Sonno del neonato? Un’educazione al sonno è possibile: prevede che il bambino trovi la sua modalità per addormentarsi, senza che a ogni risveglio cerchi le stesse condizioni per riuscire ad addormentarsi nuovamente. Fissare delle tappe abitudinarie prima di dormire aiuta a rilassarsi e regala serenità
Cinzia Caltabiano, laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Padova, che in Veneto si occupa di consulenza educativa ai futuri e neo genitori (www.educatricepreneonatale.wordpress.com) spesso incontra genitori che raccontano di avere problemi per far fare la nanna ai figli. Non possiede una pozione magica, l’avremmo già tutte, in quantità infinite, nella borsa nel neonato per andare in ospedale, ma ci fornisce utili suggerimenti che aiutano il piccolo ad acquisire una serenità che lo accompagna verso il sonno.
Tra gli altri consigli l’educatrice Caltabiano, riguardo al sonno del neonato dice: «Una semplice passeggiata spesso risulta rigenerante sia per la mamma che per il bebè i quali, quando rientrano a casa potranno relazionarsi in maniera più tranquilla per il resto della giornata».
Educare o rieducare il neonato a dormire, si può?
«Prima di rispondere a questa domanda mi sembra doveroso fare una premessa.
Il sonno del neonato e quello dell’adulto sono molto diversi.
I cicli di sonno del bambino infatti sono molto più brevi di quelli dell’adulto e nei primi mesi di vita è presente una maggiore quantità di sonno leggero rispetto al sonno profondo. È per tale motivo che i neonati appaiono spesso agitati mentre dormono e fanno tante smorfie. Nei primi mesi di vita dunque non si può pretendere che un neonato dorma tutta la notte; in primis perché ha necessità di nutrirsi spesso durante le 24h ma, soprattutto, perché non è capace di legare i numerosi cicli di sonno.
Fin da subito però, per il sonno del neonato e quindi per favorire la maturazione del ciclo circadiano (ovvero una sorta di “orologio interno” all’organismo che si sincronizza con l’alternanza di luce e buio) è importante che durante il giorno il neonato venga esposto alla luce, mentre dal tardo pomeriggio/sera tutte le luci artificiali della casa vengano ridotte.
A partire dai 3/4 mesi quando i cicli di sonno sono più lunghi e il bambino inizia a concentrare un numero maggiore di ore di sonno durante la notte, è possibile aiutarlo a trovare sistemi di autoconsolazione come ad esempio il tenere stretto il suo doudou, utilizzare il ciuccio, aggrapparsi alla sua copertina preferita ecc. Questi sistemi lo aiuteranno a non svegliarsi completamente alla fine di un ciclo di sonno e a scivolare nel ciclo di sonno successivo.
A questo punto si può dunque iniziare un’educazione al sonno che prevede il lasciare che il bambino trovi la sua modalità per addormentarsi tutto questo per evitare che ad ogni risveglio il bambino ricerchi le stesse condizioni (il seno / biberon o l’essere cullato e portato in giro per la stanza) per riuscire ad addormentarsi nuovamente.
Durante le mie consulenze, infatti, consiglio ai neogenitori di aiutare il loro bambino a sviluppare una certa autonomia nella fase di addormentamento. Naturalmente con il termine autonomia non intendo lasciare il piccolo nel suo letto e non rispondere al suo pianto, ma, come già accennato, ridurre le facilitazioni che risultano “in più” man mano che il bambino cresce».
A proposito di sonno del neonato, ci sono delle tecniche di rilassamento che aiutano?
«Nel caso di bambini, dai 2 anni in su, con problemi di addormentamento dovuti alla loro difficoltà di “staccare la spina” dagli stimoli esterni, da qualche anno sono presenti in libreria due libri che possono essere utili a tale scopo:
Il coniglio che voleva addormentarsi e L’elefantina che voleva addormentarsi entrambi di Carl-Johan Forssén Ehrlin .
La storia e il modo in cui il genitore deve leggerla, seguendo le istruzioni dell’autore, induce infatti il bambino a rilassarsi».
Per favorire il sonno del neonato cosa fare prima di andare a nanna?
«Innanzitutto la parola d’ordine deve essere tranquillità , quindi evitiamo nelle ore serali la Tv e giochi fisici che potrebbero attivare il bambino . Un altro aspetto importante è cercare di seguire sempre una routine, ad esempio: prima pappa, poi bagnetto, pigiamino, favola, carezze, coccole e poi nanna.
Fatto tutte le sere una routine infonde sicurezza e serenità, pertanto la messa a letto risulta più facile».
Qualche consiglio per i sonnellini pomeridiani?
«Per i bambini più piccoli i riposini pomeridiani sono molto importanti. Infatti fino ai 2/3 anni un bambino solitamente dorme 1/2 ore al pomeriggio e riesce così a non arrivare troppo stanco per l’ora di cena.
Però può succedere che dopo i 4 anni alcuni bambini non vogliano più dormire al pomeriggio. Chiaramente è necessario capire se questo rifiuto derivi da un problema di orari (ad esempio se in estate il bambino si sveglia molto tardi al mattino è normale che nel pomeriggio non voglia andare a riposarsi) oppure se semplicemente non senta la necessità di dormire.
Dobbiamo infatti tenere conto anche delle diversità tra i bambini (esistono bambini che hanno bisogno di meno sonno -brevi dormitori- e quelli che hanno bisogno di più sonno – lungo dormitori) ma soprattutto della componente genetica: chiedete ai nonni come eravate voi da piccoli, spesso vi sentirete raccontare l’esperienza che state vivendo!».
A casa, nel silenzio più totale, i bimbi si svegliano all’improvviso invece fuori in mezzo a molti rumori dormono indisturbati. Da cosa dipende?
«Quando nasce un bambino, in casa non dovrebbe mai esserci silenzio assoluto. Se ci pensiamo bene infatti mentre era nel grembo materno il bimbo non si trovava immerso nel silenzio ma il battito cardiaco e i vari suoni provenienti dal corpo materno lo hanno accompagnato per diversi mesi.
Quindi per i bimbi appena nati che hanno da poco lasciato un mondo fatto di suoni continui e ritmici può essere utile utilizzare il cosiddetto “rumore bianco”. I rumori bianchi mantenendo la stessa tonalità e costanza (come il suono di un asciuga capelli o della cappa di aspirazione) ricordano al bambini l’ambiente uterino, inoltre riescono ad annullare i suoni che possono disturbare il neonato che dorme o che fa fatica a rilassarsi.
Infine però quando una neo mamma mi chiede cosa fare se il piccolo è irrequieto e nulla sembra funzionare, rispondo sempre la stessa cosa: “se la giornata lo permette metti il tuo bimbo nel passeggino e vai fuori a fare una passeggiata“. Può sembrare una risposta sbrigativa ma il messaggio che cerco di trasmettere è questo: i bambini sentono quando una mamma è stanca e nervosa (nei primi mesi è assolutamente normale e capita spesso), pertanto intestardirsi nel cullarlo continuamente perché si addormenti fa entrare mamma e bambino in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Una semplice passeggiata spesso risulta rigenerante sia per la mamma che per il bebè i quali, quando rientrano a casa potranno relazionarsi in maniera più tranquilla per il resto della giornata».