rigurgito nel neonato? Infinite sarebbe la risposta di tantissimi genitori. E sì, perché il piccolo che dopo la poppata rigurgita non è una situazione rara, piuttosto accomuna tante famiglie. Ma quando il rigurgito è fisiologico e quando diventa un serio problema? Cosa fare per far soffrire il meno possibile il bebè? Il pediatra Salvatore Lombardo fornisce utili consigli.

Il rigurgito nel neonato è frequente e si manifesta sin dalla prima assunzione di latte, intanto quali sono le cause?

«Con il termine rigurgito si intende l’emissione di contenuto gastrico attraverso la bocca, senza sforzo, a differenza del vomito. È dovuto alla non ancora raggiunta (in alcuni lattanti) completa efficienza dello sfintere esofageo inferiore (la cosiddetta “valvolina”che impedisce il ritorno del contenuto dello stomaco verso l’alto, cioè nell’esofago e il più delle volte, ma non sempre, verso la bocca). Questa funzione di chiusura, a volte tarda a raggiungere la piena efficienza, generando così ansie e preoccupazioni, a volte eccessive, in chi accudisce il piccolo.
È una condizione, attenzione non una malattia, che si verifica in circa un terzo dei bambini nel primo anno di vita. Il più delle volte si risolve verso i 6 mesi, a volte verso i 12 mesi».

I lattanti che soffrono di rigurgito sono spesso infastiditi, ma parliamo meglio del rigurgito fisiologico…

«Quella che abbiamo descritta è la dinamica all’origine del cosiddetto rigurgito fisiologico, condizione che fino a qualche decennio fa veniva considerata del tutto normale: scorta di bavaglini, pacchette sulle spalle per liberare il piccolo con il ruttino,  adesso è un motivo frequente di consultazione del pediatra e spesso di prescrizione di farmaci il più delle volte inappropriati. Si tratta quindi di un lattante che cresce normalmente, pur se rigurgita spesso e magari piange un po’ più della media. In questi casi non c’è motivo di farne un dramma.

Se il piccolo è nutrito al seno (ma anche per chi è allattato artificialmente) può essere utile, tenerlo in posizione eretta dopo la poppata e/o farlo dormire in posizione semicoricata sollevando il materassino per intero in modo che la testa si trovi un po’ più in alto rispetto al corpo.

Non c’è motivo, in questi casi, di ricorrere a farmaci che inibiscono l’acidità gastrica tipo ranitidina o omeprazolo. Non sono farmaci “semplici e leggeri” possono dare effetti collaterali di una certa importanza quali infezioni dell’apparato respiratorio, comprese le broncopolmoniti; gastroenteriti; e, come recentemente pubblicato, un aumentato rischio di fratture negli anni successivi.

Per i neonati allattati con formula si può aggiungere al latte formulato, un po’ di crema di riso o farina di carrube, o, se si vuole, si può fare uso di latti formulati già ispessiti (cosiddetti AR o antirigurgito), i quali, però, possono presentare qualche modesto squilibrio da un punto di vista nutrizionale».

Quando il rigurgito nel neonato è da considerare patologico?

«Quando il piccolo non cresce abbastanza come dovrebbe, quando soffre e piange seriamente, magari interrompendo a metà la poppata. Questo perché il contenuto acido che risale dallo stomaco determina una infiammazione, a volte con piccole ulcere, dell’ultimo tratto dell’esofago.

In questo caso il pediatra valuterà se è il caso di procedere con un tentativo terapeutico di prova (ex juvantibus) con farmaci antiacidi e/o procedere con indagini più complesse e invasive quali la pHmetria esofagea che serve a misurare con un sondino nell’esofago l’entità e la durata del reflusso nell’arco della giornata, o con l’esofagoscopia per valutare l’entità dell’infiammazione o la presenza di ulcerazioni o di ernia iatale.

Negli ultimi tempi si è molto parlato di rapporto causa-effetto fra rigurgito e tosse persistente, laringiti o broncopolmoniti nell’adulto. Nel bambino, che io sappia, non ci sono studi che provino in maniera convincente queste relazioni».

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