Miele e neonati, perché non devono mangiarlo

Miele e neonati, perché non devono mangiarlo
Miele e neonati, perché non devono mangiarlo

Il miele è un antibiotico naturale molto efficace per trattare gli stati di raffreddamento ed è anche un ottimo sedativo della tosse. Mai, però, farlo mangiare ai neonati

L’Italia, grazie soprattutto alla ricchezza botanica del suo territorio, è un Paese in cui è possibile produrre diverse varietà di miele: ognuno con particolari caratteristiche olfattive e organolettiche, riconoscibili e apprezzabili nella loro unicità. Il miele è un alimento dalle elevate proprietà nutrienti, ma è sbagliato somministrarlo ai bambini al di sotto dei 12 mesi perché potrebbe provocare intossicazione da botulino i cui sintomi, per fortuna, non sono così gravi come negli adulti. Alcuni esperti consigliano addirittura di attendere i 18 mesi. Con un apicoltore abbiamo fatto un viaggio tra le proprietà e i benefici del miele

Le proprietà del miele 

Il miele è un prodotto alimentare ricco di sostanze naturali che forniscono energia e importanti elementi nutritivi come vitamine (in particolare quelle del gruppo b) e aminoacidi essenziali (importanti per la crescita ed il rendimento psicofisico), minerali rinforzanti (calcio, potassio, magnesio) e oligoelementi (tra i quali ferro, rame e zinco). Contiene, inoltre, sostanze con proprietà antibatteriche. È energizzante, antinfiammatorio, curativo, sedativo: un toccasana naturale utilizzato fin dai tempi antichi. Gli Egizi e i Greci ne avevano scoperto molti dei benefici derivati dal suo utilizzo e per questo lo chiamavano “nettare degli dei”.

Perché non somministrare il miele ai neonati

Il miele è un alimento ricchissimo di proprietà benefiche ma può essere un rischio per i neonati. Utilizzato soprattutto come dolcificante,  molte mamme sono solite intingere il ciuccio del proprio bambino nel vasetto di miele allo scopo di placare i pianti del piccolo. Ciò che non tutti sanno, infatti, è che il miele è una riserva naturale di Clostridium Botulinum e delle sue spore: le api, con la loro attività, si posano su varie superfici e possono catturare le spore di botulino che è un microrganismo presente nell’ambiente.

Quando queste spore transitano in un intestino dove non è ancora sviluppata la flora batterica, possono trovare terreno fertile per moltiplicarsi, produrre la tossine e sviluppare la malattia. Non c’è pericolo, invece, per gli adulti e i bimbi più grandi, che avendo una flora intestinale più complessa riescono ad espellere queste spore senza permettere loro di svilupparsi. Alla nascita, infatti, l’intestino di un neonato è praticamente sterile, poi con il passare del tempo entra a contatto prima con il latte materno e poi con i primi alimenti e si forma la flora intestinale. I sintomi sono sonnolenza, inappetenza, debolezza, e a volte paralisi muscolare. Il miele, inoltre, contiene zuccheri che, come tutti sappiamo, se consumati in quantità eccessive, provocano carie e sovrappeso. Intingere il ciuccio nel barattolo del miele per placare il pianto del bambino è sbagliato perché può causare la comparsa della carie, e lo abitua ai sapori dolci.

L’importanza della prevenzione con il miele … un po’ di storia

La fascia d’età più interessata allo sviluppo del Clostridium Botulinum è tra i due e i sei mesi. Dal 1984 ad oggi in Italia ci sono stati 37 casi. Negli stati Uniti invece si registrano circa 100 casi all’anno. La Commissione Ue lascia ai singoli Stati membri la possibilità di decidere in merito alle indicazioni in etichetta del rischio per i neonati. In Italia per ora si è deciso che sull’argomento va prima predisposta una campagna di sensibilizzazione mirata.

Per i bambini che vanno all’asilo o a scuola il miele può rappresentare un supporto ricostituente da aggiungere all’alimentazione quotidiana. Grazie alla sua alta concentrazione di fruttosio, uno zucchero naturale al 100%, può sostituire lo zucchero bianco raffinato, che è meno ricco di enzimi, vitamine e sali minerali e che col tempo può portare all’assuefazione. Attenzione quindi alle merendine.

Quando introdurre il miele nella dieta dei piccolissimi

Troppi zuccheri possono aumentare il rischio di sovrappeso e obesità in età pediatrica. Secondo gli studi, non bisognerebbe aggiungerli nella dieta del bambino fino al primo anno di età. Successivamente è possibile iniziare a dolcificare moderatamente. Rispetto al saccarosio (zucchero bianco) e agli sciroppi, il miele non è soltanto un dolcificante, ma un vero e proprio alimento, perché oltre agli zuccheri (glucosio e fruttosio) contiene diverse vitamine, le più abbondanti delle quali sono vitamina C, B3, B2 e minerali tra cui calcio, magnesio, fosforo, zinco, potassio e altri componenti, i polifenoli, che attribuiscono al miele il potere nutraceutico, ossia di accertato effetto curativo.

Miele e salute dei bambini. Ecco i benefici

Il miele rappresenta un antibiotico naturale molto efficace per trattare gli stati di raffreddamento ed è anche un ottimo sedativo della tosse. Migliora la digestione ed è utile anche nel controllo del peso corporeo, perché ha un indice glicemico più basso del saccarosio. Al di là delle diverse tipologie, da scegliere in base al loro effetto e ai gusti personali, è preferibile consumare miele biologico e grezzo che non abbia subito lavorazioni industriali che possono privarlo delle sostanze nutritive che lo compongono. Esistono diverse varietà di miele, ognuna con caratteristiche specifiche; quelle più utilizzate per l’alimentazione dei bambini sono: miele d’acacia per le infiammazioni della gola, miele d’arancia contro l’insonnia, miele di eucalipto usato in caso di tosse. Numerose ricerche sembrerebbero evidenziare come il miele di melata (o miele di bosco) si ponga come il più indicato per rafforzare la resistenza del sistema immunitario di fronte all’azione prodotta da agenti patogeni e attacchi esterni, in virtù di una serie di proprietà antibatteriche e antinfiammatorie che rendono il prodotto alla stregua dell’alimento principe tra i prodotti da alveare.

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