Arriva tra le mura della sua casetta, dolcemente ed è subito tra le braccia di mamma e papà. Emanuele, la potenza dell’amore è nato in acqua. L’ostetrica Rossella Russo prosegue con il suo racconto
Ci siamo…
Sono circa le 2 e decido di contattare Marzia. Sento che è questo il momento di averla accanto a noi. Passa pochissimo ed ecco che entra nella nostra casa. Siamo in penombra, la vedo entrare dalla porta, silenziosa e rispettosa, come sempre. Sento che lei può custodire quel nostro momento, con lei sento che siamo al sicuro. Poco dopo, arriva Marian. La vedo entrare completamente bagnata: solo allora mi accorgo che fuori sta piovendo. Continuiamo a “danzare” con le contrazioni. Marzia lascia semplicemente che tutto accada e io mi sento la protagonista, con te e il tuo papà. Mi muovo tra gli oggetti di casa: uso il divano per appoggiarmi durante le contrazioni, sento l’odore di casa nostra e mi accorgo di quanto sia tutto bello, perfetto per noi, a nostra misura. Marzia e Marian, mettono sul fuoco un pentolino e iniziano a bollire dell’acqua. Usano degli asciugamani per bagnarli nell’acqua calda e poggiarmeli sulla parte bassa della schiena. Un vero toccasana. Sento quel calore avvolgente, mi sento “ammorbidita”. Poco dopo, Marzia mi chiede se può “visitarmi”. Quella sarà la nostra unica “visita”. Lo fa con dolcezza, le chiedo come stiamo andando, siamo all’inizio. Ecco che la mente razionale da ostetrica prende il sopravvento, mi scoraggio un po’, ho paura che debba passare ancora troppo tempo. Marzia intuisce questo mio stato d’animo, le confesso il mio scoraggiamento… ed eccola lì, pronta ad accogliere questo mio momento di titubanza. “Stacca la mente da ostetrica e fai la mamma. Sta andando tutto alla grande. Concentrati sul tuo bambino e lasciagli il suo tempo”. Quelle parole sono state per me forti. La mia più grande preoccupazione era “fare l’ostetrica e non la mamma”. Non volevo che tu nascessi conoscendomi nella mia professione, volevo che tu sentissi tutto il mio essere madre per te. Accolgo la proposta di Marzia di riposarmi un po’ sul divano. Io, tu e il tuo papà siamo sempre vicini. Sento tutta la sua emozione, e la sento vicina alla mia. Ad ogni contrazione ti immagino: ti vedo lì, mentre cerchi di farti strada. Vedo il mio corpo e lo vedo aprirsi, sento che sta cominciando a dilatarsi. Ad ogni respiro, lo immagino schiudersi, farti spazio, aprirsi per te.
È il momento di entrare in vasca
Passa poco, vado in bagno e mi ritrovo qualche traccia di sangue. Lo riferisco a Marzia. Buon segno! Mi sento carica. Mentre cammino, Marian mi dice di osservare la parete: ci sono le frasi, appese su dei fogli, che ho scelto per quel momento, dei promemoria per me, per noi. Le leggo, una ad una: le ho scritte io. Mi danno ancora più forza. Ballo col tuo papà, ballo con Marzia: muovo il bacino, mi sento “aperta” e sento la tua presenza, in questa danza incalzante. Comincio a sentire sempre di più il tuo peso, il tuo “esserci”. Marzia dice al tuo papà che è arrivato il momento di riempire la vasca. Lo vedo emozionato. Per tutta la gravidanza, ha immaginato questo momento, lo ha pensato e progettato. Voleva che io potessi avere l’opportunità di stare in acqua, qualora ne avessi sentito l’esigenza. Mentre papà prepara la vasca, continuo a vivere il dolore aggrappandomi a Marzia. Sento tutta la sua presenza e il suo sostegno, ad ogni contrazione sento di potermi lasciare andare. “Ti va di entrare in acqua?”. “Sì!” Entro in vasca, la sensazione dello stare in acqua mi fa fare un respiro di sollievo: sento il dolore notevolmente ridotto.
