Qual è la posizione per il travaglio e il parto? Meglio stare in movimento!
Quando si pensa al momento del travaglio e del parto, molto spesso ci si immagina sdraiate sul lettino, a farsi inondare dal dolore rimanendo passive e “sopportando”. Il lettino da parto viene spesso visto come il posto in cui è “normale” che si svolga la scena della nascita. Ma basta provare a stare per pochi minuti su quel lettino per accorgersi di quanto quella posizione possa essere innaturale, scomoda e poco intima.
L’introduzione del lettino da parto si ebbe, nella cultura occidentale, intorno al 1600 quando la nascita, che fino a quel momento era stata nelle mani delle abilità pratiche della levatrice, cominciò ad essere sempre più medicalizzata. All’inizio il lettino venne introdotto solo per i parti più complicati, ma presto il suo utilizzo divenne pratica comune sia per i parti normali che per quelli più difficili.
Prima di quel momento, le raffigurazioni del parto vedevano le donne in piedi, accovacciate, mai sdraiate, protagoniste del proprio parto e con una profonda consapevolezza e gestione del proprio corpo. Con la posizione sdraiata, diventa più facile per l’esperto avere il controllo sul corpo della donna, mentre diventa sempre più difficile per la donna farsi guidare da ciò che il proprio corpo le suggerisce.
Ma allora, qual è la posizione migliore per partorire?
Non esiste una posizione ideale per partorire: esistono dei segnali che il corpo manda e che, se assecondati e ascoltati, portano la madre a muoversi nel modo più appropriato per sé e per il proprio bimbo.
E’ fondamentale che l’ostetrica metta la donna nella condizione di muoversi liberamente in base al proprio sentire e ai propri bisogni, creando un ambiente intimo, riservato, non giudicante, libero da interferenze. Questa libertà sta alla base di un travaglio che progredisce con facilità e con rispetto.
Quali benefici ci sono nella libertà di movimento?
La libertà di movimento e della scelta delle posizioni durante il travaglio rientra nelle raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
I benefici riguardano sia madre che bimbo: il travaglio è meno lungo, la donna percepisce meno il dolore, l’ossigenazione e il corretto posizionamento del bimbo sono favoriti, il bacino e i muscoli assumono delle modifiche che sono fondamentali per “accompagnare” il bimbo nella sua discesa. Insomma, non c’è alcun motivo perché la donna debba vivere con staticità la nascita, che è di per sé un evento dinamico.
Ascoltare il proprio corpo…
Concedersi la libertà di sperimentare varie posizioni permette di trovare, di volta in volta, la posizione che ci aiuta ad affrontare con più facilità il dolore. Quando attraverso il movimento la donna trova una posizione che le fa percepire di meno il dolore, vuol dire che quella posizione è la più adatta per quel momento: più adatta per il proprio corpo (muscoli, canale da parto, articolazioni, terminazioni nervose) ma anche più adatta per il proprio bimbo che, molto probabilmente, scenderà con più facilità.
Il corpo è saggio e lancia dei segnali: bisogna essere disposti ad ascoltarli e ad assecondarli.
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