Il parto
Mi piace stare lì, avvolta dal calore, massaggiata dall’acqua. In fondo, sento che quello è il mio elemento. Sto sulle ginocchia, leggermente chinata in avanti: in questa posizione sento meno il dolore, non sento di dovere provarne altre. Sento che quella è la nostra posizione. Ti sento scendere: una sensazione sconvolgente. Ho quasi paura, di lasciarti andare, di lasciarmi percorrere. Sentire il tuo corpo farsi strada dentro il mio rimarrà per sempre una delle sensazioni più potenti. Sento la tua potenza, la potenza della Vita che si fa strada, che non puoi fermare. Sento la potenza del mio corpo, che si lascia trasformare. Sono delle sensazioni uniche, ho quasi paura di questa Vita così incalzante. Ho paura di non farcela. Tuo papà è lì e, attraverso i suoi occhi, mi leggo forte. Marzia mi suggerisce di “sentire” la tua testa con le mie mani. “È qui!” “Emanuele, fai presto! Vieni” Ho voglia di abbracciarti. Il tuo papà mi confesserà dopo che in quel momento l’emozione gli ha fatto scendere qualche lacrima. Sentirti così vicino, a un passo da noi. Ti sento scendere sempre di più. Sento “bruciare”, sento la tua vita nella mia. Sento che tra poco i nostri corpi si divideranno. Una timida alba fa entrare la sua luce nella nostra casa.
È proprio come avevo desiderato, avevo sperato. Sono le 06.50, è sabato: vieni alla luce con decisione, accolto dalle mani mie, del tuo papà e della nostra ostetrica. Metti piede su questo mondo avvolto dai timidi raggi solari, in acqua: proprio come avevo sempre sognato. Sto toccando il mio sogno: sei tu, ti ho sempre immaginato e adesso sei lì. Ti sento piangere, ti sento già imporre su questo mondo, stai già raccontando di te. Credo che quel momento sia stato infinito: infinito d’amore, infinito di gioia, infinito di “noi”. Sei ancora attaccato a me… stiamo in acqua, assaporo quei momenti. Non ho idea del tempo che trascorre. Sento solo che ci siamo noi, che tu sei lì tra le mie braccia. Dopo avere accompagnato fuori la tua sorella placenta, ci spostiamo sul divano. Con papà, chiamiamo la nonna, mia madre. “Auguri, nonna!” Lei è incredula, le chiedo di raggiungerci a casa. Ho voglia di sentirla accanto a noi, voglio presentarti a lei. A lei che ha messo da parte le sue preoccupazioni e ansie e ha accolto il nostro desiderio di darti alla luce in quel modo. Si accorgerà presto di quanto dolce sia stata quella nascita, il nostro primo abbraccio, il tuo primo vagito. Lei, che saprà finalmente che si può partorire con dolcezza, con rispetto.
Papà, Marzia e Marian sono impegnati a sistemare tutto. Io e la nonna parliamo di te, della tua nascita. Lei ti osserva, non riesce ancora a crederci. Dopo 2 h circa, decidiamo di tagliare il cordone. Lo fa il tuo papà. Adesso tu e la placenta siete divisi. Mi danno una mano a ripulirmi e ci sistemiamo a letto. È tutto così bello. La zia Federica si premura di portarmi una bella colazione “cioccolatosa”, proprio come piace a me. Mi sembra tutto un sogno. Sei così bello. Il tuo viso parla di te, di ciò che sei, del posto da cui vieni, del viaggio che hai compiuto. Sembra tutto così chiaro. Nei giorni successivi, Marzia verrà a visitarci. Ogni sua visita, è un gesto d’amore, un momento di coccola. Tu cresci alla grande. Nonostante le tue prime difficoltà nella suzione, riusciamo presto a trovare il nostro equilibrio. Riusciamo a essere meravigliosamente in sintonia.
13 agosto 2018
Sono passati quasi 6 mesi e sto completando solo adesso il nostro racconto. Ti osservo mentre dormi nel cuore della notte. Sei un bambino sereno, gioioso, pieno di vita. Ridi e fai ridere. Sorridi alla vita, sorridi alla gente: sei il nostro “Sole”. Grazie, amore per questi 6 mesi: per la luce che hai portato nelle nostre vite. Grazie per il tempo che hai trascorso dentro di me: mi hai fatto conoscere parti di me nuove, sconosciute. Grazie al tuo papà, per la sua presenza decisa, sempre e comunque. Grazie a lui, per aver creduto in me, in noi e nella nascita che avevamo scelto. Grazie alla nostra ostetrica, Marzia, per le coccole, per la sua presenza, per le sue braccia sicure, per il suo “esserci”. Grazie a Marian per la sua dolcezza e per la sua discrezione.
Abbiamo tutti fatto qualcosa perché tu potessi nascere nella bellezza. Questa “bellezza” ti si legge in ciò che sei, ogni giorno. E quindi grazie a te, piccolo nostro, perché ci ricordi che i “raggi del sole possono scaldare qualsiasi angolo di questa terra”.
Con amore, la tua mamma Rossella